Mostre, Storia dell'arte

Hans Memling: il dialogo tra Rinascimento italiano e fiammingo

La mostra di Hans Memling alle Scuderie del Quirinale non è stata soltanto un’opportunità per ammirare uno spaccato importante del Rinascimento fiammingo. E’ anche stata occasione di rilfettere su diversi argomenti: in primis sul rapporto tra due Rinascimenti, quello italiano e quello fiammingo e sulle reciproche influenze.

Infatti, si tratta di due mondi che dialogano tra di loro in continuo interscambio: la grande tecnica rappresentativa fiamminga, la rappresentazione della natura italiana.

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Rinascimento Italiano e Fiammingo: un’osmosi sulle vie dei mercanti

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Hans Memling – Ritratto di uomo c.1470

E’ interessante indagare come e perché avvenga questo scambio. Infatti, quella stessa ricchezza mercantile e finanziaria (si pensi ai grandi banchieri) che generò la committenza necessaria allo sviluppo del Rinascimento fiorentino e toscano (Medici, Strozzi e via dicendo) ebbe grande importanza anche per lo sviluppo del Rinascimento nelle Fiandre.

Bruges e Gand, da un lato, e Firenze e Genova, dall’altro, erano i due capolinea di un intenso traffico commerciale. Così a Bruges si insediò una ricca comunità italiana che fu sia committente di opere d’arte che veicolatore di manufatti pregiati verso l’Italia.
Dunque, la comunità italiana di Bruges svolse un ruolo di influenzatore dell’arte di quei decenni in due sensi opposti ma complementari. Da un lato inducendo gli artisti fiamminghi ad elaborare soluzioni vicine al gusto italiano per ottenere committenze da quella comunità. Dall’altro, fungendo da veicolo per l’interscambio culturale tra artisti fiamminghi ed italiani e facendo si che i primi influenzassero i secondi. Anche qui vi è una notazione storica interessante: parliamo infatti di committenza borghese e non aristocratica. Un segno dei tempi in cambiamento e di nuove grandi fortune che andavano accumulandosi.

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Memling alle Scuderie del Quirinale: l’indagine

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Hans Memling – La Passione, Torino, Galleria Sabauda

Non a caso Till-Holger Borchert, curatore del Memling Museum di Bruges e della mostra delle Scuderie del Quirinale si pone con questa mostra un obiettivo esplicito, ovvero dimostrare come “la pittura italiana a Firenze e in altri centri fosse influenzata in misura considerevole dai dipinti fiamminghi importati, stabilendo che in questo processo le opere di Hans Memling ebbero un ruolo particolarmente importante“.

Infatti, tra tutti i maestri suoi connazionali, Hans Memling fu il preferito dalla comunità italiana di Bruges e, dunque il più influente proprio per questo fatto. Egli fece leva sull’ammirazione che già suscitavano i suoi predecessori – Jan van Eyc, Rogier van der Weyden e Petrus Christus – creando una sintesi dei risultati già ottenuti da questi maestri.

 

La committenza devozionale privata

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Hans Memling Cristo dolente in atto di benedire, Museo Palazzo Bianco Genova

Un’altra riflessione va fatta sulla committenza devozionale privata, che la mostra illumina perfettamente. Infatti, le immagini devozionali nord europee – dalla tecnica perfetta, dai particolari minutissimi – ebbero grande successo anche in Italia. E la mostra fornisce ampia prova di ciò. Non solo attraverso le opere di Memling ma, forse soprattutto, attraverso le opere di maestri “minori” fiamminghi (ma anche di loro emuli italiani) le cui opere erano destinate al nostro mercato.

In questo gioco di rimandi, un’opera, quasi a chiusura di mostra, fornisce la prova finale: è il Cristo Benedicente di Memling del quale il Ghirlandaio produce una copia esatta (ma straordinaria, forse più intensa dell’originale) e che dimostra come la Firenze rinascimentale ben conoscesse l’arte dei fiamminghi.

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Memling Rinascimento Fiammingo Scuderie Quirinale

11 Ottobre 2914 – 18 Gennaio 2015
Scuderie del Quirinale

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.