La Cappella Firenzuola in San Giovanni dei Fiorentini a Roma conserva due ampi affreschi di Orazio Gentileschi (1563-1639) che meritano senz’altro di essere visti. Li definirei assolutamente piacevoli e di tecnica pregevole. Valgono la passeggiata.
Orazio Gentileschi: biografia breve
Forse Orazio Gentileschi, pisano di nascita da padre fiorentino ma romano di adozione, è più famoso per essere il padre di Artemisia. Viceversa fu un artista prolifico ed apprezzato anche se non un innovatore.
Dall’età di tredici anni si stabilisce a Roma dove dimora stabilmente fino al 1613 quando inizia a lavorare nelle Marche. Nella prima parte degli anni venti del secolo è a Genova e a Firenze. Poi, nel 1624, si trasferisce alla corte di Maria de’ Medici regina di Francia. Vi rimane due anni per poi passare la Manica e stabilirsi a Londra alla corte di Carlo I re d’Inghilterra dove rimarrà fino alla morte nel 1639.
Grande amico di Caravaggio, fu insieme a quest’ultimo trascinato in tribunale dal pittore e biografo di artisti Giovanni Baglione con l’accusa di averlo diffamato. Infine, la storia vuole che l’11 settembre 1599 Caravaggio e Orazio, insieme ad Artemisia ancora bambina, assistettero insieme all’esecuzione di Beatrice Cenci.
Certamente influenzato dall’amico Merisi (e chi non lo fu nella Roma di quegli anni..), Orazio Gentileschi non ne sposò pedissequamente l’approccio ma trovò una sua strada sospesa tra il tardo manierismo e quella linea classica che si andava affermando anche a Roma nei primi decenni del ‘600.
San Giovanni dei Fiorentini: la Cappella Firenzuola
Simone da Firenzuola (1515 -1593), fiorentino di nascita ma affermatosi come mercante e banchiere a Roma, fu personaggio di spicco nelle Firenze e Roma dei suoi tempi. Le sue ricchezza ma anche l’eredita del padre Alessandro, ricco notaio, gli consentirono di costruire a Firenze un’importante residenza cittadina (l’attuale Palazzo Giugni).
La Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini era la chiesa di riferimento della comunità gigliata di Roma. Così, alla morte del padre, nel 1593, i figli Filippo e Agnolo ottengono il giuspatronato della cappella che vediamo ancora oggi (la seconda a mano destra). Per ricordare il nome del padre, la dedicano ai Santi Simone e Giuda.
Vi fecero realizzare due affreschi principali: “Il Diacono Eufrosino discolpato dal figlio della fanciulla di Babilonia grazie ai Santi Simone e Giuda” e “I Santi Simone e Giuda battezzano il re di Persia e il generale Barbadach”. Una serie di belle immagini (diverse di esse monocrome) popolano le colonne e l’arco.
In buono stato di conservazione, sono una visione assolutamente piacevole. Eleganti, ben dimensionati, con una certa ricerca delle fisionomie meritano assolutamente una sosta.