La comunità artistica romana di inizio ‘600 doveva essere una comitiva piuttosto agitata, formata da pittori veloci sia con la spada che con il pennello. Tra questi Michelangelo Merisi e Orazio Borgianni (Roma, 1574-1616).

O forse, avevano un nemico comune con il quale, meschino, se la prendevano tutti quanti: il pittore e biografo dei suoi contemporanei Giovanni Baglione. Questi accusò Orazio Borgianni e Carlo Saraceni di aver cercato di farlo ammazzare (o forse solo spaventare) da un sicario nel 1606. Tre anni prima lo stesso Baglione aveva trascinato in tribunale Caravaggio e Orazio Gentileschi (il padre di Artemisia, ovviamente) per averlo insultato con sonetti irriverenti la sua arte. Anzi, per fare di tutte le erbe un fascio, Baglione dichiarò addirittura al giudice che Caravaggio era il vero mandante dell’azione ordita da Borgianni e Saraceni.
Insomma, un bel gruppetto di facinorosi i quali, cittadini dello stato (teoricamente) più pio dell’Occidente, non disdegnavano di commettere qualsiasi peccato.
Borgianni e Caravaggio: apparentemente lontani
Ma i punti di contatto tra Caravaggio e Borgianni terminano qui. Se infatti sono numerosi gli artisti che in quei decenni all’unico Michelangelo degno del Buonarroti devono tutto,

Orazio Borgianni non è tra questi. Ma ciò non necessariamente a suo vantaggio.
Infatti, se anche voi ritenete che la pittura “moderna” si divida in ante e post Caravaggio (a.C. e d.C., curiosamente), allora sapete che non è mai generoso procedere a confronti e accostamenti con il Merisi.
Orazio Borgianni ha una grande tecnica. E’ un virtuoso, non c’è dubbio. Un palmo sopra la maggioranza dei sui contemporanei ma in un genere che è ormai omologato alla rappresentazione ortodossa dei temi sacri.
Il tema sacro è preponderante ed allineato alla chiesa. Non sono certo le Madonne popolane del Merisi, la Lena trasformata in Vergine nella Madonna dei Pellegrini con il marchese Cavalleti con i piedi zozzi nella parte del pellegrino… Né la Madonna dei Palafrenieri che era proprio troppo per i pii committenti… ma non per il cardinal principe Scipione Borghese a cui il seno prorompente di Lena proprio non dispiaceva.
Emerge così una visione presepistica dove il pathos si perde nella didattica. Così l’angelo della Sacra Famiglia con San Giovannino di Borgianni è nulla rispetto al collega della Fuga in Egitto di Caravaggio che ruba la scena ai sacrissimi personaggi.
Orazio Borgianni: attenti ai particolari

Avevo però detto che non bisognava fare confronti e mi sono lasciato trascinare…
Orazio Borgianni è un protagonista dei suoi tempi. Un virtuoso in un periodo dove però, va detto, se la tua tecnica non era assoluta potevi solo dipingere per le sacrestie di campagna.
Borgianni è un pittore di particolari: il ricamo della veste di San Carlo Borromeo, ìl gallo della Sacra Famiglia con Sant’Anna, la perfezione delle vecchie (e qui si percepisce che Orazio e Michelangelo oltre ad ordire ai danni del povero Baglione ogni tanto avranno anche parlato di pittura), le tavolozze dai delicati toni marroni, le atmosfere soffuse.
I turbanti dei personaggi della concitata scena del Cristo fra i dottori con la figura alla sinistra che tiene tra le dita i pince-nez (chissà se all’epoca si usassero): una tela prepotente. Il Compianto del Cristo Morto con la sua doppia citazione. Quella ovvia per il Mantegna ed i piedi di Cristo che vi invito a guardare e a decidere voi se non abbiano come ispiratore un signore già citato.
Va detto, a merito assoluto di Orazio Borgianni, che i suoi ritratti (e autoritratti) sono impeccabili. Tele da collezione (avendo i mezzi…).
Orazio Borgianni Biografia
Nato nel 1574 a Roma da padre fiorentino. Sappiamo che agli inizi degli anni ’90 del XVI secolo è in Sicilia e nel 1593 dipinge un San Gregorio per la chiesa di San Domenico a Taormina. Tornato a Roma, vi soggiorna alcuni anni. Probabilmente fino al 1598 quando si trasferisce per un primo periodo in Spagna.
E’ certamente di nuovo a Roma nel 1603 e poi di nuovo in Spagna da dove torna in tempo per mettersi nel guai con l’assalto a Giovanni Baglione nel 1606. Nella città rimarrà fino alla morte nel 1616.
Borgianni a Palazzo Barberini
La Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini custodisce due capolavori dell’artista: l’Autoritratto e la Sacra Famiglia con San Giovannino, Sant’Elisabetta e un angelo, insieme a un importante raccolta

di dipinti caravaggeschi.
Nel corso del 2020 Palazzo Barberini ospita la prima mostra monografica dedicata a Orazio Borgianni dove sono esposte 18 opere del maestro. Tra queste la Visione di San Francesco di Sezze, il San Carlo Borromeo della Chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, la Natività della Vergine di Savona, il Cristo fra i dottori del Rijksmuseum di Amsterdam.
Una seconda sezione – con 17 opere in mostra – riguarda quella schiera di pittori rispetto ai quali l’influenza di Borgianni fu significativa. Fra questi Carlo Saraceni, Antiveduto Gramatica, amico di Borgianni e testimone al suo testamento, Giovanni Lanfranco, Simon Vouet, Giovanni Serodine, tre fra i protagonisti dell’ambiente artistico romano fra la fine del secondo e il terzo decennio del ‘600, Marcantonio Bassetti, Carlo Bononi, Guido Cagnacci, Tanzio da Varallo, Giovan Francesco Guerrieri, Luis Tristan e Claude Vignon.
Per approfondire la conoscenza di Orazio Borgianni leggi Gianni Papi Saggio Orazio Borgianni Mostra Palazzo Barberini
Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio
mostra a cura di Gianni Papi
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Roma, via delle Quattro Fontane 13