luca signorelli martirio san sebastianoLuca Signorelli - Martirio di San Sebastiano
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Luca Signorelli tra Città di Castello e Umbertide

Il Martirio di San Sebastiano a Città di Castello e la Deposizione di Umbertide, a pochi chilometri l’una dall’altra in provincia di Perugia, sono preziose testimonianze della lunga e feconda attività di Luca Signorelli nell’alta valle del Tevere tra Umbria e Toscana.

Infatti, la Pinacoteca Civica di Città di Castello ospita un iconico Martirio di San Sebastiano (1498) mentre il Museo di Santa Croce ad Umbertide conserva una Deposizione dipinta quasi venti anno dopo (1515-1516). Dunque due opere adatte anche a descrivere il percorso artistico di Luca Signorelli (al secolo Luca d’Egidio di Ventura Cortona, 1441 o 1445 – 1523) nell’arco di quattro lustri.

Peraltro, nello stesso anno della pala di Città di Castello, il Signorelli dipinse anche nove scene ad affresco dedicate alla vita di San Benedetto nel chiostro dell’abbazia di Monteoliveto Maggiore. Siamo questa volta in Toscana ma a neanche due di giorni di cavallo da Tifernum (l’antico nome di Città di Castello).

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Luca Signorelli allievo di Piero della Francesca

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Luca Signorelli – Martirio di San Sebastiano

Anche da Cortona a Sansepolcro (magari passando proprio per Città di Castello) la via era breve. A piedi poco più di un giorno se le gambe erano buone. Così, se poco sappiamo degli esordi del Signorelli (diciamo fino agli anni ’70 del ‘400), per certo fu allievo di Piero della Francesca (1416-1492), il grande maestro di Sansepolcro.

Infatti Fra Luca Pacioli (Sansepolcro 1445 – Roma 1517) – autore della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalita e della Divina Proportione e inventore della moderna ragioneria – scrisse che egli fu “del nostro maestro Pietro degno discipulo”.

A lui fece eco Giorgo Vasari nelle Vite: “fu costui creato e discepolo di Pietro dal Borgo a San Sepolcro, e molto nella sua giovanezza si sforzò d’imitare il maestro, anzi di passarlo… imitò in modo la maniera di detto Pietro, che quasi l’una dall’altra non si conosceva”.

Dunque, Luca Signorelli crebbe alla scuola di colui che è considerato il teorizzatore della prospettiva in pittura e percorse fino in fondo questa strada.

Martirio di San Sebastiano: Luca Signorelli a Città di Castello

Infatti il Martirio di San Sebastiano di Città di Castello è un’opera emblematica quando si parli di prospettiva. Siamo alla fine del XVI secolo: anni in cui Signorelli ha nei Vitelli, signori di questo borgo, committenti assidui.

Tutto è prospettiva in questa tavola. Ad iniziare dal borgo che, partendo dalla facciata di una chiesa rinascimentale, si inerpica sul lato destro del dipinto. Lungo la sua strada un gruppo di soldati conduce il santo al suo martirio.

Ciò che però più colpisce ai fini della prospettiva è l’uso degli archi e delle balestre imbracciate dai carnefici. Infatti, puntando verso il santo legato ad un alto palo, contribuiscono a creare quell’immaginario triangolo del quale le figure dei soldati rappresentato la base stessa.

I colori delle vesti degli armigeri, i loro corpi allungati, il volume delle anatomie fanno poi il resto per donare a questa tavola la sua unicità.

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Luca Signorelli tra passato e futuro

Giorgio Vasari (1511-1574) era già adolescente quando Luca Signorelli moriva. Dunque delle dinamiche dell’arte di quegli gli anni Vasari era un giudice quanto mai affidabile.

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Luca Signorelli – Deposizione

E ne Le Vite il giudizio del grande artista aretino, è quanto mai lusinghiero. Il Signorelle è infatti “…quella persona che col fondamento del disegno e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie, aperse alla maggior parte degli artefici la via all’ultima perfezzione dell’arte”.

Inutile ricordare che tra quegli artefici vi erano i nomi d’oro del Rinascimento italiano: uno per tutti Michelangelo.

Molto immodestamente, mi permetto di dichiararmi d’accordo con Vasari. Il Martirio di San Sebastiano di Città di Castello è un’opera in cui troviamo il passato e il futuro.

Lo sfondo con il fiume e la sua vallata sono un particolare che guarda all’antico. L’uso di una prospettiva ormai sapientemente dominata sono invece il sentiero che guida al futuro. Le rovine antiche rappresentano un classico rinascimentale. Le volumetrie particolari, i colori, il grande impatto della rappresentazione ne fanno nel contempo un capolavoro ed un’opera la cui comprensione è alla portata di tutti.

Luca Signorelli la Deposizione di Umbertide

luca signorelli deposizione umbertideLa Deposizione dipinta da Luca Signorelli per la Confraternita di Santa Croce di Umbertide quasi vent’anni dopo è un’opera del tutto diversa.

Qui non vi è la stessa ricerca di una prospettiva estrema ma anzi le figure tendono ad essere poste su un piano comune. Il tema è affrontato in modo tradizionale. La scena coglie il momento in cui Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo depongono il corpo del Cristo dalla Croce. Al di sotto di questa la Madonna giace svenuta mentre la Maddalena raccoglie con le mani il sangue del Cristo. A chiudere la scena sulla destra, in primo piano, San Giovanni Evangelista.

Siamo nel 1516. In quegli anni grandi pennelli si erano cimentai o si cimenteranno nel medesimo tema: Filippino Lippi (1506), Rosso Fiorentino (1521), Pontormo (1528). Se confrontata con queste opere coeve, la Deposizione del Signorelli fatica a tenere il passo con un mondo artistico che si sta rapidamente proiettando verso la Maniera.

E’ sempre difficile, ex post, stabilire quali fossero le indicazioni che il maestro avesse potuto ricevere dai committenti magari non particolarmente attratti da soluzioni innovative. Forse nel realizzare questa tavola il Signorelli avrà fatto affidamento in modo rilevante sulla sua bottega. Difficile stabilirlo oggi.

Certamente la qualità non straordinaria delle predelle lascerebbe sospettare un ruolo non marginale degli allievi.

Le predelle

Le predelle in questione sono dedicate a rappresentare le storie della Vera Croce sulla base dello scritto di Jacopo da Varagine. Del resto richiamano proprio la titoloazione della confraternita committente il dipinto.

Partendo dalla destra della predella centrale, troviamo la regina di Saba che prega di fronte al tronco da cui sarà poi tratta la croce. A sinistra la vera croce viene ritrovata sul Golgota insieme ad altre due ma è riconosciuta perché resuscita un ragazzo morto:

La predella di sinistra narra la vittoria di Costantino su Massenzio grazie all’esposizione della croce. Quella di destra racconta invece del recupero della croce da parte dell’imperatore Eraclio (VII secolo d.C.) dopo che questa era stata trafugata dal re persiano Cosroe. Un angelo indica ad Eraclio, che si sta accingendo a fare il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, di spogliarsi de sui vestiti ed entrare umilmente in città.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.