La Testa di Giovane nella Loggia di Galatea alla Farnesina che la leggenda vuole di Michelangelo attrae magneticamente lo sguardo di chiunque si affacci nella sala. Successe anche a ma quando, a sedici anni, varcai per la prima volta l’ingresso della loggia.
Se nel cuore di ogni romano innamorato di Roma quella testa è di Michelangelo, la storia dell’arte la attribuisce a Baldassarre Peruzzi. Quest’ultimo è in effetti l’autore del ciclo di affreschi dedicati all’oroscopo di Agostino Chigi che ornano la volta della Loggia di Galatea.
La testa di giovane di Michelangelo alla Loggia di Galatea
La storia è arcinota, quindi facciamola breve. Si racconta che, mentre Michelangelo dipingeva la Cappella Sistina, Raffaello si sarebbe infilato di nascosto nel cantiere per ammirare gli affreschi rimanendone assai colpito.
Anche la rivalità tra i due è nota. Così, a sua volta, Michelangelo teneva d’occhio Raffaello e sarebbe anch’egli sgusciato nel cantiere del rivale a Villa Farnesina per vedere cosa combinasse. Probabilmente anche lui rimase impressionato dal Trionfo di Galatea. Così lasciò un ricordo della visita disegnando con un carboncino la magnetica testa di giovane monocroma che è ancora lì oggi.
Prima di avventurarci in ipotesi per il puro piacere dell’elugubrazione, diciamo l’unica cosa certa: la testa è di fattura magnifica. Un gioiello degno delle lunette di Sebastiano del Piombo, della Galatea di Raffaello e degli affreschi del Peruzzi.
Potrebbe essere veramente di Michelangelo?
Ripeto che ne parliamo solo per il piacere di farlo. C’è una cosa però che nessuno mette mai in evidenza: ovvero il rapporto tra Sebastiano del Piombo e Michelangelo.
Per farla breve, i due erano in rapporti assai stretti. Sostanzialmente, Michelangelo riteneva che Sebastiano con il suo colorire veneziano potesse essere un alleato per arginare l’espansione a Roma di Raffaello.
Parliamo di orgoglio, di passione, di rivalità artistica ma anche di commesse, cioè di denaro. Meglio farsi trovare sempre pronti.
Così è noto Michelangelo aiutava Sebastiano del Piombo non solo presentandogli possibili clienti ma anche con la matita. Sono, ad esempio, di Michelangelo i disegni preparatori della Flagellazione di Sebastiano del Piombo a San Pietro in Montorio.
Dunque i due erano in contatto stretto tanto che Michelangelo condivideva Leonardo Sellaio, il suo uomo di fiducia, con Sebastiano. Per inciso, sappiamo anche per certo che qualche anno dopo (nel 1518, diciamo) Leonardo teneva d’occhio il cantiere di Raffaello nella adiacente Loggia di Amore e Psiche e relazionava per scritto al Buonarroti assente da Roma.
Loggia di Galatea: un cantiere affollato
Tra il 1510 ed il 1511 sia Baldassarre Peruzzi che Raffaello Sanzio avevano ben avviato o quasi completato i loro affreschi nella Loggia di Galatea. Sebastiano del Piombo vi arriva per ultimo. Infatti, stando al Vasari, Agostino Chigi lo avrebbe fatto venire a Roma da Venezia nel 1511.
Il Chigi affidò a Sebastiano gli affreschi delle lunette al di sotto degli affreschi del Peruzzi. Le lunette in tutto erano nove. Tenete infatti presente che il lato esterno della loggia era all’epoca aperto e non chiuso come oggi.
Sebastiano del Piombo ne affresca però solo otto… perché una gliela rubò Michelangelo (o Peruzzi).
Tra chi attribuisce la testa a Peruzzi, si afferma potesse accadere che una artista si firmasse con il proprio autoritratto. Questo è senz’altro vero: ma proprio utilizzando una lunetta affidata a un collega? Inoltre, all’epoca dei fatti Peruzzi aveva trent’anni: può essere veramente suo il volto ritratto?
Ovviamente sussiste anche la possibilità che quando Agostino Chigi affidò il lavoro a Sebastiano la nona lunetta fosse già occupata dalla testa del giovane… In questo caso Michelangelo avrebbe colpito senza la complicità dell’amico Sebastiano che se invece fosse stato lì a gestire il suo cantiere avrebbe potuto introdurre di soppiatto il Buonarroti.
Conclusione
La testa potrebbe essere di Michelangelo? Dal punto di vista dello stile e del virtuosismo direi Si.
Storicamente? Cioè nei fatti? Non lo sappiamo e forse non la sapremo mai. Lasciamo allora ai romani de Roma la loro romantica leggenda ed agli storici dell’arte le loro ben più complesse teorie…
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