DA ARTEMISIA A HACKERT. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia (di Caserta) è una mostra molto particolare per la provenienza delle opere esposte messe a disposizione dalla Galleria Lampronti, un’istituzione dell’antiquariato romano prima ed internazionale oggi.
L’idea di fondo – innovativa e lungimirante – è quella di avvicinare il mondo del collezionismo privato e delle Gallerie d’arte a quello dei Musei, intesi come luoghi deputati alla fruizione e alla valorizzazione culturale per “pubblici” sempre più eterogenei.
Galleristi e istituzione pubbliche: collaborazione possibile?

Due mondi, quello dei galleristi e degli antiquari da una parte e quello delle istituzioni museali pubbliche dall’altra che spesso e per lunghi anni si sono trovate sulle due sponde opposte del fiume.
Sotto accusa, in qualche modo, i galleristi rei (secondo alcuni) di essere causa della dispersione (legale, s’intende) oltre confine dei nostri patrimoni artistici.
Lo ha spiegato molto bene Cesare Lampronti presentando a Roma la mostra presso la sede dell’Accademia di San Luca: “Sono antiquario di terza generazione, iniziata nel 1914 da mio nonno Cesare e proseguita da mio padre Giulio nella galleria di via Babuino 67. Ho avvertito però sin dal 1961, anno in cui ho cominciato ad occuparmi della galleria in Via del Babuino, una forte tensione per l’arte da parte non solo della categoria più facoltosa, ma anche della buona borghesia italiana. Ho incominciato quindi, frequentando le aste internazionali di Londra, Parigi, New York, ad avere un mio ruolo riportando nel nostro paese opere disperse durante il periodo bellico e prima.
È motivo di orgoglio per me aver recuperato dall’estero in Italia circa 12.000 dipinti. Dopo cinquant’anni di intensa attività, nel 2012, deluso da un clima di ostracismo e di

diffidenza nei confronti del nostro lavoro, ho spostato la mia galleria storica da Roma al centro di Londra, decisione sofferta e vissuta con molta amarezza”.
Da Artemisia a Hackert. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia (di Caserta) vuol far giustizia di questa situazione. Perché, in fondo, quello che conta – quando siano rispettate le leggi, ovviamente – non è dove l’opera si trovi ma è che essa venga custodita, amata e, se si tratti di un’opera di valore pubblico, esposta.
Così, ad esempio, i Caravaggio al Metropolitan Museum o alla National Gallery o al Louvre non sono opere sottratte all’Italia ma capolavori consegnati all’umanità.
Da Artemisia a Hackert: splendore tra ‘600 e ‘700
Ma, venendo a noi, la mostra ospita circa 100 opere divise in cinque sezioni: Pitture Caravaggesche, Pittura del ‘600, Vedute, Paesaggi e Nature Morte.

Dunque una tipologia di opere che ben si sarebbero potute trovare nelle collezioni di una reggia quale quella di Caserta e non lontane dalla sua epoca di costruzione (metà ‘700).
Peraltro, tra le opere vi è il Porto di Salerno di Jakob Philipp Hackert (1737-1807). Questi aveva realizzato una serie dedicata ai Porti del Regno per re Ferdinando IV di Borbone. Quello di Salerno – l’unico mancante alla serie – si riunirà così ai suoi “cugini”. Ci saranno poi quadri di vedute di Napoli e della Campania, realizzati da pittori presenti nella collezione della Reggia.
Per inciso, il rapporto tra Ferdinando IV e Hackert andava al di là dell’attività artistica. Sembra che il sovrano se ne fidasse ciecamente adoperandolo per ogni sorta di affare: ai postulanti, sembra dicesse in napoletano “parlat cu pittore”.
Cosa ci è piaciuto di più?

Comprendo che questo non sia un approccio scientificamente corretto, però, per una volta, faremo uno strappo alla regola.
Tra le opere in mostra ve ne sono infatti alcune che non andrebbero perse. Ovviamente, Canaletto e Guardi sono sempre maestri di primo piano, ma, in questo caso, cercherei altrove. Vi segnalo un Antiveduto Gramatica (1571-1626), pittore dal nome stranissimo e buon amico del Caravaggio. Senese d’origine, lavorò a Roma dove, appunto, si frequentarono con il Merisi. Il motivo della segnalazione è che – se vi incuriosiscono i caravaggeschi – tele di Antiveduto in giro non ce ne sono tantissime.
Muovendoci dalle curiosità alle grandi opere, merita la Fortuna tra i due tritoni del Cavalier d’Arpino (1568-1640). Diciamolo, Giuseppe Cesari, grande protagonista dei suoi anni, fu una maestro di grande tecnica ma piuttosto incline ad una produzione basata sulle richieste dei committenti. Questi ultimi, spesso ordini religiosi, magari non erano proprio inclini all’innovazione.
Qui invece il Cavalier d’Arpino dipinge, forse per suo piacere e soddisfazione, una scena di nudo prorompente, sensuale, bella. Un Cesari diverso e che non vedrete spesso… da acquistare, potendo…
Formidabile lo Studio di Testa Maschile di Annibale Carracci (1560-1609). E’ un piccolo “olio su carta con inchiostro marrone”, per di più il Carracci impiega un foglio sul quale prima era stato scritto, quindi sotto l’immagine si vede ancora l’antica calligrafia. Di grande forza.
Infine, un importante ritratto di dama del Guercino. Un’opera che non sfigurerebbe nella collezione di qualsiasi museo. Veramente una bella tela.
Cesare Lampronti – Biografia

Cesare Lampronti rappresenta la terza generazione di una consolidata famiglia di antiquari romani. La Galleria Lampronti fu fondata a Roma nel 1914 da suo nonno Cesare, specialista in pitture italiane del XVII e XVIII secolo, con un particolare riguardo per le vedute, i paesaggi e le nature morte.
Cesare Lampronti è diventato il Direttore della galleria nel 1961, succedendo a suo padre Giulio. Ha partecipato alle più importanti fiere antiquarie in Italia e in Europa: Biennale Internazionale di Roma, Biennale Internazionale di Firenze, TEFAF (The European Fine Art Fair), Paris Tableau, Biennale des Antiquaires, Frieze Masters e al Point Art Monaco. Inoltre, la Lampronti Gallery collabora con i musei e le istituzioni pubbliche nella conduzione di ricerche e prestando opere per le mostre.
Cesare Lampronti è membro dell’Associazione Italiana Antiquari, della quale è stato vice-presidente per 15 anni fino al 2005, e del French Syndicat National des Antiquaires.
Nel gennaio del 2013 è stata aperta una nuova galleria in Duke Street, St James’s, che offre una finestra sull’arte e sulla cultura italiana nel cuore di Londra.
DA ARTEMISIA A HACKERT. Storia di un antiquario collezionista alla Reggia
Reggia di Caserta – Sala degli Alabardieri, Sala delle Guardie del Corpo, Retrostanze settecentesche degli appartamenti storici
16 settembre 2019 – 16 gennaio 2020
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