La leggenda vuole che la Madonna della Madia, icona bizantina custodita nella Cattedrale di Monopoli venga dal mare. Era la notte del 16 dicembre 1117 quando nel porto di Monopoli manifestò (è il caso di dirlo) la sua presenza una zattera (in spagnolo almadia) fatta di lunghe travi. Essa trasportava un’icona mariana che prese il nome di Madonna della Madia dal termine spagnolo almadia.
Madonna della Madia: la leggenda
Le travi che formavano la zattera erano di pino d’Aleppo e con esse il vescovo di Monopoli Romualdo poté terminare il tetto della sua cattedrale. Quella cattedrale che egli stesso aveva iniziato a costruire nel 1107 con l’aiuto del duca normanno Roberto d’Altavilla.
Sebbene a metà del ‘700 la cattedrale di Monopoli venne ricostruita in stile barocco, alcune di quelle travi sono ancora conservate nella prima cappella di destra, come una reliquia.

Difficilmente sapremo mai come esse arrivarono a Monopoli e come vi giunse l’icona della Madonna della Madia. Forse andò come la miracolosa leggenda racconta o forse no. Forse, sia le travi che l’icona provenivano da molto più vicino (l’habitat del pino in questione non si limita alla Siria), ma chi siamo noi per mettere in dubbio un miracolo.
La Madonna Odigitria di Monopoli
La Madonna della Madia di Monopoli è una Madonna Odigitria. Questo termine greco significa colei che mostra la direzione e infatti la Vergine indica con la mano destra Gesù che regge con la sinistra. Il Bambino benedice con la destra e tiene la pergamena segno di saggezza con la sinistra.
La veste di Gesù (rappresentato nelle sembianze fisiche di un bambino ma con il viso da adulto) è ampiamente panneggiata. Il viso della Madonna – caratterizzato dai grandi occhi e dalla accurata forma delle labbra – è di grande bellezza e dolcezza.
La tavola accoglie anche i committenti. Il primo è vestito di rosso e si trova in piedi alla sinistra della Vergine. Il secondo, vestito di nero, è inginocchiato nell’atto di baciare il piede di Gesù.
La Madonna della Madia – la cui venerazione a Monopoli è assoluta – è un’opera preziosa e certamente di canone bizantino.
I rapporti tra Puglia e Bisanzio
Sappiamo come gli storici dell’arte riconoscano la presenza in Puglia di artisti che si dedicavano alla realizzazione di icone e come questi fossero in contatto con Bisanzio attraverso diversi canali. Dagli stretti rapporti che legavano l’Impero Romano d’Oriente alla Puglia e al Salento (che fu sempre bizantino prima di divenire normanno) o per gli altrettanto stretti rapporti tra Bisanzio e la Calabria. O per via dei crociati che utilizzavano i porti della Puglia, o per il tramite di Cipro. In quest’ultimo caso, sappiamo dell’esistenza di maestri ciprioti in rapporti sia con Bisanzio che con la Puglia.
Forse, la storia della Madonna della Madia vuol raccontare proprio questa origine. Scrive a tal proposito Valentino Pace: “Almeno un’altra notazione è peraltro da aggiungere nell’ambito di queste icone cui si è limitata la presente esposizione: la monopolitana «Madonna della Madia» presenta un’aureola a racemi in pastiglia e l’inserzione dei suoi committenti a figura intera e in scala ridotta, che sono stati ritenuti connotati tipici della produzione cipriota ovvero di quella crociata.
Non c’è più spazio per argomentare la validità delle alternative e prendere posizione su di esse, ma deve essere almeno sottolineato ancora una volta come chiari indizi ribadiscono sul piano figurativo questo orientamento di opere pugliesi su modelli dell’oltremare mediterraneo”.
La verità nelle legende
Continua Valentino Pace: “Al di qua delle circostanze documentarie e delle ragioni storiche, è suggestivo concludere ricordando che già le tradizioni locali contengono in nuce questa verità, pur se velata dalla poesia della leggenda e dalla fede nel miracolo. Il senso degli avvenimenti può infatti cogliersi ancora oggi quando, a proposito dell’icona monopolitana, si legge che dal mare «nella notte sul 16 dicembre 1117 giunse nel porto di Monopoli una zattera o madiata di grosse e lunghe travi con un’effige della Beata Vergine, che si reggeva sulle travi senza il ministero dell’uomo”.
La Puglia Bizantina
In Puglia le testimonianze artistiche legate a Bisanzio sono numerose e suggestive. Qui nel seguito i link ad alcuni degli articoli pubblicati in proposito su ArtePiù:
- San Vito Vecchio: la Cripta salvata
- San Pietro a Crepacore: ponte tra Bisanzio e Longobardia
- Poggiardo: la cripta bizantina
- I mosaici di Santa Maria di Casaranello tra Roma e Bisanzio
Ovviamente, essendo in Puglia, non possono mancare i Trulli di Alberobello: visita e storia
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