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Martorana: i mosaici di Giorgio d’Antiochia

A Palermo la Chiesa della Martorana custodisce preziosi mosaici del XII secolo voluti da Giorgio di Antiochia. Nel mondo onirico e dorato dei mosaici normanni di Sicilia, la Martorana, una bomboniera barocca, vi stupirà per l’inaspettato incontro di epoche così diverse.

Santa Maria dell’Ammiraglio

palermo chiesa martorana mosaiciLa Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio deve il suo nome ufficiale dall’essere stata fondata da Giorgio d’Antiochia (1090-1151), ammiraglio siriano della flotta di re Ruggiero II (1095-1154). Di fede ortodossa, edificò la chiesa proprio per dedicarla a quella comunità tanto che, ancora oggi, in Santa Maria dell’Ammiraglio si segue il rito bizantino.

La chiesa sorgeva accanto al monastero benedettino voluto nel 1191 dalla nobile palermitana Eloisa Martorana e fu proprio da quest’ultima che la chiesa prese il nome con il quale è più nota.

La struttura originaria della chiesa a croce greca con atrio e nartece ha subito nei secoli sostanziali interventi di modifica sia in termini architettonici che artistici producendo l’ecclettico risultato che ammiriamo oggi. Infatti – come accade anche in alcune grandi chiese romane – agli antichi mosaici si affiancano gli affreschi barocchi.

Questi ultimi sono dovuti a Guglielmo Borremans, Antonio Grano e Olivio Sozzi. I formidabili marmi mischi palermitani e la cappella anch’essa barocca posta in luogo dell’antica abside sono dovuti all’architetto Paolo Amato (1634-1714).

Un apparato ornamentale e scenico che trova una sua perfetta armonia proprio nella gradevole coabitazione di stili così diversi.

I mosaici della Chiesa della Martorana a Palermo

Quando Giorgio d’Antiochia – a metà del XII secolo – si mise all’opera per erigere la sua chiesa, re Ruggero aveva già avviato i cantiere del Duomo di Cefalù e della Cappella Palatina.

Dunque, nella Sicilia normanna fioriva l’arte del mosaico bizantino e da Bisanzio venivano i mosaicisti chiamati da Ruggero e da Giorgio. Così, l’arte musiva bizantina trova nei mosaici della chiesa Martorana a Palermo testimonianza importante sebbene proporzionata alle disponibilità economiche di un personaggio di grande rango ma non di un monarca. A tal proposito, leggi anche Sala di Re Ruggero: i mosaici del potere.

Per la descrizione puntuale dei mosaici, utilizzeremo il testo dello studio elaborato dall’Istituto Salesiano Don Bosco – Ranchibili http://www.ranchibile.org qui riportato nel virgolettato:

“Il punto focale della decorazione è la cupola dove è raffigurato Cristo Pantocratore seduto in trono. Nel l’anello esterno della cupola vi sono quattro arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele e Euriale in atteggiamento di adorazione. Un secondo punto focale era costituito dall’immagine della Vergine che indubbiamente occupava l’abside centrale distrutta nel XVII secolo.

Nel tamburo sono raffigurati i profeti e nelle nicchie angolari i quattro evangelisti. L’arco trionfale è decorato con l’Annunciazione.

Palermo Chiesa Martorana: i mosaici dedicati a Cristo e alla Vergine

Nelle due absidi vi è a sinistra San Gioacchino e a destra sant’Anna. I quattro archi portanti contengono sette tondi, ognuno col busto di un santo. Ogni raffigurazione descrive in modo “popolare”, cioè facilmente comprensibile, la liturgia celeste e la vicenda biblica. Nel transetto sono raffigurate otto figure di apostoli in piedi.

Di fronte al presbiterio, sulla volta a occidente dello spazio quadrato centrale sul quale proietta la cupola, sono raffigurate la Natività di Cristo e la Morte della Vergine, scene necessarie a mettere in evidenza che la chiesa era dedicata alla Madonna.

