La mostra Bernardo Bellotto. 1740 Viaggio in Toscana a Lucca prende le mosse proprio dal viaggio che portò questo vedutista veneziano, nipote di Canaletto, per due anni in Toscana. Un periodo caratterizzato da una significativa produzione e dal generarsi di una fitta rete di relazioni e committenti che diede a sua volta impulso allo svilupparsi della pittura di veduta a Firenze e a Lucca, al servizio dell’aristocrazia toscana.
La nascita del vedutismo fiorentino
“Una concorrenza di idee coraggiose e brillanti – spiega Bożena Anna Kowalczyk, curatore della mostra, tra i maggiori studiosi di Canaletto e Bellotto – è all’origine del viaggio di Bellotto a Firenze nel 1740. La prima, e fondamentale, è quella architettata dal marchese Andrea Gerini (1692-1766) con il conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo (1680-1767), suo amico e consigliere, di dare vita al vedutismo fiorentino. La seconda è quella di conferire al nascente vedutismo fiorentino del Settecento la modernità illuminista di Canaletto, invitando a Firenze il suo nipote e allievo Bernardo Bellotto, come maestro di prospettiva e tecnica pittorica, riconoscendone, benché giovanissimo, il genio”.
La Lucca di Bellotto in mostra alla Fondazione Ragghianti

Il focus di questa mostra è il nucleo di vedute di Lucca, con il dipinto che raffigura piazza San Martino proveniente dalla York City Art Gallery e i cinque disegni di diversi luoghi intorno alla cattedrale e alla chiesa di Santa Maria Forisportam concessi dalla British Library. Questo gruppo di opere – i disegni, incollati in un album del primo Ottocento già di proprietà del re Giorgio III d’Inghilterra, e poi di Giorgio IV, saranno per la prima volta staccati – fornisce una documentazione importante della città di Lucca nel Settecento.
“I cinque disegni di Lucca e il dipinto Piazza San Martino con la cattedrale del museo di York – afferma Bożena Anna Kowalczyk – costituiscono l’unica documentazione nota del viaggio di Bellotto nella città toscana. La stretta vicinanza stilistica e tecnica del dipinto di Lucca alle due vedute di Firenze, eseguite con dimensioni simili, rare per l’artista, L’Arno al Tiratoio con il Ponte Vecchio e L’Arno dalla Vaga Loggia, con San Frediano in Cestello, di collezione privata – che si confermano commissionate da Gerini, eseguite dunque nell’estate 1740 –, indica una data del viaggio di poco successiva, a settembre o a ottobre di quell’anno; Piazza San Martino con la cattedrale riprende inoltre, perfezionandola, la composizione prospettica e luministica della Piazza della Signoria, Firenze, nel 1741 registrata nella collezione di Riccardi, amico strettissimo di Gerini”.
Le vedute di Firenze
Accanto alle opere di soggetto lucchese sono inoltre presentate in mostra alcune delle vedute conosciute di Firenze realizzate da Bellotto durante e a seguito della sua visita in Toscana, come Piazza della Signoria, Firenze e L’Arno dal Ponte Vecchio fino a Santa Trinità e alla Carraia, entrambe del 1740, provenienti dal Szépmúvészeti Múzeum di Budapest; L’Arno verso il Ponte Vecchio, Firenze e L’Arno verso il ponte alla Carraia, Firenze, ambedue del 1743-1744, prestate dal Fitzwilliam Museum di Cambridge; e il disegno a penna e inchiostro Capriccio architettonico con un monumento equestre del 1764, dal Victoria & Albert Museum di Londra, che documenta la visita di Bellotto a Livorno.
L’autonomia conquistata in questo primo viaggio fuori dalla città natale è alla base dei futuri sviluppi della carriera di Bellotto, al ritorno a Venezia come nei viaggi a Roma e in Italia del nord, e più tardi, a partire dal 1747, nell’Europa centrale.
Sono inoltre esposti anche dipinti di Luca Carlevarijs, altro vedutista tra i primi pittori veneziani collezionati dal nobile mercante Stefano Conti (1654-1739), di Giuseppe Zocchi (1717-1767), pittore di casa Gerini di cui in mostra è esposto il ritratto di Gerini e Zanetti, e di alcuni anonimi ma talentuosi artisti che, a Lucca, eseguirono copie dell’eccezionale veduta di piazza San Martino realizzata da Bellotto, a testimonianza della ricaduta che la presenza di quest’opera ebbe in città.
