La mostra di Hans Memling alle Scuderie del Quirinale non è stata soltanto un’opportunità per ammirare uno spaccato importante del Rinascimento fiammingo. E’ anche stata occasione di rilfettere su diversi argomenti: in primis sul rapporto tra due Rinascimenti, quello italiano e quello fiammingo e sulle reciproche influenze.
Infatti, si tratta di due mondi che dialogano tra di loro in continuo interscambio: la grande tecnica rappresentativa fiamminga, la rappresentazione della natura italiana.
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Rinascimento Italiano e Fiammingo: un’osmosi sulle vie dei mercanti

E’ interessante indagare come e perché avvenga questo scambio. Infatti, quella stessa ricchezza mercantile e finanziaria (si pensi ai grandi banchieri) che generò la committenza necessaria allo sviluppo del Rinascimento fiorentino e toscano (Medici, Strozzi e via dicendo) ebbe grande importanza anche per lo sviluppo del Rinascimento nelle Fiandre.
Bruges e Gand, da un lato, e Firenze e Genova, dall’altro, erano i due capolinea di un intenso traffico commerciale. Così a Bruges si insediò una ricca comunità italiana che fu sia committente di opere d’arte che veicolatore di manufatti pregiati verso l’Italia.
Dunque, la comunità italiana di Bruges svolse un ruolo di influenzatore dell’arte di quei decenni in due sensi opposti ma complementari. Da un lato inducendo gli artisti fiamminghi ad elaborare soluzioni vicine al gusto italiano per ottenere committenze da quella comunità. Dall’altro, fungendo da veicolo per l’interscambio culturale tra artisti fiamminghi ed italiani e facendo si che i primi influenzassero i secondi. Anche qui vi è una notazione storica interessante: parliamo infatti di committenza borghese e non aristocratica. Un segno dei tempi in cambiamento e di nuove grandi fortune che andavano accumulandosi.
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Memling alle Scuderie del Quirinale: l’indagine

Non a caso Till-Holger Borchert, curatore del Memling Museum di Bruges e della mostra delle Scuderie del Quirinale si pone con questa mostra un obiettivo esplicito, ovvero dimostrare come “la pittura italiana a Firenze e in altri centri fosse influenzata in misura considerevole dai dipinti fiamminghi importati, stabilendo che in questo processo le opere di Hans Memling ebbero un ruolo particolarmente importante“.
Infatti, tra tutti i maestri suoi connazionali, Hans Memling fu il preferito dalla comunità italiana di Bruges e, dunque il più influente proprio per questo fatto. Egli fece leva sull’ammirazione che già suscitavano i suoi predecessori – Jan van Eyc, Rogier van der Weyden e Petrus Christus – creando una sintesi dei risultati già ottenuti da questi maestri.
La committenza devozionale privata

Un’altra riflessione va fatta sulla committenza devozionale privata, che la mostra illumina perfettamente. Infatti, le immagini devozionali nord europee – dalla tecnica perfetta, dai particolari minutissimi – ebbero grande successo anche in Italia. E la mostra fornisce ampia prova di ciò. Non solo attraverso le opere di Memling ma, forse soprattutto, attraverso le opere di maestri “minori” fiamminghi (ma anche di loro emuli italiani) le cui opere erano destinate al nostro mercato.
In questo gioco di rimandi, un’opera, quasi a chiusura di mostra, fornisce la prova finale: è il Cristo Benedicente di Memling del quale il Ghirlandaio produce una copia esatta (ma straordinaria, forse più intensa dell’originale) e che dimostra come la Firenze rinascimentale ben conoscesse l’arte dei fiamminghi.
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- Memling Scuderie del Quirinale – Intervista a Matteo Lafranconi
- Memling Scuderie del Quirinale – Intervento Till-Holger Borchert
- Memling e i suoi committenti italiani – Intervista a Federica Veratelli
Memling Rinascimento Fiammingo Scuderie Quirinale
11 Ottobre 2914 – 18 Gennaio 2015
Scuderie del Quirinale
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