Gustav Vigeland (1869-1943), il più celebrato scultore della Norvegia, è in primis famoso per il Vigeland Park (o Installazione di Vigeland, Vigelandsanlegget in norvegese). Un’installazione permanente collocata nel Frogner Park di Oslo costituita da ben 212 sculture e realizzata in venti anni tra il 1924 ed il 1944.
Gustav Vigeland: la formazione
Vigeland inizia fin da subito la sua esperienza artistica. Suo padre Elesæus Thorsen era infatti un ebanista e nel 1884, a quindici anni, Gustav si reca ad Oslo per studiare con l’intagliatore Torsten Fladmoe (1831-1886). Nel 1889 è di nuovo ad Oslo dove si avvia all’attività di scultore. Lavora infatti nello studio dello scultore Brynjulf Bergslien (1830–1890) e segue i corsi di Mathias Skeibrok (1851–1896) alla Scuola Reale di Disegno.

Risale al 1891 il gruppo scultoreo I Maledetti. Una rappresentazione di grande impatto emotivo che caratterizza la sua opera di quegli anni. In quello stesso periodo tiene anche le sue prime personali raccogliendo consensi significativi.
L’ultimo decennio del XIX secolo è per Gustav Vigeland anche un periodo di viaggi. Copenaghen, Parigi, dove apprezza Auguste Rodin (1840-1917), Berlino, dove incontra Edvard Munch (1863-1944) di pochi anni più grande, e anche Firenze.

Gustav Vigeland: scultore visionario
Per l’Europa sono decenni di mutamenti epocali. Di tragedie immani come lo furono i conflitti mondiali. Di movimenti radicalmente opposti tanto nella politica (si pensi alle teorie anarchiche ed ai regimi totalitari) quanto, tra gli altri campi, nell’arte. Sono anche i decenni in cui nasce la psicologia moderna: Sigmund Freud (1856-1939) e Carl Jung (1875-1961) sviluppano le loro teorie in quegli anni. Tutto questo si ritrova nel suo percorso artistico.
Tra il 1898 ed il 1902 la sua attività principale è la decorazione della cattedrale Nidaros a Trondheim. Qui realizza ben 44 statue e approfondisce la conoscenza dell’arte medievale. Ormai è un artista affermato tanto che nel 1901 riceve il cavalierato dell’Ordine Reale Norvegese di Sant’Olav.

Durante i primi due decenni del XX secolo l’arte di Gustav Vigeland, sempre caratterizzata dalla forte originalità dei suoi temi, trova però una serenità interiore. Dopo I Mendicanti del 1908 (che partecipò all’Esposizione Universale di Bruxelles del 1910), una scultura direttamente discendente da I Maledetti dell’ormai lontano 1891, è forse il monumento a Niels Henrik Abel, sempre del 1908, a segnare la svolta.
Si tratta di una scultura caratterizzata da un elevato dinamismo ma, certamente anche per il fatto di trattarsi di un’opera celebrativa, la tragedia lascia il posto ad una rappresentazione sempre fortemente emotiva ed introspettiva ma caratterizzata da maggiore pacatezza.

La Fontana, il Monolite e il Vigeland Park
Gli anni che seguiranno, successivi alla Grande Guerra, sono ovunque in Europa caratterizzati da quel atteggiamento che in Italia è stato definito Ritorno all’Ordine, ovvero del superamento delle Avanguardie. Gustav Vigeland segue questo solco.
Nel 1906 viene presentato il modello della famosa fontana che oggi troviamo nel Vigeland Park. Originariamente pensata per una collocazione nella piazza del parlamento della Norvegia, non vi trovò mai posto. La sua arte si andò gradualmente orientando a forme di ispirazione classica. Ne sono testimoni opere quali Uomo e Donna Giovani (1906), Madre e Figlio (1909), Torso di Donna (1909) che potete visualizzare nella photogallery.
Tra il 1916 ed il 1919 vennero realizzate le 36 sculture di granito che circondano il Monolite, il suo grande capolavoro. Alto, con il piedistallo, 17 metri e scolpito da un unico pezzo di granito, si compone di 121 figure che si arrampicano verso il cielo.

Gustav Vigeland nel realizzare i 36 gruppi scultorei appena citati guardava all’arte dell’Antico Egitto affermando: “L’aspetto che induce le persone a vedere nei miei gruppi di granito l’arte egiziana è la semplificazione”. Si tratta però anche del periodo nel quale Vigeland, prima legato ai modelli di Rodin, guarda all’arte di Paul Gauguin e dello scultore Aristide Maillol. L’opera di quest’ultimo, caratterizzata da una prevalenza di figure femminili, trova una visibile ispirazione nell’arte classica.
Il Vigeland Museum
Nel 1921 Vigeland raggiunse un accordo con la città di Oslo a cui cedette la proprietà delle sue opere d’arte in cambio dell’uso di un edificio nel Frogner Park che sarebbe divenuto alla sua morte il suo museo. Così in effetti fu.
L’attuale Vigeland Museum si trova anch’esso non distante dall’ingresso del Vigeland Park e custodisce 1.600 sculture, 12.000 disegni e 420 xilografie. Si tratta (anche) di una straordinaria gipsoteca dove sono esposte tra le altre opere le riproduzioni in gesso delle statue costituenti l’Installazione di Vigeland o Vigeland Park. Le immagini che illustrano l’articolo sono proprio prese dai calchi della gipsoteca.
E’ assolutamente consigliabile visitare il Vigeland Museum prima del Vigeland Park per comprendere l’intero percorso artistico dello scultore e prepararsi allo straordinario spettacolo che seguirà. Per il sito del Vigeland Museum clicca QUI.

L’Installazione di Vigeland nel Frogner Park
Nel 1924 la città di Oslo assunse la decisione di collocare la fontana presentata nel 1906 nel Parco Frogner. Con questa decisione si avviava il lungo percorso che avrebbe portato alla realizzazione del Vigeland Park all’interno del Frogner Park con le sue 212 sculture.
Venne così per lo scultore norvegese il momento del Monolite. Alto 17 metri e ricavato da un unico pezzo di granito venne prima modellato in argilla nel 1924-1925. Poi nel 1929 si avviò la scultura in granito composta da 121 figure che venne completata solo nel 1943 e mostrato per la prima volta nel Natale del 1944. Gustav Vigeland era però venuto a mancare il 12 Marzo del 1943.
Di questo straordinario manufatto che, probabilmente, è il simbolo dell’arte stessa di Vigeland, lo scultore non fornì mai un approfondita spiegazione. Si limitò a dire: “La colonna è la mia religione”.
La grande installazione venne poi completata nel 1947, anno di apertura anche del Vigeland Museum.

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