Museo Munch Oslo
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Museo Munch a Oslo: visita e opere

Il Museo Munk di Oslo (o Munkmuseet) è la summa dell’opera di Edvard Munch (1863-1944), il maggior artista moderno della Norvegia.

Infatti, grazie alla donazione effettuata dallo stesso Munch, il museo può contare su un patrimonio immenso. 1.200 dipinti, 7.050 disegni, oltre 18.000 grafiche, 14 sculture costituiscono infatti il lascito del maestro. Così il Munch Museum può offrire contemporaneamente mostre che approfondiscono la figura del pittore da diverse angolature insieme a esibizioni dedicate ad altri autori.

Ospitata nel quarto piano del museo, Infinite propone un percorso assolutamente articolato nella produzione di Edvard Munch. Non si tratta però di un percorso cronologico quanto l’approfondimento di 12 temi al cui interno, comunque, è possibile apprezzare anche l’evolversi del maestro nel corso del tempo.

Infinite: Munch in 12 prospettive

In questa mostra permanente che rappresenta il pezzo forte del museo, i dodici temi individuati dai curatori permettono di addentrarsi nelle principali aree emotive toccate dall’arte di Munch e dunque uscire dal percorso con una conoscenza complessiva della sua opera.

Oneself, cioè Se stessi (gli autoritratti), permette di verificare subito quanto appena detto. Ci si muone infatti dal primo autoritratto figurativo del 1881 e fortemente volitivo a “Autoritratto tra l’orologi ed il letto” del 1942. Qui Munch si rappresenta ormai anziano, senza veli ne desiderio di proporsi come qualcuno che non sia semplicemente se stesso.

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Munch Melanconia 1893

Alone, cioè Da soli, con l’iconica tele Melanconia. Uno stato d’animo ed una condizione, quella della solitudine, che Munch visse in modo significativo durante la sua esistenza.

Naked, Nudo. Quelli che Edvard Munch realizza non sono nudi accademici, finalizzati alla proposizione del bello. Sono nudi introspettivi dove la nudità del protagonista ne accentua l’espressività psicologica sia di sentimenti e momenti positivi che negativi.

Others, Gli Altri. Munch è anche ritrattista di assoluto livello. In senso figurativo nei primi anni del suo lavoro e poi man mano seguendo percorsi meno legati alla resa della realtà tangibile. Così il visitatore può iniziare dal ritratto della sorella Laura del 1882 e proseguire con quello di Stanislaw Przybyszewski (1894) concentrato sul solo viso che emerge drammaticamente da uno sfondo pallido appena accennato. Poi c’è il colore urlato dei ritratti novecenteschi di personaggi e amici che (se vogliamo) culminano con quello di Friedrich Nietzche (1906).

In Motion (In Movimento). Edvard Munch fu anche appassionato di fotografia e di cinema, ciò lo portò a riflettere anche sulla resa del movimento e dell’emozione ad esso collegata. L’Assassino (qui sotto) ne è un chiaro esempio (1910).

edvard munch assassino

Museo Munch Oslo: L’Urlo

The Scream (L’Urlo). Il Museo Munch espone tre versioni di questa opera iconica ed autobiografica, un’altra è esposta sempre ad Oslo al National Museum. Lo stesso autore ha spiegato l’origine dell’ispirazione:

“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.”

Se volete approfondire la genesi di questa tela, proporrei L’Urlo Wikipedia

L’universo femminile e la morte

Outdoors (All’aria aperta) racconta le opere di Munch dedicate alla natura ed all’espressione dei sentimenti che egli coglie in essa. Ovviamente si tratta della natura norvegese, un ecosistema particolarissimo.

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Edvard Munch – Madonna

On the surface (Sulla superficie) cerca in realtà di indagare oltre la superficie. Cioè andare a guardare dentro alle tele dove il disegno ed il colore non raccontano tutto ma lasciano ampio spazio all’indagine. E’ il caso di Vita e Morte del 1893.

Variations (Variazioni) presenta invece un aspetto che è condiviso dall’arte di molti maestri. Ovvero tornare più volte sullo stesso argomento, sul medesimo contenuto ma analizzandolo e rappresentandolo da punti di vista diversi.

Gender (Genere). I decenni tra ‘800 e ‘900 furono caratterizzati dal prendere corpo in modo significativo del movimento per i diritti delle donne. Edvard Munch vive questo dibattito e lo rappresenta con una molteplicità di opere che guardano al tema da ogni punto di vista. Iconica certamente la tela Madonna. Totalmente diversa e dotata di una grande impatto visivo “Notte d’Estate. Sirena”.

To Die (Morire). Edvard Munch dipinge la morte spesso e con caratteristiche di drammaticità eclatanti. Non sono morti eroiche, non vogliono celebrare nessuno: sono le morti vissute nel quotidiano nella solitudine del dolore. L’artista le rende senza nascondere in alcun modo la tragedia del momento dove protagonista non è colui che muore ma coloro che alla sua morte assistono.

Munchmuseet: non solo l’arte di Munch

Il Museo Munch è un luogo iconico di Oslo, un’architettura che si impone all’attenzione e diventa landmark. E’ un contenitore di mostre temporanee ma anche un imperdibile punto d’osservazione sulla città.

All’ultimo piano, lo skybar ed il ristorante offrono, anche all’aperto, una vista assolutamente da non perdere.

Museo Munch Oslo – Munch Museum

MUNCH, Bjørvika:
Edvard Munchs plass 1,
0194 Oslo

info@munchmuseet.no

https://www.munchmuseet.no/en/

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.