Il mosaico simbolo dell’Ordine dei Trinitari sormonta il portale dell’antico monastero di San Tommaso in Formis sul Celio tra la chiesa di Santa Maria in Domnica (o Santa Maria alla Navicella) e l’Arco di Dolabela e Silano.
Ordine della Santa Trinità e degli Schiavi: storia breve
Prima di addentrarci nell’esame del mosaico, vediamo perché si trova lì dove lo vediamo.

Siamo nell’anno 1160 a Faucon in Provenza quando qui nasce da famiglia aristocratica Giovanni de Matha. Questi studiò prima ad Aix en Provance e poi a Parigi dove si laureò nel 1192 per prevedere in voti sacerdotali nello stesso anno. A Parigi condivise gli studi con Lotario di Segni (1161-1216) il quale divenne pontefice nel 1198 con il nome di Innocenzo III. Un particolare che vedremo rivelarsi importante.
La storia vuole che mentre celebrava la sua prima messa, il 28 febbraio 1193, ebbe la visione di un uomo che, tenendo per le mani due uomini con le catene ai piedi, il primo di colore e deforme, il secondo bianco e macilento, gli indicò di liberare questi sfortunati. Giovanni capì che si trattava di Gesù che voleva indicargli come il suo compito dovesse essere quello di liberare gli schiavi, di qualsiasi religione essi fossero.
Infatti, nel XIII secolo il commercio degli schiavi era nel Mediterraneo un’attività assolutamente fiorente. In realtà, a causa in primis delle scorrerie saracene, lo sarà ancora per diversi secoli.
San Giovanni de Matha e la liberazione degli schiavi
Giovanni de Matha si mise così all’opera. Così, nel corso del 1198, ottenne dal suo compagno di studi Lotario di Segni, ormai divenuto papa Innocenzo III, l’approvazione dell’Ordine di Trinitari. Immediatamente si avviarono le missioni in tutto il Mediterraneo per la liberazione degli schiavi. Queste ebbero successo e furono anche il motore di un’importante crescita dell’ordine.
Giovanni de Matha – successivamente santificato da papa Alessandro VII Chigi nel 1666 – ricevette nel 1207 da papa Innocenzo III il complesso monastico di San Tommaso in Formis. Qui due anni dopo era già operativo un ospedale per la cura degli schiavi liberati il cui portale è quello sormontato dal mosaico di cui abbiamo detto.
Il mosaico dell’Ordine dei Trinitari sul portale del monastero di San Tommaso in Formis
Dalla forma circolare, il mosaico posto in un’edicola al di sopra del portone dell’antico ospedale, è il vero e proprio simbolo dell’Ordine dei Trinitari. Infatti rappresenta esattamente la visione avuta da San Giovanni de Matha e che fu all’origine della creazione dell’ordine.
Richiama questo concetto l’iscrizione che circonda il mosaico: Signum Ordinis Sanctae Trinitatis et Captivorum. Cioè Emblema dell’Ordine della Santa Trinità e degli Schiavi. Anche la croce tenuta tra le mani dallo schiavo bianco e quella sovrastante il tondo del mosaico richiamano l’Ordina della Santa Trinità. Infatti sono di colore rosso e blu come la croce ricamata sullo scapolare dei monaci di quest’ordine.

Il mosaico è stato evidentemente realizzato dopo la presa di possesso del monastero da parte dell’ordine nel 1207. Si pone dunque in un momento di passaggio tra i mosaici ancora di tradizione bizantina e l’arte musiva che verrà nel secolo di Cimabue, Giotto e Cavallini.
Il nostro tondo non può rivaleggiare con la raffinatezza delle immagini contenute nelle ultime opere romane della citata tradizione di Bisanzio. Si pensi al mosaico di Santa Maria in Trastevere o a quello dell’abside di Santa Francesca Romana. E’ piuttosto un mosaico di fattura più artigianale dedicato ad accogliere coloro che si avvicinavano all’ospedale dei Trinitari.
Il portale cosmatesco
Una iscrizione posta lungo la volta del portale ci rivela invece la sua origine: MAGISTER IACOBUS CUM FILIO SUO COSMATO FECIT OHC OPUS.
Iacopo e Cosma sono rispettivamente il nipote e il pronipote di quel Tebaldo Marmorario dal quale si vuole prenda le mosse la stirpe dei Cosmati e furono attivi sotto il pontificato di Innocenzo III.
Nei dintorni potrebbe anche interessarti:
- Il Mosaico della Vergine a Santa Maria in Domnica
- Santo Stefano Rotondo: il mosaico di Primo e Feliciano
One Comment