La Madonna attribuita a Pietro di Belizo e Belluomo nella collezione della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo racconta di una stagione della pittura romana preziosa d’oro, ancora vicina a Bisanzio ma pronta ad aprirsi a suoi autonomi ragionamenti.
La Madonna romana della Fondazione Magnani Rocca
L’antica tavola (precisamente una tela applicata su tavola) è il frammento arrivato fino a noi di una Madonna con Bambino che lascia pensare ad una Madonna Odigitria. Infatti le tracce superstiti del braccio del Bambino e di una porzione di libro lasciano immaginare una Madonna nell’atto di indicare il Figlio.
L’attribuzione ai due artisti, Pietro di Belizo e Belluomo, è dovuta al collegamento che la storica dell’arte Ilaria Toesca fa tra l’icona della Fondazione Magnani Rocca e quella della Madonna col Bambino della Chiesa di San’Angelo in Pescheria in cui i due autori si firmano. Un’icona che la Toesca conosceva bene avendone curato il restauro.
Afferma Ilaria Toesca rispetto alla nostra icona: “… Priva di una storia da raccontarci, ma carica di una storia che si indovina e che non può mancare di farsi sentire anche dai meno intendenti, la Madonna, dal volto intenso e dolcissimo,… è della stessa altezza poetica della tavola di Sant’Angelo in Pescheria e del Salvatore di Tivoli, cui è del resto uguale per grafia, per stesura pittorica… La Madonna doveva stagliarsi, in origine, su un fondo oro unito, in modo analogo a quanto si vede sulle pitture compagne”.
Sono molti i particolari che Ilaria Toesca cita per rafforzare la sua attribuzione. Essi ci sono anche utilissimi per immaginare come si presentasse la tavola: “Dove la preparazione originale non fu distrutta… la mestica è della stessa qualità di quella che appare nel fondo della Madonna di Pietro di Belizo e Belluomo, e presenta il medesimo cretto. Il velo e la veste della Vergine… dovevano essere di un azzurro intenso… gioelli ricchissimi (sono rimasti: diadema gemmato, orecchini, largo collare, filatterio)… Ecco, infine, i piccoli punzoni rotondi, con quattro puntini al centro, caratteristici delle tavole di Tivoli e di Roma, qui usati come motivo ornamentale dell’orlo dorato del velo che circonda il volto della Vergine”.
Roma: le Madonne d’oro dell’XII secolo
La datazione di un’opera così antica è sempre complessa e spesso approssimativa. Credo quindi che essa vada ipotizzata non fermandosi alle sole opere di pittura ma, nel nostro caso, anche guardando ai grandi mosaici di quel periodo.
Infatti Roma, tra l’XI ed il XII secolo vede il realizzarsi di almeno due suntuosi mosaici mariani. In primis quello di Santa Maria Nuova, databile al 1161. Qui troviamo una Madonna Odigitria assisa in trono con vesti e gioielli che rispecchiano perfettamente quanto ipotizzato per la Madonna della Fondazione Magnani Rocca.
A dieci anni prima (1150 circa) è datato il mosaico dell’abside di Santa Maria in Trastevere. L’oro del fondo è quasi abbagliante e la ricercatezza delle vesti della Vergine regale.
Tornando alla pittura e sempre parlando d’oro, il trittico del Santissimo Salvatore del Duomo di Tivoli, in cui l’aureo metallo è dominus, dovrebbe essere databile all’episcopato del vescovo Guido tra il 1125 ed il 1154. Infine il riferimento va alla pietra miliare di quel periodo romano, il Giudizio Universale dell’Oratorio di San Gregorio Nazianzeno oggi alla Pinacoteca Vaticana, eseguito tra 1060 e 1071.
Pietro di Belizo e Belluomo: la scuola romana del XII secolo
In realtà di questi due antichi maestri nulla di certo sappiamo tranne che a loro è dovuta la Madonna Odigitria di Sant’Angelo in Pescheria. Per la precisione Petrus de Belizo è sacerdote e pittore mentre Bellushomo è solo “pictor”, dunque laico.
A loro proposito, dice Vittorio Sgarbi nel catalogo della Fondazione Magnani Rocca: “…in un momento di profonda revisione del linguaggio bizantino, Pietro di Belizo e Belluomo, firmandosi entrambi “pictor”, sono perfettamente coscienti dell’autonomia del loro linguaggio, che, per quanto possiamo intendere, corrisponde alla precisa identità di una “scuola romana”, espressione di una cultura di Occidente”.
Circa un secolo dopo, la Scuola Romana guidata da maestri quali Pietro Cavallini rivaleggerà con Firenze e Siena. Ma questa è un’altra storia.
Sempre riguardo alle antiche icone mariane, leggi:
- Madonna Advocata: la pittura della Roma medievale
- Icona della Madonna del Conforto: emozione profonda
- Monopoli: la Madonna venuta dal mare
- Da Bisanzio a Grottaferrata: la Madonna Odigitria di San Nilo
- La Madonna della Misericordia della Galleria Sabauda