A Palazzo Barberini Pietro da Cortona con l’affresco del Trionfo della Divina Provvidenza apre la stagione delle grandi volte barocche. La grande opera che orna il salone principale del palazzo vi impressionerà. Per qualità, fantasia scenica, dimensioni rientra infatti di diritto tra l’élite delle volte affrescate romane.
Trionfo della Divina Provvidenza a Palazzo Barberini: storia breve
Pietro da Cortona (1597-1669), al secolo Pietro Berrettini, giunto a Roma sedicenne, trovò il suo primo mecenate nel mercante e banchiere fiorentino Marcello Sacchetti. Questi lo introdusse nel giro dei grandi committenti, Barberini compresi.
Così, quando nel 1623 Maffeo Barberini salì al soglio pontificio con il nome di Urbano VIII, un paio di anni dopo gli affidò gli affreschi della chiesa di Santa Bibiana all’Esquilino.
Quello di Urbano VIII fu un pontificato lungo, proseguito per ventun anni fino al 1644. Fu anche un periodo di grande splendore per il suo casato durante il quale (dal 1625 al 1633) venne costruito il suntuoso palazzo di famiglia a via delle Quattro Fontane. A questo grande cantiere parteciparono i più blasonati architetti dell’epoca: Maderno, Borromini e Bernini. E’ in quest’ambito che nasce il Trionfo della Divina Provvidenza.
Affresco della Divina Provvidenza: esaltazione di casa Barberini
Nel frattempo Pietro da Cortona, dopo Santa Bibiana, si era fatto valere tanto che Urbano VIII gli commissionò l’affresco del salone principale del palazzo di famiglia. Il papa chiese (probabilmente) al poeta pistoiese Francesco Bracciolini di definire i contenuti delle scene. Dal canto suo, Pietro Berrettni si dotò di una ristretta squadra di aiutanti tant’è che lo realizzò in gran parte di sua mano.
La vastità dell’opera, la realizzazione di persona e l’impegno anche in altri cantieri spiegano i sette anni impiegati a completarla: dal 1632 al 1639.
La struttura dell’affresco: la volta centrale
L’affresco è diviso in cinque parti. Ovvero la volta centrale ed i quattro lati discendenti verso il salone. La suddivisione fu marcata da Pietro da Cortona attraverso cornicioni dipinti a guisa di marmo che racchiudono le varie scene.
Come detto, obiettivo ultimo dell’affresco era raffigurare la gloria del casato Barberini e l’ascesa al soglio pontificio del loro papa Urbano VIII. Così la grande volta vede la rappresentazione della Divina Provvidenza che ordina alla Fama di incoronare proprio con la tiara papale (retta dalla Dea Roma) lo stemma Barberini. Questo, costituito dalle tre api, è circondato da una corona d’alloro retta dalle virtù teologali Fede, Speranza e Carità.
Se ad un osservatore distratto fosse sfuggito, il concetto è sottolineato anche dalle grandi chiavi di San Pietro (sorrette dalla Gloria) che sormontano lo stemma. Ad adiuvandum, il piccolo putto seminascosto nell’angolo di sinistra dietro il cornicione, porge a sua volta una corona d’alloro. Vuole sottolineare le virtù di uomo di lettere di Maffeo Barberini.
Una volta barocca deve però, per essere tale, essere giustamente complicata. Guardate quindi intorno e alle spalle della Provvidenza.
Qui abbiamo di tutto un po’. Urania con una corona di stelle rende omaggio ai sapienti. Dietro alla provvidenza si trovano le virtù Giustizia, Pietà, Potenza, Verità, Bellezza e Pudicizia.
Più sotto, a chiudere la volta, l’argomento è questa volta il Tempo che fugge senza speranza di ritorno. Alla sinistra abbiano Crono con la falce e alla destra le tre Parche intente a filare.
Palazzo Barberini Pietro da Cortona: i riquadri laterali
Essendo la pianta dell’affresco rettangolare, abbiamo due riquadri corti, in testa e in fondo e due lunghi a sinistra e a destra.
Merita però subito dire che le scene sono divise da eleganti angolari retti da coppie di telamoni e tritoni e culminanti in medaglioni monocromi dove sono rappresentate virtù esemplificate attraverso personaggi della Roma Antica.
I quattro riquadri laterali sono dedicati ad illustrare metaforicamente i principi del buongoverno adottati sotto il pontificato Barberini.
Partiamo dal lato corto prossimo allo stemma Barberini della volta e procediamo in senso orario.
In questo lato corto Ercole sconfigge l’avarizia rappresentata dii Vizi e le Arpie. La fanciulla con la fascia rappresenta la Giustizia mentre la fanciulla con la cornucopia rappresenta la Liberalità che distribuisce al mondo ricchezze.
Nel successivo lato lungo, la Pace è rappresentata insieme alla Prudenza mentre una fanciulla va a chiudere le porte del tempio di Giano (che si intravede sul fondo) la cui apertura significava guerra.
Al di sotto i Ciclopi fabbricano armi forse alludendo al detto romano Si vis pacem, para bellum. Nella scena accanto, la Mansuetudine disarma il Furore.
Sul lato corto successivo troviamo Minerva che sconfigge i giganti, ovvero l’intelligenza che prevale sulla forza.
Sull’ultimo lato lungo è rappresentato il Trionfo della Religione e della Spiritualità. In basso a destra un ragazzo versa del vino a Sileno, portatore di saggezza e dotato di arti divinatorie. A sinistra la Lascivia si alza dl letto (finalmente!) mentre Cupido, simbolo del desiderio, è vinto dall’Amor Celeste.
Pietro da Cortona a Palazzo Barberini: il primo barocco
Dunque, conclusa nel 1639, la volta affrescata da Pietro da Cortona a Palazzo Barberini è pone la prima del suo genere. In quel secolo, Roma si arricchirà di altre volte grandiose. Tra queste, vi proponiamo quelle delle chiese:
Per un percorso più generale nel barocco romano, leggete Roma: passeggiare per volte barocche
Se invece volete approfondire la vita e le opere del maestro leggete:
- l’articolo di Fabio Isman Pietro da Cortona: pittore ed architetto
- Pietro da Cortona: la volta della Chiesa Nuova
- Pietro da Cortona: gli affreschi di Santa Bibbiana
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