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William Kentridge: i murales del Tevere

William Kentridge nei sui murales a Roma lungo il Tevere racconta come grandezza e tragedia siano spesso unite da un filo sottile. Da un destino comune. Il grande mosaico Triumphs and Laments racconta appunto questo rapporto profondo tra due momenti che sembrano all’opposto eppure non lo sono.

Perché di fronte ad un vincitore vi è sempre uno sconfitto, di fronte al dominatore il dominato, di fronte al trionfo, appunto, il lamento dei sottomessi. Roma, la Città Eterna, dominatrice, poi prostrata nei secoli bui, poi ancora polo d’attrazione assoluto, incarna tutto questo. Lo testimonia la sua storia fatta, appunto, di trionfi e dissoluzione, di altari e di polvere.

William Kentridge Triumphs and Laments murales lungo il Tevere

william kentridge murales romaWilliam Kentridge, artista sudafricano di origini ebree, lo racconta a modo suo. Dal suo punto di vista, sia in termini di modalità espressive che di visione ideale.

550 metri di murales tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini (riva di Trastevere) che si dispiegano lungo il muraglione dell’argine del Tevere con ottanta gigantesche figure sono profondamente suoi. Lo è la scelta del luogo: spartiacque tra il ghetto ebraico di Roma ed il centro della cristianità, San Pietro.

Lo è la tecnica realizzativa: per sottrazione (avrebbe detto Michelangelo, anch’egli ritratto nel murales) e non per addizione. Ovvero, le figure sono ottenute mascherando la parete dell’argine e poi ripulendola dalle incrostazioni in modo da far emergere la figura disegnata dallo sporco rimasto sulla pietra.

Lo è in termini iconografici: la vita e la morte si rincorrono, la vittoria e la sconfitta si inseguono, il prevaricatore diviene prevaricato, il potente diviene suddito.

Kentridge a Roma: un murales destinato a sparire

Le 80 figure si nutrono proprio di questo dualismo: basterebbe la rappresentazione della Vittoria Alata, che va piano piano disgregandosi. Gli animali che divengono scheletri come il cavallo rappresentato sia nei

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William Kentridge – Dolce Vita

volumi di Paolo Uccello che come mero insieme di ossa. Il corpo di Pasolini riverso a terra nel sangue ed il martirio di San Pietro. E le figure dei potenti la cui ascesa è segnata da una repentina discesa come Giulio Cesare e Mussolini. E coloro che sono soverchiati da un potere al quale cercano di sfuggire: il dramma di Celestino V.

Dunque Triumphs and Laments, trionfi e lamenti, entrambi destinati a durare un tempo limitato e ad essere in gran misura dimenticati dalle genti che verranno.

Così come il gigantesco murales di William Kentridge. Infatti, inaugurato per celebrare il Natale di Roma del 2016, non durerà poi molto. Quando l’inquinamento avrà annerito le parti di muraglione riportate all’antico candore, Triumphs and Laments sparirà: sic transit gloria mundi, avrebbero detto i latini.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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