Marcello Provenzale Trasfigurazione Basilica San Biagio CentoMarcello Provenzale - Trasfigurazione
Storia dell'arte

Marcello Provenzale: la Trasfigurazione di Cento

di Cristina Grimaldi Fava

La pala d’altare della Trasfigurazione, dipinta nel 1606 da Marcello Provenzale, si trova sopra l’altare dell’omonima cappella nella Basilica di San Biagio a Cento.

Il 20 e il 29 maggio del 2012 due scosse terribili di terremoto hanno colpito duramente la città di Cento provocando danni ingenti ai monumenti più antichi e identitari del nostro patrimonio storico-artistico e religioso. Dopo questo terribile evento, il Lions Club di Cento è intervenuto per il recupero ed il restauro della cappella e della pala di Marcello Provenzale. Ecco la storia.

Cento: la Basilica di San Biagio

Marcello Provenzale Trasfigurazione
Marcello Provenzale – Trasfigurazione, Basilica San Biagio, Cento

La Basilica Collegiata di San Biagio, la più antica e importante della città, è dedicata al patrono di Cento e la sua fondazione risale a poco oltre il Mille. Fino al 1378 è unita alla chiesa matrice di Pieve di Cento, nel 1390 diviene parrocchiale, nel 1585 Collegiata e nel 1979 Basilica Pontificia Minore. Dal 1740 al 1764 viene completamente ristrutturata al suo interno dal nuovo progetto dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani con pianta a croce latina, ampio transetto sormontato dalla cupola, tre navate e otto cappelle laterali.

Dopo i gravi danni provocati dal terremoto, ha potuto riaprire le porte ai fedeli tre anni fa, grazie all’aiuto della Regione per un parziale restauro strutturale che ha riparato i danni provocati dal sisma, ripulito una parte dei fregi parietali e realizzato l’impianto di riscaldamento sotto il nuovo pavimento. Per mancanza di fondi, non si è potuto procedere anche al restauro delle cappelle laterali e dell’organo. Le maggiori Associazioni umanitarie e alcune imprese della città stanno rispondendo in tal senso all’appello del parroco, Monsignor Stefano Guizzardi, per riportare l’intera Basilica al suo antico decoro.

Per il secondo anno consecutivo, dopo aver finanziato l’importante restauro dell’organo settecentesco nel 2019, anche in memoria di un caro socio maestro organista che per tanti anni ha suonato il prezioso strumento, il Lions Club di Cento ha voluto offrire alla chiesa e alla comunità centese il proprio sostegno morale ed economico anche nel 2020, in tempo di pandemia, a favore del restauro di una delle cappelle più belle della Basilica, quella detta della Trasfigurazione, come il soggetto dipinto e firmato nel 1606 da Marcello Provenzale nella grande pala posta sull’altare.

Marcello Provenzale: vita e opere

Marcello Provenzale, geniale artista centese, che diverrà molto famoso a Roma, nasce nel 1576 da una famiglia notabile e gentilizia della città, agiata e amante dell’arte, la prima committente del giovane Guercino che, nel salone d’onore della loro casa, affrescò il suo primo fregio nel 1614.

Marcello diverrà amico del Guercino e lo frequenterà anche a Roma, dove gli commissionerà nel 1618 un dipinto straordinario, Erminia ritrova Tancredi ferito, oggi conservato nella Galleria Doria Pamphilj.

Quando dipinge la Trasfigurazione per San Biagio, Marcello è già famoso non solo a Cento come pittore, ma soprattutto come mosaicista di talento a Roma, dove fin dal 1600 aveva partecipato con successo alla decorazione musiva dei pennacchi con i quattro evangelisti della cupola di San Pietro nel grande cantiere petrino, concepito e voluto fortemente dai pontefici Clemente VIII e Paolo V Borghese. Proprio nella Basilica di San Pietro Marcello Provenzale fu l’artefice del restauro del Mosaico della Navicella di Giotto.

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I Micromosaici di Marcello Provenzale

Sarà proprio Paolo V Borghese ad apprezzare appieno l’artista centese come grande e virtuoso mosaicista anche di piccoli mosaici da cavalletto, i famosi “micromosaici”, che Marcello dedicherà quasi esclusivamente alla famiglia Borghese, restando a Roma al servizio del Papa fino alla morte, nel 1639.

