La mostra “Tiziano, Lotto, Guercino: le stanze segrete di Vittorio Sgarbi” racconta la passione per il collezionismo di Vittorio Sgarbi e permette di ammirare 150 opere della collezione Cavallini-Sgarbi.
La sede è Palazzo Campana, ad Osimo, dove qualche anno fa lo stesso Sgarbi ebbe modo di curare la mostra “Da Rubens a Maratta“ focalizzando temi della pittura marchigiana sempre amata e valorizzata dallo storico dell’arte.
Le stanze segrete sono «un assaggio delle 4 mila opere che possiedo e un omaggio a mia madre, alla sua attività e vitalità»,

così Vittorio Sgarbi presenta la sua collezione, costruita dal critico d’arte in 30 anni a testimonianza dell’essenza dell’arte.
«È solo una parte delle 4 mila opere che possiedo – aggiunge Sgarbi – ma la mia collezione è così ricca anche perché mia madre (Rina Cavallini, scomparsa recentemente), che comprava per me alle aste, era una donna molto curiosa».
Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi a Osimo
C’è Cleopatra che cerca la morte, firmata da una giovanissima Artemisia Gentileschi. Il ritratto di Francesco Righetti del Guercino, con la prima natura morta di libri della storia dell’arte. E poi l’Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci e La Bottega dell’artista di Pietro Paolini.
Dopo anni di avventure, aste fortunate, spese da capogiro, a Palazzo Campana Vittorio Sgarbi apre la porte della sua galleria personale di tesori d’arte. «Di ogni artista è importante avere delle opere, belle e ben conservate. Il collezionista autentico non compra un nome, non compra un’opera perché deve avere in casa Picasso o Raffaello, non l’avrà mai» – conclude il critico d’arte.

Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi ad Osimo mostra lo Sgarbi collezionista dal profondo ed è un’occasione di conoscere i suoi gusti. E’ una mappa del suo mondo interiore, della sua personalità originale, che celebra la varietà artistica italiana in uno zibaldone di dipinti, disegni e sculture.
Il disegno costante che ha ispirato il creatore della raccolta è stato la ricerca della bellezza. La sensibilità estetica, la capacità di intuire la potenza evocativa degli oggetti sono i requisiti che hanno dato vita alla mostra di Osimo: muovendosi tra le centinaia di opere raccolte in trent’anni di intensa attività si rimane sorpresi dall’eterogeneità dell’insieme, una vera e propria summa dell’arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri. Questa attenta ricerca artistica, conquistata anche con l’aiuto della madre Rina Cavallini, è espressione del profondo amore del collezionista per la bellezza dell’Italia e della sua arte, culto raffinato che si manifesta minuziosamente nelle opere esposte. La selezione di dipinti, disegni e sculture dal Cinquecento all’Ottocento abbraccia la complessa e quasi infinita “geografia artistica” del nostro Paese.
Sgarbi a Osimo: le opere in mostra

La scuola della ragione ospitante, le Marche, è rappresentata dalle opere di Johannes Hispanus, Cola dell’Amatrice, Lorenzo Lotto, Battista Franco, Giovanni Francesco Guerrieri da Fossombrone, Simone Cantarini, Andrea Lilio, Sassoferrato, Pier Leone Ghezzi, Sebastiano Ceccarini, Giovan Battista Nini e Francesco Podesti. Figurano anche altre importanti scuole italiane: da quella veneta (Pietro Liberi, Simone Brentana, Bernardo Falconi, Rosalba Carriera) a quella emiliana e romagnola (Nicola Pisano, Bastianino, Ferraù Fenzoni, Guercino, Matteo Loves, Guido Cagnacci, Giacomo Zampa, Mauro Gandolfi, Filippo Comerio), da quella toscana (Giovanni Martinelli, Onorio Marinari, Giuseppe Moriani, Pietro Balestra, Giovanni Duprè), a quella romana (Baciccio, Cavalier d’Arpino, Artemisia Gentileschi, Pseudo Caroselli, Bernardino Nocchi, Giuseppe Cades, Antonio Cavallucci, Agostino Masucci) e napoletana (Jusepe de Ribera, Andrea De Leone, Filippo Falciatore, Gaetano de Simone).
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