La mostra L’Età dell’Oro a Perugia alla Galleria Nazionale dell’Umbria propone ai visitatori un prezioso filo d’oro che li guida lungo un viaggio di nove secoli di storia dell’arte, dal Medioevo alla contemporaneità.
L’oro: il re dei metalli
L’oro, il re dei metalli, nell’arte acquista il potere di trasformare ogni opera in manifestazione del sacro e sguardo spirituale sulla realtà. E’ proprio di questo che si occupa L’età dell’oro.
La mostra propone infatti cinquanta opere di artisti che si espandono per un arco temporale dal Medioevo ad oggi. Tra gli antichi il Maestro di San Francesco, Duccio di Boninsegna, Gentile da Fabriano, Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, Bernardino di Mariotto, il Maestro del Trittico del Farneto, Bartolomeo Caporali. Tra i moderni, in dialogo con le opere dei primi Carla Accardi, Alberto Burri, Mario Ceroli, Gino De Dominicis, Yves Klein, Jannis Kounellis, Marisa Merz, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Andy Warhol.

L’Età dell’oro: una mostra al di là del tempo
In nome dell’oro si confrontano creazioni impermeabili a una lettura cronologica, ma in grado di affrontare un colloquio con un’altra epoca. A parlare sono i simboli, le forme, l’essenza più intima dell’opera e dell’arte stessa.
All’interno del percorso s’incontra inoltre il dipinto Le tre età (1905) di Gustav Klimt, autore per il quale l’oro ha rivestito un ruolo fondamentale, concesso in prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
L’oro, il re dei metalli, non soggetto a ossidazione e inalterabile all’acqua e all’aria, malleabile eppure forte, acquista nelle arti visive il potere di trasformare la figurazione in manifestazione stessa del sacro e della luce celeste.

L’Età dell’Oro in mostra alla Galleria Nazionale dell’Umbria: il percorso
La mostra si apre con la collezione di fondi oro della Galleria Nazionale dell’Umbria nella quale ben si inserisce il capolavoro di Michelangelo Pistoletto Autoritratto oro del 1960. Si tuffa quindi nel XIII secolo quando il Maestro di San Francesco introdusse nella pittura su tavola tecniche di lavorazione della foglia d’oro. La sua Deposizione del dossale di San Francesco al Prato è accostata al Monochrome sans titre realizzato da Yves Klein per il santuario di Santa Rita da Cascia.
Duccio di Buoninsegna e Lucio Fontana
Con Duccio di Buoninsegna si assiste a una ulteriore evoluzione in termini di complessità ed eleganza della lavorazione dell’oro. La sua Madonna col Bambino e sei angeli (1304-1310), immagine di nascita e morte, confermata dall’ansia del bimbo che cerca gli occhi della madre, dal velo leggero che lo avvolge prefigurando un sudario e dallo sguardo severo della Madonna consapevole del destino del Figlio, dialoga con il Concetto spaziale su fondo oro di Lucio Fontana. Questo fondo oro contemporaneo appare come una diretta evocazione della potenza simbolica dell’icona, rafforzata dal gesto umano della lacerazione sulla tela.

Seguono due magnifici reliquiari. Il primo è quello di santa Giuliana di Cataluccio di Pietro da Todi, che conteneva il cranio della martire e accoglie invece in questa occasione la testina femminile dorata di Marisa Merz che conserva il potere e il sapore di una reliquia. Il secondo è quello di Montalto, attribuito a Jean du Vivier, manufatto di oreficeria francese della fine del XIV secolo, appartenuto in passato a Carlo V di Valois e Lionello d’Este e donato poi da Sisto V alla cittadina marchigiana d’origine, che si affianca all’ex-voto che Yves Klein dedicò a Santa Rita da Cascia.
Entrambi i lavori sono caratterizzati dall’abbinamento dell’oro con lo smalto traslucido, tecnica estremamente elaborata messa a punto proprio a Siena sul calare del Duecento.
Gentile da Fabriano e Pistoletto in mostra all’Età dell’Oro a Perugia
L’apice della ricercatezza e dello splendore, per l’uso dell’oro nelle arti, si consegue all’inizio del Quattrocento con la piena maturazione del gusto tardogotico, di cui è prova luminosa la Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, con l’evanescente apparizione dei suoi angeli graniti che evoca l’altrettanto incorporeo Sacerdote di Michelangelo Pistoletto, schiacciato in una bidimensionalità bizantina, protetto da un’architettura goticheggiante che si staglia sull’oro del fondo. Lo stesso che pian piano crescerà in una serie di autoritratti dagli effetti sempre più riflettenti, come evidente precursore dei quadri specchianti.

Sono ancora suggestioni visive, semantiche e iconografiche a ispirare dialoghi come quello fra la bellezza smaterializzata della Golden Marilyn 11.40 di Andy Warhol e l’Angelo dalla Pala dei cacciatori di Bartolomeo Caporali. L’Oroblu (Oriente) di Carla Accardi e il manto in tessuto operato della Madonna col Bambino del Maestro della Madonna di Montone. oppure La Maddalena tutta “mentale” di Fausto Melotti e la santa dalle lunghe chiome e dalle vesti opulente dipinta da Taddeo di Bartolo per il Polittico di San Francesco al Prato.
Jan Fabre e il piviale Armellini
In epoca moderna il più prezioso dei metalli continua a essere utilizzato diffusamente in altre tecniche artistiche come nella miniatura. Lo dimostrano le magnetiche visioni di Cesare Franchi detto il Pollino, rilette in chiave attuale da Elisa Montessori.

Oppure nell’arte tessile, dove abbonda l’uso dell’oro nella moda delle classi più elevate e soprattutto nei paramenti liturgici.
Particolarmente esemplificativo, a questo proposito, è il dialogo tra gli Scarabei stercorari di Jan Fabre, con i loro simboli cristiani, e lo splendido piviale ricamato appartenente al cinquecentesco parato Armellini del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo.
L’ETÀ DELL’ORO.
I CAPOLAVORI DORATI DELLA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA INCONTRANO L’ARTE CONTEMPORANEA
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)
26 ottobre 2024 – 19 gennaio 2025
a cura di Alessandra Mammì, Veruska Picchiarelli, Carla Scagliosi
Mostra Età dell’Oro Perugia Galleria Nazionale Umbria – Orari:
lunedì chiuso | dal martedì alla domenica 08.30 – 19.30 (ultimo ingresso 18.30)