Dei cinque esemplari giunti fino a noi, tre sono conservati alla Galleria Borghese, uno presso il Museo degli Argenti di Firenze e uno, il mosaico del Volto di Gesù, è oggi a Cento, sua città natale, presso una collezione privata centese.

Gli unici due dipinti di Marcello Provenzale, La Trasfigurazione e L’Orazione di Gesù nell’Orto, quest’ultimo oggi nella Pinacoteca di Cento, frutto del suo ritorno nella città natale dal 1604 al 1606, sono sufficienti per apprezzare anche le doti pittoriche, espressive e di invenzione iconografica del nostro artista.

Marcello Provenzale: la Trasfigurazione

Marcello Provenzale Trasfigurazione Basilica San Biagio Cento
Marcello Provenzale – Trasfigurazione

Sappiamo che la pala della Trasfigurazione fu commissionata dalla famiglia Dondini, che mantenne il giuspatronato della Cappella fin quasi all’ultima decade del secolo, quando subentrò la famiglia Giraldi che aggiunse in coppia alla base delle colonne dell’altare il suo stemma, in cui campeggia un leone rampante, in piedi sopra tre monti, che tiene una palma d’oro. Questo particolare, sfuggito alle pubblicazioni successive a tale data, è stato scoperto da chi scrive e dalla restauratrice durante la stesura di questo articolo.

Dopo il restauro che ha rimosso i depositi di polvere, l’ossidazione delle vernici e consolidato i sollevamenti di colore, il dipinto della Trasfigurazione ci appare nella sua piena leggibilità e ci permette di apprezzarne appieno la qualità e la composizione.

Girolamo Baruffaldi, arciprete della Basilica a metà del Settecento, esprime un giudizio singolare sull’opera e il soggetto che, secondo lui: “Provenzale espresse bizzarramente secondo l’istoria del Santo vangelo”.

Anna Stanzani spiega questa affermazione ipotizzando che Baruffaldi ritenne “…bizzarra forse la melodrammatica reazione degli apostoli, la concitazione di gesti e pose che contrastano con la suprema serenità esibita dal Cristo divino, aureolato di luce” (vedi volume dedicato alla Basilica di San Biagio a Cento, 2005).

Marcello Provenzale Pala della Trasfigurazione: le citazioni

La studiosa romana Camilla Fiore, nella monografia da lei dedicata a Marcello Provenzale e all’arte del mosaico, pubblicata nel 2010 con la collaborazione e il finanziamento dell’Associazione Amici della Pinacoteca di Cento, scrive che il modello più celebre a cui Provenzale si è ispirato nella Trasfigurazione è certamente quello di Raffaello dei Musei Vaticani, in particolare nelle figure e nelle pose dei profeti Mosè ed Elia, nei loro gesti e nelle vesti svolazzanti e illuminate dalla luce.

La figura di Cristo, invece, sembra memore di suggestioni baroccesche, che si riflettono nell’incedere del Salvatore, molto simile a quello dell’Immacolata Concezione della Galleria Nazionale di Urbino e a quello di Cristo nel Perdono di Assisi, conservato nella chiesa di San Francesco ad Urbino, dipinti del Barocci che Provenzale può aver visto direttamente in un suo possibile soggiorno nelle Marche.

Anche per la figura potente di san Pietro che volge le spalle allo spettatore, Camilla Fiore suggerisce un confronto con una xilografia di Durer raffigurante l’Ascensione, dove appare un personaggio maschile in primo piano molto simile al San Pietro del Provenzale. Conclude Fiore: “Grazie a questi esempi si comprende come l’opera di Marcello sia permeata dagli illustri esempi del passato, riletti però dall’artista in modo autonomo e personale”.

Marcello Provenzale Trasfigurazione Basilica San Biagio Cento
Marcello Provenzale – Trasfigurazione

Il restauro dell’Altare della Trasfigurazione

di Licia Tasini

“L’altare” è costituito da una cappella settecentesca in muratura realizzata intorno al 1760-70 le cui misure, (m 10,00 altezza, m 4,58 larghezza; m 1,65 profondità, circa), poco si discostano da quelle dell’ancona lignea policroma in essa inglobata.

