Bernardo Oyarzun Cile Biennale Venezia 2017
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Bernardo Oyarzun e i Mapuche alla Biennale di Venezia 2017

Bernardo Oyarzun e la sua foresta di maschere Mapuche, sono l’installazione – dal titolo Werken – presentata alla Biennale di Venezia 2017 dal Cile.

La foresta di maschere sui loro lunghi steli non vi potrà lasciare indifferente. E’ come se un intero popolo, centinaia di individui, apparisse alla vostra presenza dal buio dove la storia lo ha relegato. Infatti, la vicenda dei Mapuche è senz’altro particolare. Localizzati nel Cile centro-meridionale, i Mapuche resistettero ai conquistadores ed appoggiarono poi i coloni europei nelle lotte per l’ottenimento dell’indipendenza dalla Spagna.

Il Cile alla Biennale di Venezia 2017

Ottenuta l’indipendenza e dopo un primo periodo di convivenza, i problemi tra coloni europei e Mapuche siBernardo Oyarzun Mapuche Cile Biennale Venezia 2017 manifestarono nella seconda metà dell’800. Dopo la creazione ed il fallimento di uno stato indipendente – il Regno di Araucania – il popolo Mapuche, soggiogato ai coloni europei, finì praticamente per sparire. Degli originali circa 500 mila individui, a fine ‘800 ne rimanevano forse 25.000.

Bernardo Oyarzun commemora questo popolo creando una inquietante foresta di mille maschere rituali, ognuna diversa, ognuna con una sua propria fisionomia. Sulle pareti della sala buia scorrono, su un perimetro di led rossi, settemila cognomi Mapuche ancora oggi esistenti.

Bernardo Oyarzun Cile Biennale Venezia 2017La maschera – ha spiegato Bernardo Oyarzún – è un gioco di rappresentazione e ogni gesto è significativo. Come le maschere del teatro greco: alcune hanno espressioni forti e altre più dolci. Sono teatrali, questo progetto creerà un dialogo che dipenderà da ogni spettatore. Gli spettatori sentiranno il peso dell’immaginario fantasmagorico”.

Bernardo Oyarzun e le maschere Mapuche

Ma chi sono, cosa rappresentano realmente le maschere Mapuche? Ha detto Ticio Escobar, curatore della Bernardo Oyarzun Cile Biennale Venezia 2017partecipazione cilena alla Biennale di Venezia 2017: “Mi ha interessato proporre l’opera di Bernardo, che considero uno dei nomi piú solidi dell’arte contemporaneo in Cile. Perché mi ha permesso elaborare potenti contenuti storici e politici senza trascurare la dimensione estetica e poetica dell’opera. La questione indigena mi ha preoccupato e mi occupa da vari decenni e mi ha permesso di versarmi in questo problema centrale della realtá latinoamericana dalla prospettiva dell’arte”.

Dunque, in realtà, i Mapuche di Bernardo Oyarzun potrebbero essere una metafora per rappresentare le minoranze di tutti i continenti. Quei popoli che la storia ha condannato a morte. Ma anche quelle persone che fuggono dalla morte cercando salvezza lontano dalle loro terre d’origine. I Mapuche di Bernardo Oyarzun come migranti, dunque.

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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