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I mosaici di San Nilo: un ponte tra Venezia e Bisanzio?

Tra i grandi mosaici di tema sacro presenti a Roma e nei suoi dintorni quello presente nel Monastero di Santa Maria di Grottaferrata (o Abbazia di San Nilo) ha caratteristiche che lo rendono unico.

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Il Monastero fu iniziato nel 1004 e venne completato venti anni dopo per essere consacrato il 17 dicembre 1024 da Papa Giovanni XIX.

Il mosaico viene fatto risalire al XII secolo, quindi al secolo successivo. E’ posizionato al di sopra dell’arco trionfale che divide la navata principale della chiesa dell’abbazia dal presbiterio e descrive un tema unico nel panorama dei mosaici della Città Eterna: la Pentecoste.

Come è ben spiegato nel sito dell’abbazia: “le figure dei santi Apostoli, riconoscibili dalle scritte in greco, sono schierate su seggi preziosi con al centro il trono vuoto in attesa del Cristo per il mosaici abbazia san nilo grottaferrataGiudizio (etimasia); le figure dei santi, ieratiche e impassibili secondo lo stile bizantino, esprimono il distacco dalle cose terrene; nel trono vuoto al centro è raffigurato un agnello, simbolo del Cristo sacrificato, ai lati gli apostoli Pietro e Andrea, simboli di Roma e Costantinopoli”.

Del resto, i legami culturali dell’abbazia con Costantinopoli erano significativi. Ambedue i fondatori dell’abbazia, ovvero San Nilo (Rossano 910 – Tuscolo 1004) e il suo discepolo San Bartolomeo (Rossano 981 – Grottaferrata 1055), avevano collegamenti diretti con Bisanzio e tutti i monaci fondatori erano di origine calabrese e questa regione fu sotto il dominio di Bisanzio dal VI secolo d.C. fino all’XI.

I mosaici di San Nilo: volumetrie e colori

Ciò che veramente colpisce è la qualità delle figure ed in particolare le volumetrie delle toghe. Si tratta di una rappresentazione ben diversa dalle forme lineari e rigide che si incontrano più frequentemente e di più semplice ideazione e realizzazione.

mosaici abbazia san nilo grottaferrataIn questo caso, invece, la ricerca dei volumi, delle ombre, è notevole. Ogni apostolo indossa forme di toga e colori diversi come diverse sono le soluzioni adottate per dare la sensazione di movimento ai paramenti stessi.

Le figure degli apostoli dell’Abbazia di San Nilo sono state accostate – per la ricerca della volumetria – ad alcune figure dei mosaici del Duomo di Monreale (Palermo). In effetti le similitudini esistono e l’epoca è simile. I mosaici di Monreale sono dovuti a maestri sia locali che veneziani mentre non abbiamo attribuzioni relative a San Nilo.

A tal proposito, mi sembra importante analizzare un’altra similitudine. Questa volta si tratta della Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello (Venezia) dove nella controfacciata è presente uno spettacolare ed imponente mosaico a sei registri. Il tema degli ultimi quattro (verso il basso) è il Giudizio Universale e il quarto registro descrive (anche in questo caso) l’etimasia.

Se guardiamo proprio al quarto registro, la ricerca della volumetria nelle vesti degli angeli è anche in questo caso notevole. Sappiamo anche che i mosaici furono realizzati tra l’XI ed il XII secolo da maestranze veneziane.

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.