Due gradini in marmo, smussati agli angoli, larghezza m 2,90 e profondità m 1,40 (circa), portano alla mensa realizzata anch’essa in legno policromo. Il manufatto come oggi ci appare è il risultato di interventi che si sono susseguiti e sovrapposti nel tempo come è avvenuto, d’altronde, per la Collegiata stessa che lo contiene.

L’intervento di restauro: ancona lignea policroma e cornice

Lo spesso strato di polvere e i materiali incongrui depositatisi nel tempo sul manufatto e negli interstizi sono stati rimossi e si è poi proceduto al consolidamento degli strati pittorici decoesi. Le superfici dipinte, sono state oggetto di una pulitura più approfondita che ha permesso di rimuovere lo strato grigio che si era formato nel tempo.

Sono stati successivamente effettuati consolidamenti strutturali, riposizionati numerosi frammenti staccati, (compreso il ricollocamento della colomba con nuovo perno di sostegno), integrazione e rifacimenti di ornati e parti lignee mancanti; le lacune dello strato pittorico sono state colmate a gesso/colla e integrate successivamente con colori a tempera e vernice; a protezione finale del manufatto una leggera stesura di cera. Nel corso del restauro è stato possibile riconoscere su entrambe le colonne dell’ancona lo stemma della famiglia Gilardi, che presumibilmente è subentrata come giuspatronato alla famiglia Dondini nel 1878 e ha attuato le modifiche che conferiscono all’ancona l’aspetto che ora vediamo.

L’osservazione ravvicinata del manufatto in fase di pulitura delle superfici ha permesso di rilevare una data e una firma incisa sul bordo destro della mensa dell’altare: GIACOMO BORGHI 1516. Tale porzione lignea non è stata interessata dalla stesura dell’attuale cromia e conforta la tesi del riuso di un più antico altare

Porzione muraria della cappella

A seguito di alcuni saggi stratigrafici che hanno rilevato la presenza di alcune stesure sottostanti compresa una più antica precedente alla costruzione dell’ancona (come ora la vediamo), si è deciso di mantenere il primo livello trovato sulle staffe e gli agganci che sostengono il manufatto. Si è quindi proceduto alla rimozione di due strati di tinteggiatura soprastanti sia per le porzioni murarie che per i cornicioni, più numerosi gli strati rimossi sulle basi dei pilastri e delle colonne.

La porzione inferiore di muratura è stata liberata, ove possibile, da rifacimenti in cemento e dagli intonaci degradati a cui sono seguite operazioni di risanamento e successivamente le parti sono state rintonacate con calce.

Sono stati eseguiti consolidamenti di alcune porzioni di intonaco decoeso nell’arcata e nella parete al di sopra dell’ancona; l’integrazione delle zone maggiormente abrase nella cromia ritrovata con velature di colori a calce ha concluso l’intervento degli apparati murari.

L’intervento ha interessato anche la porzione muraria retrostante la colonna di sinistra che collega le cappelle. Interventi di pulitura, risanamento e recupero hanno riguardato anche i gradini dell’altare pedana lignea compresa.

Marcello Provenzale La Trasfigurazione – 1606

Lo spesso strato di polvere e la patina grigia per ossidazione della vernice presenti sull’opera (dipinto ad olio su tela firmato in basso a destra, m. 3,20×2,00) sono stati rimossi e sono stati effettuati interventi manutentivi compreso il consolidamento della pellicola pittorica.

Il dipinto era stato oggetto di restauro nel 1941 e nel 1968, date ritrovate sul retro. La rimozione della cornice ha evidenziato che nel 1878 un rilevante intervento ha interessato tutta l’ancona, dalla sommità alla mensa dell’altare, determinandone l’aspetto e la cromia attuali.

L’intervento iniziato nel novembre 2019 si è concluso nel giugno 2020. Direzione lavori: Architetto Alberto Ferraresi. Soprintendenza. B.A.S.E. Architetto Gabriele Pivari

Marcello Provenzale Bibliografia

Bagni Francesco Antonio, Armi o stemmi gentilizi delle famiglie di Cento MDCCXIX, Marco Cecchelli e Mario Fanti, Cento 2000

Contri Tiziana (a cura di), La Basilica Collegiata di San Biagio, Cento 2005

Fiore Camilla, Marcello Provenzale e l’arte del mosaico, Cento 2010

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