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Mosaici del Museo Archeologico di Napoli: tra pietra e pennello

I mosaici del Museo Archeologico di Napoli sono una collezione di grande valore certamente per il loro straordinario pregio ma, altrettanto, per la finestra di conoscenza che ci aprono sulla pittura antica.

Infatti, per la sua natura, il mosaico ha più facilità di resistere ai secoli dell’affresco. Così, l’arte musiva ci permette di immaginare la straordinaria qualità degli affreschi antichi. Non solo di quelli romani, di cui alcune formidabili testimonianze si sono salvate, ma anche di quelli greci che influenzarono significativamente quelli romani.

Il punto è che – al di là di ogni dubbio – i medesimi soggetti venivano ritratti sia nell’affresco che nel mosaico. Di tali soggetti e dell’incredibile abilità degli artisti, la collezione del Museo Archeologico di Napoli ci offre testimonianze indimenticabili.

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Museo Archeologico di Napoli – Il Mosaico di Alessandro

Si tratta di mosaici provenienti da Pompei, Ercolano e Stabbia dove – rimosse le pomici dell’eruzione del Vesuvio – gli archeologi tra ‘700 e ‘800 hanno portato alla luce mosaici spesso integri.

La visita della collezione vi troverà a passare di sala in sala sempre più sorpresi e rapiti. Impossibile (e ingiusto) tentare una classifica in termini di bellezza: ve ne sono però quattro intorno ai quali vorrei fare qualche ragionamento.

Mosaici del Museo Archeologico di Napoli: tra pietra e pennello

Il primo piccolo capolavoro sono i Musici Ambulanti (inv. 9985). In primis il mosaico reca la firma dell’autore Dioscuride di Samo (circa 300 a.C.?), dunque greco. Poi, la stessa scena di coloremuseo archeologico napoli mosaici pompei esiste in affresco. Pertanto, abbiamo un autore greco la cui opera era arrivata a Pompei ed una connessione uno a uno tra mosaico e affresco. Va detto che spesso le scene centrali (più complesse) dei mosaici venivano realizzate in botteghe specializzate e poi trasportate sul posto. A maggior ragione per esemplari piccoli come questo. Quindi Dioscuride aveva reso in mosaico una tipica scena di colore greca e la sua opera era andata ad ornare una ricca domus romana.

Merita soffermarsi sul panneggio delle tuniche. Partendo dal fiocco che chiude la tunica bianca del personaggio al centro e tenendo a mente che si tratta infinite tesserine… L’espressività delle maschere, poi, incanta.

L’Accademia di Platone

museo archeologico napoliIl secondo è l’Accademia di Platone esposta a pochi palmi dai Musici (inv. 124545). Mi colpisce l’accurata gestione dello spazio e della prospettiva. I filosofi sono infatti disposti in modo da formare un triangolo e questo genera un senso di profondità.

Le due colonne alle loro spalle (a sinistra) mostrano poi una gestione della prospettiva impeccabile. La luce arriva da sinistra e genera ombre ai piedi dei filosofi.

Guardate la cornice. Maschere di teatro tra festoni di frutta e foglie. Motivi elaborati: ancora una volta fatti con infinite tesserine, non col pennello.

Mosaici e ritratti tra Pompei e Fayyum

mosaici museo archeologico napoli pompeiNella sala accanto troverete un piccolo Ritratto Femminile (inv. 124666). Consiglio di tenerlo a mente quando visiterete al piano superiore la galleria degli affreschi. Ancora una volta, mosaico e affresco si rimandano l’un l’altro i temi.

L’opera è semplicemente bella. Lo sguardo e (ancor di più) le labbra incantevoli. L’uso di tessere piccolissime consente al mosaicista di usare il pennello anziché la pietra… Il profilo del viso, la soluzione di continuità tra collo e guancia non è ottenuta con una linea di contorno di tesserine nere ma usando un grande numero di tesserine di dimensioni infinitesimali. Queste, con maestria, sono orientate in direzioni diverse. Nella guancia sinistra sono onde concave che muovono verso lo spettatore, nel collo sono poste a curve che puntano verso il basso.

Adesso, chiudete gli occhi e cercate nella vostra mente un ritratto femminile del Fayyum. Siamo in Egitto, è vero, ma in presenza di una comunità multietnica con presenza anche greca. Poi, al piano di sopra, riprovate il medesimo esercizio di fronte al ritratto di Terentius Neo e di sua moglie.

Pompei, l’Egitto, la Grecia, il mosaico, l’affresco tutti convergono verso capolavori assoluti.

Il mosaico della Battaglia di Isso

E veniamo al quarto mosaico. Dulcis in fundo. Si tratta di un’opera celeberrima: la Battaglia tra Alessandro Magno e Dario re dei persiani (o Battaglia di Isso). E’ condivisa l’ipotesi che questomosaico di alessandro museo archeologico napoli mosaico, databile intorno al 120 a.C., sia una copia dell’affresco realizzato da Philoxenos di Eretria per il re Cassandro di Macedonia (350-297 a.C.) due secoli prima.

Plinio lo considerava un capolavoro della pittura greca “un quadro da non posporre a nessun altro”. Sono notevoli le dimensioni: lungo quasi sei metri e alto tre. E’ formidabile la forza e il dinamismo dell’azione. Alessandro brandisce la lancia in sella a Bucefalo (guardate l’immagine all’inizio dell’articolo). Dario, sul carro, lo guarda disperato mentre il suo cocchiere frusta i cavalli per la fuga. Di fronte al carro, a terra, trafitto da una lancia, Ossatre, fratello di Dario, sul suo cavallo ormai morente.

mosaici museo archeologico napoli pompeiImpressiona il dinamismo dei cavalli al galoppo e la drammaticità delle espressioni di uomini e animali confrontati con il pericolo della morte. La luce, intensa, illumina la scena da sinistra e proietta nette le ombre al suolo.

Un affresco perso per sempre ma che un mosaico ci permette ancora oggi di immaginare grazie alle pennellate di oltre un milione e mezzo di piccolissime tesserine. E ci consente anche di comprendere quali capolavori dovessero ornare le pareti delle regge greche ben oltre duemila anni fa.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.