Il Museo di Egnazia custodisce alcuni affreschi funerari messapici assai leggibili. I Messapi, provenienti dall’antica Illiria (Balcani nord occidentali), si stanziarono nel sud della Puglia intorno al IX secolo. Controllavano un territorio corrispondente alle provincie di Brindisi e Lecce e parte di quella di Taranto e qui vissero indipendenti fino ad essere assoggettati ai romani dal 272 a.C.. Forti i rapporti con Atene e la Magna Grecia anche se Taranto fu il loro storico avversario.
Gli affreschi, quando si parli di una civiltà così antica, sono ovviamente una delle espressioni artistiche più rare a ritrovarsi. Ciò rende quelli ritrovati negli scavi di Egnazia (Gnathia) presso Fasano particolarmente preziosi.
Gli affreschi messapici del Museo di Egnazia
Provengono da una tomba aristocratica e sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Egnazia. Ritrovati nel 1846 all’interno di una tomba a camera, furono comprati da un antiquario locale. Questi li vendette al Museo Borbonico di Napoli e da lì sono giunte fino a noi.
La tomba era costituita da tre stanze ma solo quella contenente il corpo del defunto era affrescata. Figure di guerrieri a piedi e a cavallo alte circa un metro, frutti e uccelli ne adornavano le pareti.
Siamo alla metà del III secolo a.C. e, secondo gli archeologi, le poche parti sopravvissute degli affreschi originali fanno pensare alla pittura campana e centro-italica. Sappiamo però dei rapporti stretti con la Grecia la cui arte influenzava fortemente il gusto anche della classe dominante messapica.
L’addestramento del puledro
Dei quattro affreschi esposti nel Museo Archeologico di Egnazia il più avvincente è quello dedicato all’addestramento di un puledro.
Il cavaliere ha nella mano sinistra la frusta e con la tiene il cavallo con le redini. E’ nell’attimo che precede l’inizio dell’esercizio. Il cavallo è con la zampa destra solidamente poggiata a terra e la destra alzata. I due si guardano cercando l’intesa.
Il pittore ha rappresentato fedelmente i finimenti del cavallo con le borchie metalliche probabilmente in bronzo. La pittura consumata lascia ancora intravedere il morso.
Il cavaliere è di traverso, veste una corta tunica rossa ed un mantello che il movimento ha allontanato dal suo corpo un tempo, forse, azzurro. Il tempo ci ha restituito i suoi capelli corti e castani, il colorito delle guance, del naso e delle labbra.
Gli altri tre affreschi sopravvissuti rappresentano uno una parte centrale di una corazza ornata con un gorgone. Un secondo una spada. Il terzo uno scudo rotondo con al centro, anche qui, un gorgone su sfondo rosso.
Museo Archeologico Nazionale di Egnazia
Via degli Scavi, 87, 72010 Savelletri BR
T. 080 4829056
http://www.egnazia.eu
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