La tela di Mattia Preti Cristo e la Moneta, appartenente alla Collezione Borbonica del Museo di Capodimonte, colpisce immediatamente. Probabilmente per la luce del volto del Cristo e l’espressione soave, quasi estranea al momento drammatico che sta vivendo.
Il Tributo a Cesare

Mattia Preti raffigura l’episodio narrato dai Vangeli e noto come Il Tributo a Cesare. Ovvero:
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: “Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. 8Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: “Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo”. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Gli risposero: “Di Cesare”. Allora disse loro: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
La scena del dipinto coglie proprio l’attimo saliente, ovvero quello in cui i farisei mostrano la moneta a Gesù.
Mattia Preti Cristo e la Moneta: l’opera
La tela è come divisa in due piani orizzontali. In quello più alto sono raccolti i volti dei quattro personaggi. Gesù occupa il centro della scena. Alla sua sinistra un fariseo di profilo gli mostra la moneta. Alle spalle dei due un ulteriore personaggio guarda la scena con un’espressione enigmatica: certamente il meno riuscito pittoricamente.
Alla destra di Gesù una figura dal capo coperto porta agli occhi un paio di occhiali per vedere meglio. In realtà indicano saggezza e desiderio di approfondimento, l’attenzione agli insegnamenti del Maestro.
Il piano orizzontale più basso, fino al bordo della tela, è invece dedicato alle mani.
Quelle del fariseo che porge la moneta con la sinistra mentre la mostra con l’indice della mano destra. Quelle del Cristo che con la destra indica anch’egli la moneta mentre la sinistra, aperta verso lo spettatore, accompagna la sua famosa prescrizione “date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio”.
Tra Tiziano e Caravaggio
Non abbiamo certezze circa l’anno in cui la tela di Cristo e la Moneta fu realizzata. Potrebbe essere posta negli anni romani, dunque nel quinto decennio del ‘600 se vi si ravvedessero ispirazioni caravaggesche. Lo sarebbe il taglio della scena con i personaggi a mezza figura stretti in un dialogo serrato. La scelta della luce però è certamente diversa con la ricerca di toni generalmente soffusi e non definiti come il Merisi.
Per quanto riguarda la figura con gli occhiali, la fonte d’ispirazione è invece Tiziano con il Tributo della Moneta (1568) oggi alla National Gallery di Londra. Certamente troviamo il fariseo di profilo e Cristo di fronte e, all’estrema sinistra, il personaggio con gli occhiali. Resta però da capire se Mattia Preti abbia mai avuto modi di vedere questa tela.
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