Mostre

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

La mostra “Da Donatello a Lippi. Officina Pratese” vuol mettere in luce, con un focus particolare, il ruolo che Prato ha avuto nella storia del Rinascimento.

Non si può capire il Rinascimento, senza conoscere Prato

mostra officina pratese
Filippo Lippi – Madonna della Cintola

Negli spazi del Museo di Palazzo Pretorio opere provenienti da tutto il mondo sono la testimonianza di una stagione artistica importante di cui furono protagonisti fra gli altri Donatello, Paolo Uccello, Filippo e Filippino Lippi.

E’ in questo senso che va l’affermazione: “Non si può capire il Rinascimento, senza conoscere Prato” fatta da Keith Christiansen, curatore d’Arte Europea del Metropolitan Museum di New York e tra i maggiori esperti al mondo di arte rinascimentale. La mostra è curata da Andrea De Marchi (Università di Firenze) e da Cristina Gnoni (Soprintendenza ai Beni Artistici di Firenze, Prato e Pistoia).

La storia dell’Officina Pratese inizia grazie alla fabbrica del Duomo. Nel 1428 Donatello e Michelozzo furono chiamati a realizzare il magnifico pulpito per l’ostensione della sacra cintola. Ovvero la cintura che secondo tradizione la Vergine consegnò a San Tommaso al momento dell’Assunzione e che nel 1141 fu portata in città dalla Terra Santa dal mercante Michele Dagomari.

Da allora fu oggetto di una straordinaria venerazione, diventando il tesoro più prezioso della città e il fulcro delle sue vicende artistiche. Ancora oggi le cinque ostensioni annuali dal pulpito di Donatello raccolgono in piazza migliaia di persone.

Mostra Officina Pratese: Paolo Uccello

paolo uccello
Paolo Uccello – Annunciazione

Poco dopo, Paolo Uccello fu incaricato di affrescare la cappella dell’Assunta. Paolo era un giovane irrequieto e geniale, e la mostra documenta, per la prima volta, la sua produzione di quegli anni. Due opere per tutte: la splendida Natività di Karlshure, per la prima volta in mostra, e il San Giorgio e il Drago, da Melbourne.

Ma è soprattutto a Filippo Lippi, che la mostra è dedicata, all’artista che Vasari definì “il più singolare maestro del tempo suo“, e che a Prato dipinse i suoi capolavori, a partire dagli affreschi del Duomo, iniziati nel 1452.

Razionalità e potentissima fantasia – ha detto l’assessore alla cultura Anna Beltrame – l’uso audace e sapiente del colore, la stupefacente bellezza dei volti e delle figure, la capacità di trasmettere emozioni, fanno di Filippo uno straordinario narratore di storie, un precursore della maniera moderna, dei grandi maestri dell’arte del Cinquecento, a cominciare da Michelangelo e da Leonardo, alle cui sperimentazioni nella tecnica dell’affresco egli preparò il terreno, proprio a Prato“.

Gli affreschi del Duomo furono completati solo nel 1466, anche per lo scandalo suscitato dalla passione per suor Lucrezia Buti, che frate Filippo convinse a fuggire dal convento di Santa Margherita, folgorato dalla sua “bellissima grazia”. Fu un amore duraturo, dal quale nacque Filippino, che a Prato iniziò a dipingere e che, dopo la morte del padre, si affidò alla guida di Botticelli, di cui Filippo era stato maestro.  Di Lucrezia fra Filippo ci ha lasciato immagini indelebili, raffigurandola più volte nelle sue opere: dalla Salomè del Duomo, alla Santa Margherita della Madonna con la Cintola, l’immagine simbolo della mostra.

I maestri in mostra all’Officina Pratese

mostra officina pratese zenobi strozzi
Zanobi Strozzi – Viaggio del mago Baldassarre

Tante sono le storie, le idee, le innovazioni, dell’Officina Pratese, anche grazie ad altri artisti, come Fra Diamante e il Maestro della Natività di Castello, Maso di Bartolomeo, Zanobi Strozzi, Domenico di Michelino. La mostra vuole offrire, attraverso una scelta di opere tutte di grande qualità, alcuni squarci di luce su queste personalità, per aiutare a capire meglio quanto a Prato di loro è rimasto.

Al tempo stesso si prefigge alcune operazioni esemplari di ricostruzione di opere che erano a Prato e che sono state smembrate, riunendo predelle e pale ora divise fra i musei pratesi e le collezioni straniere (l’Assunta di Zanobi Strozzi dipinta per il Duomo, ora a Dublino, e la predella del Museo di Palazzo Pretorio; il capolavoro del Maestro della Natività di Castello, la pala di Faltugnano ora nel Museo dell’Opera del Duomo, la cui predella è spartita fra la National Gallery di Londra e la Johnson Collection di Philadelphia).

Vengono così riportate a Prato opere che si trovano in importanti musei stranieri, come la pala di Budapest di fra Diamante. Infine, intorno ai capolavori del Rinascimento pratese, Roberto Piumini ha creato un percorso di poesia pensato per i bambini, e per gli adulti che dei bambini hanno ancora la libertà di sguardo.

È il più grande scrittore italiano di testi per l’infanzia, ma è anche l’autore di un incantevole racconto sull’amore tra Filippo e Lucrezia, ripubblicato in questa occasione. Da Donatello a Lippi è dunque una mostra da non perdere, per il rigore con cui è stata costruita, per la bellezza e le emozioni che può regalare, per una città che merita di essere scoperta.

Da Donatello a Lippi. Officina Pratese

fino al 13 Gennaio 2014
Palazzo Pretorio – Prato
Orario: 10 – 19
Per informazioni: 0574 19 34 996
www.palazzopretorio.prato.it

Approfondimenti – Le grandi mostre del Rinascimento

Tra le grandi mostre dedicate al Rinascimento, abbiamo scritto delle seguenti:

 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.