Entrare nel battistero del Duomo di Napoli ed alzare lo sguardo verso la cupola significa tornare indietro di quindici secoli ancora in piena epoca imperiale. I mosaici sono infatti in tutto e per tutto romani. Concepiti da menti ferrate nella teologia cristiana ma formate al gusto antico. Frutto del lavoro di maestranze tecnicamente raffinate e non guastate dal tracollo dell’impero.
Realizzati verso la fine del IV secolo, sono dunque sostanzialmente coevi di alcuni dei più antichi mosaici cristiani di Roma (Mausoleo di Santa Costanza, Santa Pudenziana, Basilica di Santa Maria Maggiore) e di Ravenna.
I mosaici del Battistero del duomo di Napoli
I mosaici del battistero del Duomo di Napoli sono unanimamente datati tra la fine del IV e gli inizi V secolo. Sostanzialmente appartengono al medesimo secolo in cui l’imperatore Costantino emanò il decreto di tolleranza verso i cristiani (313). Committente ne fu, con tutta probabilità, San Severo il cui episcopato si estese dal 357 al 409. Una personalità di spicco dei suoi tempi in relazione diretta con Sant’Ambrogio.
La narrazione si diparte dal centro della volta dove è presente – incluso in un cielo stellato – uno staurogramma (dove l’unione delle lettere tau T e rho P rappresenta la croce) alla cui base troviamo le lettere alfa e omega.
Il cielo è a sua volta racchiuso in una cornice di ghirlande e uccelli. Da questa partono otto spicchi contenenti scene del Nuovo Testamento. Gli spicchi terminano su una fascia che corre lungo tutto il perimetro della cupola del battistero ed è ornata con scene di animali e, nelle quattro nicchie angolari, con i simboli degli Evangelisti tra i quali sono poste figure di santi abbigliati in tunica e pallio con in mano corone di fiori.
In realtà, una parte importante dell’apparato musivo è andato perso ma quanto resta consente comunque di apprezzarne in pieno la qualità originale. L’attuale ingresso è posto sul lato sud del battistero e dunque partendo da lì troverete le seguenti scene superstiti:
- lato sud: i miracoli del lago (la Pesca Miracolosa e Gesù cammina sulle acque)
- lato sud est: la Traditio Legis
- lato sud ovest: la Resurrezione (solo parzialmente sopravvissuto)
- lato nord-est: la Samaritana e le Nozze di Canaan
- sulla sommità lo staurigramma già descritto
Sono dunque andati completamente persi le scene contenuti negli spicchi nord, nord ovest e ovest.
San Giovanni in Fonte: mosaici all’antica
Se all’antica è un termine che farebbe inorridire qualsiasi storico dell’arte, rende però bene l’idea. In tutto e per tutto siamo di fronte a mosaici romani pervasi dai simboli (prima ancora che dalle storie) della religione cristiana.
I simboli sono da per tutto. In primis nel mondo animale. La fenice rappresentata nella ghirlanda che racchiude il simbolo di Cristo nella volta, i cervi, gli agnelli, le palme, i pastori. Ognuna di queste figure ha un ben preciso significato così come vi sono motivi teologici ben ragionati dietro la scelta delle scene da rappresentare.
E’ un mondo assolutamente affascinante ma richiederebbe un articolo ad hoc. Se volete approfondire l’argomento cliccate qui di seguito per il pdf del saggio di Chiara Sanmorì “I mosaici del battistero paleocristiano di Napoli”.
Io, invece, vorrei raccontarvi di qualche analogia tra Napoli e Roma.
Mosaici cristiani tra Napoli e Roma
Con tutta probabilità il mosaico cristiano più antico (almeno in Italia) è quello del Mausoleo di Santa Costanza sulla Via Nomentana. Siamo nella prima metà del IV secolo, circa quaranta anni prima dei nostri mosaici partenopei.
Curiosamente, anche qui l’ambiente è a pianta circolare e i mosaici della volta centrale erano divisi in dodici spicchi (otto nel nostro battistero). Purtroppo, questi mosaici hanno subito un tragico destino. Si sono salvati quelli del deambulacro ornato con scene (tra l’altro) di vendemmia nonché con uccelli e motivi floreali. Sono andati persi quelli dell’ambiente centrale giudicati da un cardinale ottuso troppo pagani nell’esecuzione (passatemi la semplificazione) anche se rappresentanti scene tratte dall’Antico Testamento e dal Vangelo.
Per approfondire l’argomento, potete cliccare Mausoleo di Santa Costanza: i primi mosaici cristiani
La Traditio Legis
La più antica rappresentazione musiva della Traditio Legis si trova proprio nel Mausoleo di Santa Costanza. Poi, mezzo secolo dopo a Napoli. Ancora più in là di qualche decennio a Milano nella Cappella di Sant’Aquilino. Se raffrontiamo Roma a Napoli, in quest’ultimo caso si tratta di una rappresentazione di dimensioni e anche, mi permetto di dire, di qualità più elevata.
Nella scena, Cristo consegna a San Pietro, alla presenza di San Paolo, un rotolo: la “legge” appunto. In pratica, attesta la volontà del Cristo di conferire un’autorità di origine divina a Pietro e, tramite lui, al papato.
Dunque anche il motivo della Traditio Legis lega i due monumenti di Roma e Napoli.
Il battistero di Napoli e Santa Maria Maggiore a Roma

Quando guardo i mosaici di Napoli penso però a quelli della navata di Santa Maria Maggiore a Roma.
Ci troviamo circa trenta o quarant’anni più in là, tra il 430 ed il 440. Ma i mosaicisti conservano ancora i segreti (per così dire) del mosaico romano (o greco). Ovvero, la capacità narrativa. Provate a leggere, a tal proposito Santa Maria Maggiore: i mosaici della navata
I quadri musivi della navata di Santa Maria Maggiore raccontano una storia viva, dinamica, in movimento. Non rappresentano una scena statica, immutabile, come avverrà nei secoli che seguiranno fino a che nell’arte – molti, molti secoli dopo – non proromperanno Cavallini e Giotto.
Ecco cosa rende emozionanti i mosaici del Battistero del Duomo di Napoli: la capacità di portarci all’interno delle loro storie.
Per entrare nel battistero, dovrete percorrere la Basilica di Santa Restituta. In fondo alla navata di sinistra troverete la Madonna in trono tra i santi Gennaro e Restituta, mosaico di Lello da Orvieto realizzato intorno al 1310.
Impeccabile, per carità, ed anche ben conservato. Ma Lello benché guardi ai coevi Cavallini e Giotto rimane ancora assi legato alla maniera bizantina.
Voi mettete a confronto Lello e i maestri mosaicisti del Battistero ed avrete la prova che i mosaici all’antica sono ben altra cosa.
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