Altro manufatto di grande interesse è la camera ottica in legno, vetro e specchio usata da Canaletto e concessa in prestito dal Museo Correr di Venezia.
Il viaggio di Bellotto fu, come abbiamo visto, patrocinato dal conoscitore e antiquario veneziano Anton Maria Zanetti di Girolamo, in stretto contatto con i più importanti collezionisti toscani. Bellotto ebbe peraltro occasione di vedere a Lucca quattro magnifiche vedute di Venezia di suo zio Canaletto, commissionate nel 1725 da Stefano Conti. Questa fitta rete di relazioni artistiche, che assicurò il successo del giovane pittore, è illustrata in mostra da una serie di documenti originali dell’epoca: libri, lettere, ricevute di pagamento per commissioni di opere, provenienti dalla Biblioteca Statale di Lucca.
Bernardo Bellotto biografia
Bernardo Bellotto nasce a Venezia nel 1722, terzogenito di Lorenzo Bellotto e di Fiorenza Canal, sorella di Canaletto. Allievo dello zio fin da giovanissimo, dimostra un talento precoce come vedutista. Nel 1738 si

iscrive alla corporazione dei pittori veneziani. Nel 1740 intraprende il viaggio a Firenze e Lucca, invitato dalla nobiltà toscana e probabilmente nel 1742 si reca a Roma, su suggerimento dello zio e maestro Canaletto. Un altro suo viaggio italiano importante è quello in Lombardia, dove dipinge vedute di Milano, Vaprio e Gazzada su commissione dei conti Simonetta, Perabò e dell’arcivescovo Pozzobonelli, e a Torino, dove realizza due magnifiche vedute della città per la corte sabauda. A Verona nel 1745-1745 dipinge l’Adige dal ponte Nuovo e il ponte delle Navi per un committente inglese. La prima biografia dell’artista è dovuta all’amico Pietro Guarienti, pittore veronese e ispettore della Galleria Reale di Dresda.
Bellotto si distingue dal maestro per il rigore prospettico, uno spiccato realismo e l’interesse per la resa precisa delle strutture architettoniche; le città dipinte da questo geniale allievo sono immerse in una luce argentata, le sue figure sono caratterizzate con cura e le ombre sono più scure, dai netti contorni. Nel 1747 è invitato da Augusto III, elettore di Sassonia e re di Polonia, che lo nomina un anno più tardi pittore di corte. Le vedute di Dresda, Pirna e Koenigstein, realizzate tra il 1747 e il 1758 per Augusto III e per il suo primo ministro conte Bruhl, appartengono ai capolavori della pittura europea del Settecento. Alla fine del 1758, quando in Sassonia imperversava la guerra dei sette anni, lo troviamo a Vienna con il figlio Lorenzo; qui lavora per l’imperatrice Maria Teresa d’Austria e per i principi Kaunitz e Liechtenstein. Nel 1761 è a Monaco di Baviera e all’inizio del 1762 ritorna a Dresda, trovando la sua casa, la collezione e la magnifica biblioteca distrutte dal bombardamento prussiano. I suoi mecenati, il re e il primo ministro, muoiono nel 1763, e nel clima culturale cambiato la sua pittura non trova più il successo. Nel 1764 è nominato professore di prospettiva all’Accademia delle Belle Arti, ma soltanto a Varsavia, alla corte del re Stanislao Augusto Poniatowski, dove si trasferisce nel 1767, trova il giusto riconoscimento come artista. Le ventisei vedute della città e del castello di Wilanów sono state preziose come modelli per la ricostruzione della città dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Muore a Varsavia 17 ottobre 1780.
Bernardo Bellotto. 1740 Viaggio in Toscana
12 ottobre 2019 – 6 gennaio 2020
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
via San Micheletto 3, Lucca
Orari: tutti i giorni (lunedì escluso) dalle ore 10 alle 19; ultimo ingresso: ore 18:30
Informazioni Telefono 0583 467205
www.fondazioneragghianti.it