Esistono diversi motivi per visitare il Museo dell’Opera del Duomo di Siena, oltre la vista spettacolare che si gode dal facciatone. Il primo è la possibilità di toccare con mano il percorso dell’arte senese tra XIII e XIV secolo. Un percorso particolare che la condusse dalle influenze bizantine ad un’estetica nuova ancor prima di quella che sarebbe poi stata la rivoluzione di Giotto (1267-1337). A questo proposito, è irrinunciabile la visita alla cripta del duomo dove i canoni della prima generazione degli artisti senesi sono visibili in modo rimarchevole.
Museo del Duomo di Siena: il percorso
I nomi di Guido da Siena (1230–1290) prima e di Duccio di Buonisegna (1255-1319) poi, sono i più noti nella storia dell’arte ma ad essi si affiancava una nutrita schiera di maestri tale da
costituire una scuola vera e propria. Erano gli anni della grandezza di Siena in lotta con Firenze. Gli anni nei quali l’affermazione politica ed economica di una città veniva dimostrata anche attraverso la grandiosità delle imprese architettoniche ed artistiche. Gli anni della costruzione del Duomo, catalizzatore dell’ascesa artistica di Siena. Una fabbrica così rilevante da far si che oggi il suo museo vanti una collezione di livello assoluto.
Ve ne accorgerete subito entrando nella prima sala dedicata alle statue di Nicola Pisano (1220-1284) che ornavano la facciata del Duomo (poi sostituite da copie) e la splendida tonda vetrata policroma realizzata da Duccio di Buonisegna ed oggi tenuta premurosamente protetta nel museo.
Nicola Pisano, o Nicola d’Apulia, portava con se due mondi che furono con tutta probabilità preziosi per Siena: l’ammirazione per la cultura classica e l’esperienza pisana dove il rinnovamento artistico rispetto agli schemi bizantini aveva già intrapreso il suo corso.
La sala non vi lascerà scenograficamente indifferenti, tutt’altro. A completarla una serie di altre opere scultoree tra le quali spicca il tondo della Madonna col Bambino di Donatello. In realtà, al di là dell’impatto visivo, la statuaria del Pisano vi fornirà prova del grande ruolo che la scultura ebbe nello stimolare a sua volta il rinnovamento della pittura.
Da Bisanzio verso il Rinascimento
A questo punto, potete avviarvi ai piani superiori. Scoprirete che, purtroppo, le sale non sono all’altezza della prima e certo non di un museo di impostazione contemporanea, come quello straordinario del Museo del Duomo di Firenze. Ma a questo si può porre rimedio, volendo.
Il percorso da fare, però, non è quello delle sale ma quello della cronologia dell’evoluzione dell’arte senese. Arrampicatevi su per le scale fino alla saletta che custodisce la Madonna degli Occhi Grossi – prova provata dell’influenza bizantina – e la sorprendente Crocefissione al centro della sala. Qui il Cristo si gira dolorosamente su un fianco con una forza plastica straordinaria certo diversa dalla compostezza formale dell’immagine sacra. E’ evidente che attraverso la scultura il “nuovo” sta arrivando.
La Maestà di Duccio di Buoninsegna
A questo punto riscendete al piano che ospita il capolavoro della collezione: la Maestà di Duccio di Buoninsegna (1308). L’opera richiederebbe un libro e non un
articolo ma troverete un’audioguida molto ben fatta. Ammirate però anche la Madonna di Crevole (1283), sempre di Duccio, nella stessa sala. L’intensità dello sguardo della Vergine, il suo amore per il figlio, sono palpabili. Il gesto del Bambino che accarezza il viso della madre rinforza la percezione del sentimento. Certamente un’espressione più intima, più privata, di quella solenne che la Madonna assume nella Maestà. A mio gusto, assai più emozionante.
Non ve ne andate, però, prima di aver ammirato, nella saletta successiva, le statue lignee dorate di Jacopo della Quercia (1374-1438). L’oro si è in buona misura consunto ma ha donato loro una patina formidabile.
Il Facciatone del Duomo di Siena
Il facciatone è ciò che resta (insieme alla struttura che ospita il museo) della navata destra del “duomo nuovo”. Esso avrebbe enormemente ampliato quello che vediamo ma la costruzione fu interrotta a causa della terribile peste del 1348. Il percorso museale termina proprio con l’accesso al facciatone e la sua vista spettacolare sul duomo e su Siena.
Salire fino alla sua sommità è un must della visita a Siena ed è bene sapere due cose. La prima è che l’accesso è limitato a gruppi di trenta persone. Conviene verificare subito quanto sia lunga la coda e valutare se salire a fine o a inizio visita.
La seconda, soprattutto se non siete appassionati di fitness, è che la Torre del Mangia non è poi molto più alta del facciatone (poiché Piazza del Campo è assai più in basso del duomo). Quindi, se vi siete goduti Siena dal facciatone, potete pensare di risparmiarvi i 300 gradini.
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