Il Museo Boncompagni per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX è una piccola gemma nascosta nel patrimonio artistico infinito di Roma. Così, con tutta probabilità, necessita di essere scoperto non solo dai turisti ma, ancor prima, dai romani.
Lo smembramento di Villa Ludovisi
Situato al civico 18 di Via Boncompagni, è ospitato nel Villino Boncompagni costruito dagli stessi principi nel 1901. In quegli anni, infatti, i Boncompagni procedettero alla lottizzazione ed urbanizzazione della loro villa che per 30 ettari si espandeva all’interno delle Mura Aureliane. Essa occupava, infatti, tutta quell’area che oggi è costituita dalla strade recanti i nomi delle regioni italiane (Via Veneto ne era il viale principale) ed aveva il nucleo originale dell’attuale ambasciata americana come edificio di riferimento.
Fu un’operazione speculativa assai contestata. Anche da Gabriele D’Annunzio che scrisse:
“I giganteschi cipressi ludovisii, quelli dell’Aurora, quelli medesimi i quali un giorno avevano sparsa la solennità del loro antico mistero sul capo olimpico del Goethe, giacevano atterrati… Sembrava che soffiasse su Roma un vento di barbarie e minacciasse di strapparle quella raggiante corona di ville gentilizie a cui nulla è paragonabile nel mondo delle memorie e della poesia“.
Ma così fu: nel 1886 il Comune di Roma, la piemontese Generale Immobiliare e Rodolfo Boncompagni Ludovisi firmano l’accordo. La villa fu così perduta.
I Boncompagni, però, vi mantengono una loro residenza costruendo il villino di cui si è detto. Gli ultimi ad ad abitarlo furono Andrea Boncompagni Ludovisi e sua moglie Blanceflor de Bildt. Una storia d’amore d’altri tempi che da sola sarebbe soggetto perfetto per un libro. Blanchefor, sopravvissuta al marito, lo dona nel 1972 allo Stato Italiano. Oggi, il Villino Boncompagni è un museo dedicato alla storia della grande moda italiana. Gli abiti sono certamente da sogno, ma ciò che lo rende particolare è anche altro.
Il Museo Boncompagni per le Arti Decorative
Infatti, il Museo Boncompagni fa parte della curatela della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e ciò fa si che esso ospiti opere di maestri italiani in buona parte vissuti proprio nei decenni nei quali il Villino dei Boncompagni recitava il suo ruolo nella vita culturale e mondana di Roma.
Così, soprattutto nelle sale del secondo piano, gli ambienti scandiscono i passaggi fondamentali dell’arte del XX secolo. Il Liberty, l’Art Deco, il Futurismo, gli anni ’30 ed il “ritorno all’ordine” sono mano a mano rappresentati. E lo sono non solo attraverso la pittura ma con una felice scelta di manufatti (ceramiche, vetri, bronzi) propri di quegli anni.
Si susseguono opere di grande fascino. Cambellotti con (tra l’altro) la vetrata Visione Eroica (I Guerrieri). I ritratti dedicati da Giacomo Balla alle figlie (quello di Elica è straordinario). Le Amiche, olio pregevole di Giorgio De Chirico esposto in una sala dove anche la Signorina del triestino Giannino Marchig non è da meno.
La luminosa Biombruna di Giacomo Balla accanto alle Maschere di Gian Emilio Malerba. E poi un susseguirsi di oggetti perché dedicati non solo ai ricchissimi ma anche a quella media borghesia che proprio attraverso il Liberty e l’Art Deco principia ad arredare le sue case con oggetti che, poi, nei decenni successivi, con il prorompere dell’inglese, saranno definiti di design.
La Primavera di Galileo Chini
La sala dedicata alla Primavera di Galileo Chini (1873–1956) è poi straordinaria e da sola merita la visita al Museo Boncompagni. Chini realizza le diciotto tele (ne sono esposte quattro) per la Biennale di Venezia del 1914 dove ornavano la sala dedicata allo scultore croato Ivan Mestrovic.
Da sottolineare – per capire quanto fosse considerata l’arte di Chini – che lo stesso le dipinse di ritorno da Bangkok dove aveva decorato il Palazzo del Trono.
Grande fu l’accoglienza riservata a quest’opera che è considerata una delle maggiori realizzazioni del Liberty italiano. Nei pannelli, le figure femminili sono circondate da rappresentazioni floreali e dalla luce rappresentata attraverso una moltitudine di triangoli.
Se volete approfondire quest’opera, cliccate Galileo Chini: il mito della Primavera
La vita mondana al Villino Boncompagni
Ovviamente, i principi Boncompagni e, dopo la morte di Andrea, Blanchefor, non mancarono di animare la loro casa con una vita mondana all’altezza del loro nome. Ed i saloni del piano terra lo rivelano. Bello il ritratto della padrona di casa di autore ungherese alla maniera del grande Boldini. Affascinante la tappezzeria dai raffinatissimi motivi di uccelli del salottino privato di Blanchefor.
Curiosa e certamente interessante la culla che il Comune di Roma regalò a Casa Savoia (con gli stemmi dei Rioni di Roma) e che oggi è conservata proprio al museo Boncompagni.
Insomma, ecco un’altra piccola perla di una Roma che non finisce mai di incantarci con i suoi tesori…
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