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Mosaici della basilica di San Clemente: incontro tra arte e teologia

I mosaici della Basilica di San Clemente a Roma sono un unicum nel loro genere. Lo sono tra i mosaici cristiani di Roma ma non solo: sono infatti un raffinato punto d’incontro tra arte e teologia.

Basilica di San Clemente: storia minima

Come altre chiese romane – Basilica di San Pietro in primis – San Clemente come la vediamo oggi poggia su fondamenta antiche. Infatti, può vantare ben quattro livelli. I due più antichi sono rappresentati da abitazioni romane. Il penultimo è rappresentato dalla basilica di epoca romana. Questa rappresentò – come spesso accadeva – l’evoluzione di una dimora patrizia dove si tenevano riunioni religiose. Il titulus Clementis ebbe origine a cavallo tra il IV ed il V secolo essendo menzionato da papa Zosimo (417-418).

Nel maggio del 1084 la Basilica di San Clemente venne però distrutta dalle truppe normanne di Roberto il Guiscardo. Oggi, i resti di quella basilica, visitabili, si trovano al di sotto dell’attuale.

La basilica “moderna” fu realizzata durante il pontificato di Pasquale II (1099-1118). Questi ne era stato il cardinale titolare fino all’ascesa al soglio pontificio. Dunque, il papato di Pasquale II rappresenta il termine post quem per datare i mosaici dell’abside il cui periodo di realizzazione ha generato più di qualche dibattito nella comunità accademica. Oggi, è prevalente la tesi che i mosaici risalgano proprio al pontificato di Pasquale II.

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Giacomo Fontana – Mosaici Basilica San Clemente

Mosaici della Basilica di San Clemente: l’arco absidale

Come spesso nei mosaici cristiani, l’opera si compone del cosiddetto arco absidale e del mosaico del catino absidale vero e proprio. Tra le particolarità dei mosaici di San Clemente vi è l’assoluta diversità di stile tra queste due componenti.

Infatti, l’arco absidale è esattamente ciò che uno si aspetterebbe da un mosaico cristiano medievale. Per inguaribile pigrizia e anche perché l’italiano dell’800 è sempre divertente, vediamo cosa ne scrive Giacomo Fontana (1807-1880) nel suo testo sui mosaici di Roma:

“Nella facciata superiore dell’abside si vede di fronte entro un disco la protome del Salvatore col libro della vita nella sinistra, e la man destra in atto di benedire. Esso è fra i quattro simboli degli evangelisti. Sotto verso gli angoli sono effigiati, alla sinistra S.Paolo assiso colla epigrafe in lettere latine Agios Paulus, e a lui d’appresso pure assiso l’arcidiacono S.Lorenzo avente sotto i piedi gli istromenti del suo martirio, ed a destra similmente disposto vi è S,Pietro in atto di indicare il Redentore con la scritta Agios Petrus, ed al suo fianco S.Clemente suo discepolo avente parimenti ai piedi una trireme allusiva del suo martirio.

Questa seconda parte chiudesi tanto con le iscrizioni disotto quanto con gruppi di spiche, o palme. I due profeti Isaia e Geremia inferiormente ritratti sono in atto di mostrare al Signore i loro canti in uno sciolto volume; e sotto di questi sono espresse le due città di Bethelem e Gerusalemme. Nel giro poi dell’arcone vi è il motto Gloria in Excelsis Deo sedenti sup. thronum et in terra Pax hominibus bonae voluntatis”.

Al di sotto, il catino absidale termina con una fascia dove troviamo l’Agnello di Dio tra dodici pecorelle. Si tratta del Cristo circondato dai suoi Apostoli.

Mosaici dell’abside

E’ nell’abside la parte fortemente innovativa delle decorazione della Basilica di San Clemente. Infatti questo mosaico rappresenta un unicum. La rappresentazione a spirali è certamente classica. Trova un suo modello antico nell’abside destra dell’atrio del Battistero Lateranense, decorata con una grande spirale vegetale su fondo blu risalente a Sisto III (432-440).

L’assunto teologico è chiarito dall’iscrizione che chiude verso il basso il catino absidale: ”Paragoniamo la Chiesa di Cristo a questa vite, che la Legge fa disseccarema che la Croce vivifica”. La Croce, cioè il sacrifico di Gesù, capace di vivificare la sua chiesa, viene contrapposto alla Legge del Vecchio Testamento che la dissecca.

Questa forza vivificante viene rappresentata dal germogliare della vite che inonda l’intera scena dipartendosi proprio dalla base della croce. Quest’ultima mostra un Cristo circondato da dodici colombe che richiamano gli Apostoli. Ai piedi della croce la Madonna e San Giovanni Battista.

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Mosaici di San Clemente: ispirazione antica?

Possiamo azzardare un parallelo tra i mosaici dell’abside e quelli della Roma antica. C’è il gusto per il particolare, per la rappresentazione naturalistica del mosaico romano. Guardate a questo proposito le terminazioni fantasiosamente floreali delle spirali di vite.

In generale, è evidente una coerenza di motivi tra i vari livelli del mosaico. Quello inferiore ci parla della Chiesa. I pastori pascolano il loro greggi. Una figura femminile distribuisce chicchi di grano ai pulcini e li difende da un rapace. Due cervi si abbeverano ai fiumi dell’Eden. Un altro cervo uccide il serpente. Com’è noto, il cervo è simbolo di purezza, di desidero di Dio. I pavoni sono simbolo della Risurrezione e della Vita Eterna.

Il livello superiore è riservato ai Dottori della Chiesa, cioè all’eccellenza della teologia, dell’ortodossia e ad immagini di fedeli, cioè del popolo di Dio che a quell’ortodossia si deve ispirare. Al livello superiore troviamo figure soprannaturali. Poi uccelli, cioè creature del cielo che potrebbero voler richiamare la bellezza del creato.

Per inciso, nell’abside sinistra del già citato atrio del Battistero Lateranense si trovava un mosaico (oggi perduto) con scene che avrebbero potuto ispirare i motivi naturalistici e bucolici di San Clemente.

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Stili diversi per destinatari diversi?

Mi sembra molto interessante quanto argomenta lo storico dell’arte Stefano Riccioni nel suo saggio Il mosaico di S. Clemente a Roma. “Exemplum” della Chiesa riformata. Ovvero, i due diversi stili di arco e calotta, mirano a differenziare il linguaggio in funzione del destinatario del messaggio.

L’arco absidale, con raffigurazioni monumentali, si rivolge al popolo dei fedeli con l’iscrizione del Gloria. Nella calotta, le scene di vita quotidiana e le raffigurazioni di animali sono la trasposizione figurata degli exempla, i racconti esemplari che la Chiesa usava per illustrare e ricordare l’eterna lotta tra Bene e Male. Questi sono indirizzati alla lettura privilegiata dei canonici regolari, per i quali la chiesa era stata ricostruita.

Se volete continuare a godervi gli splendidi mosaici di Roma, San Clemente dista dieci minuti da Santa Francesca Romana, leggete: Chiesa di Santa Francesca Romana: storia e arte

Basilica di San Clemente

Via Labicana 95 – Roma
Telefono +39 06 7740021
Mail: segreteria@basilicasanclemente.com

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.