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Mattia Preti: gli affreschi di Sant’Andrea della Valle

Siamo allo scoccare della metà del XVII secolo quando Mattia Preti (1613-1699) dipinge per l’abside di Sant’Andrea della Valle i tre grandi affreschi dedicati a Sant’Andrea stesso.

Mattia Preti: gli affreschi di Sant’Andrea della Valle

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Mattia Presti – Martirio di Sant’Andrea

In senso orario, l’lnnalzamento di Sant’Andrea sulla Croce, il Martirio di Sant’Andrea e la Sepoltura di Sant’Andrea. Sopra di essi la cupola progettata da Andrea Maderno ed affrescata da Giovanni Lanfranco venticinque anni prima. Alla base della cupola, i pennacchi del Domenichino.

Lanfranco (1582-1647) dipinge la cupola agli esordi del barocco, tra il 1621 e il 1630. Le opere di Mattia Preti ne fanno invece pienamente parte.

Contratti alla mano, scopriamo che 22 febbraio 1650 Preti si impegna a “dipingere tre quadri Grandi nel Muro del Coro … rappresentanti l’historie della vita di Sant’Andrea Apostolo … per prezzo e ricognizione di scuti trecento di moneta Romana”.

Neanche un anno e mezzo dopo, l’8 aprile 1651, gli affreschi sono scoperti “con molto applauso universale”, secondo i documenti della chiesa. In realtà, però, qualcosa non quadra tra l’artista e i Padri Teatini ai quali Sant’Andrea della Valle faceva capo e la discussione monetaria si trascinerà per un decennio.

Un momento particolare

Per Mattia Preti – detto Cavalier Calabrese per essere cavaliere dell’Ordine di Malta e calabrese di nascita – si tratta di un momento particolare. Infatti le storie di Sant’Andreamattia presti chiesa sant'andrea della valle celebrano per l’artista due passaggi fondamentali: la prima grande commessa pubblica romana e l’abbandono del caravaggismo per soluzioni improntate a modelli barocchi.

Del resto sono gli anni in cui si afferma Pietro da Cortona. Questi tra il 1632 ed il 1639 dipinge per papa Urbano VIII, nel palazzo di famiglia di quest’ultimo in via delle Quattro Fontane, il Trionfo della Divina Provvidenza.

A Roma si vanno diffondendo modelli veneti e si afferma la pittura emiliana (Carracci, Lanfranco) perché ormai la Roma barocca è una metropoli assolutamente cosmopolita.

Mattia Preti: da Caravaggio a Venezia

Scrive lo storico dell’arte Giuliano Briganti, in un saggio dedicato a Pier Francesco Mola, come nei tre affreschi di Sant’Andrea della Valle:

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Mattia Preti – Sepoltura Sant’Andrea

“…Preti esprimeva un tributo ormai consueto alla pittura veneziana: modi così diversi dal primo commosso omaggio al giovane Tiziano che coinvolse a Roma la migliore pittura dei giovani degli anni venti (del ‘600 ndr). Era ora piuttosto un omaggio a Paolo Veronese che guidava la mano del Preti in quell’espandersi in zone larghe e calme, in quel colorire chiaro e trasparente, in quel limpido lume diffuso, velato di ombre leggere; e in quei cieli di un chiaro azzurro disteso striato di nubi bianche”.

Modelli che Mattia Preti aveva probabilmente visto in situ. Infatti, sebbene non ve ne sia prova documentale, aveva viaggiato parecchio nell’Italia settentrionale. Secondo alcune ipotesi, potrebbe essersi trattenuto a lungo a Venezia tra il 1463 ed il 1646, dunque pochi anni prima dell’impresa di Sant’Andrea della Valle.

I modelli

Bernardo De Dominici – nelle sue Vite de’Pittori del 1742 – scrive a proposito di Preti: “Tiziano, Paolo Veronese e Tintoretto l’innamorarono, e ne’ suoi studi cercò ottimamente [di] imitarli, e massimamente il Veronese, come si vede nell’opere ch’egli fece grandiose di componimenti e di eroica maniera, con ottimo intendimento prospettico, degradazione di tinte ed accidenti di lumi”.

In effetti queste poche parole descrivono perfettamente il ciclo del Martirio di Sant’Andrea. Figure eroiche, ampi fondali che si ispirano alle antichità di Roma e a scenari eroici. Un colore dato prediligendo le sfumature ed una generale luminosità. Una forte attenzione alle anatomie che potrebbe rimandare ai modelli michelangioleschi ma che, in realtà, è proprio anche di Pietro da Cortona.

Per l’antico ispiratore Caravaggio una sola citazione: l’aguzzino dipinto di profilo che innalza Sant’Andrea sulla croce è lo stesso delle flagellazioni irraggiungibili del Merisi.

Sempre riguardo a Mattia Preti potete leggere:

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.