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L’apparato musivo si può dividere in categorie:

  • Le figure singole nel loro raggruppamento (il Pantocratore e gli arcangeli adoranti, la Vergine e il suo corteggio, il coro dei Profeti, gli Evangelisti, gli Apostoli, i santi).
  • Le scene (l’Annunciazione, la Presentazione di Cristo al tempio, la Natività e la Dormizione della Vergine). Tutte appartengono al cosiddetto “Ciclo delle feste” (corrisponde alle feste più importanti nel calendario liturgico greco), cioè alla serie canonica di immagini che nell’arte bizantina rappresenta i fatti salienti della vita di Cristo e della Vergine. Sono chiamate dodekaorton, serie canonica di dodici scene che comincia con l’Annunciazione e termina con la Dormizione. Da questo ciclo l’ideatore del programma musivo, riprese 30 le scene che vedono protagonista la vergine, fermando così l’attenzione più su di lei che su Cristo.
  • Pannelli dedicatori (i due mosaici con re Ruggero incoronato da Cristo e Giorgio di Antiochia che si prostra ai piedi della Vergine).
  • Elementi secondari, che si trovano accanto agli elementi figurativi (l’Ornato, i passi dei salmi iscritti sugli archi che incorniciano le conche dei due absidi laterali, la volta stellata delle quattro campate d’angolo e gli alberi che si trovano nel tamburo della cupola e nelle campate)”.

Martorana: Mosaico del Re e Mosaico del Fondatore

Dunque un progetto iconografico complesso nel quale si apprezza la presenza di scene vere e proprie come nella Cappella Palatina e nel Duomo di Monreale ma non nel più antico Duomo di Cefalù.

Nell’ambito dell’apparato musivo della chiesa della Martorana sono però particolarmente noti due pannelli oggi collocati nell’atrio della chiesa ma un tempo probabilmente in posizione più centrale.

Il primo rappresenta Cristo nell’atto di incoronare Ruggero II. L’altro Giorgio d’Antiochia prostrato di fronte alla Vergine la quale invoca per lui la protezione di Gesù che appare nell’angolo in alto di destra del mosaico.

Anche in questo caso, mi avvarrei di quanto molto ben rappresentato dallo studio elaborato dall’Istituto Salesiano Don Bosco – Ranchibili (nel virgolettato):

Martorana: il pannello del re

palermo chiesa martorana mosaici incoronazione re ruggero“Questo è il più famoso mosaico fra quelli della chiesa dell’Ammiraglio. Il re sta davanti al suo capo supremo, la testa inclinata con reverenza, le mani protese a lui in gesto di preghiera, ma il suo sguardo è diretto a noi, gli spettatori. Indossa il costume di un imperatore bizantino: una lunga tunica blu con clavi d’oro, una sovratunica più corta adorna di un motivo regolare di fiordalisi d’oro e il loros, la fascia che lo riveste.

Sul capo Ruggero ha una corona aperta, relativamente alta, ornata anch’essa di perle e di un paio di rigidi pendilia incrostati di perle, dei quali solo il destro è visibile. La figura di Cristo è più alta e più ampia di quella di Ruggero, quindi il capo di Cristo è più alto.

…Il re si fece ritrarre sotto l’aspetto di un imperatore bizantino perché il basileus a Costantinopoli incarnava quell’ideale di potere assoluto che egli reclamava per se.

A dire il vero, nell’iscrizione che accompagna il ritratto porta solo il suo titolo legittimo di rex. Il suo ritratto in costume imperiale bizantino, quindi, era tutt’altro che privo di significato, l’immagine implica il diniego del concetto della chiesa terrena quale indispensabile intermediario nel conferimento del potere monarchico.

Il mosaico è perciò un’affermazione concisa ma straordinariamente densa di significato, resa in termini visivi, dell’idea che Ruggero aveva del potere e dell’autorità che gli erano propri. Esso non contiene alcun riferimento all’atto concreto dell’incoronazione di Ruggero. L’assunto del nostro mosaico è del tutto fuori dal tempo”.

Chiesa dell’Ammiraglio: il pannello del fondatore

palermo chiesa martorana mosaici giorgio d'antiochia“La metà sinistra del pannello che fa riscontro a quello del re è occupata in tutta la sua altezza della figura della Vergine Maria, volta a tre quarti a destra… Ella ha il capo reclinato, quasi fosse inconsapevole del l’apparizione celeste nell’angolo superiore destro del quadro, dove in una sfera blu Cristo è visibile in forma di piccola mezza figura che tende la destra a benedire e regge nella sinistra una pergamena arrotolata.

Quantunque lo sguardo della Vergine sembri posarsi sullo spettatore, l’inclinazione del capo s’adatta e da forte rilievo al gesto della mano destra, tesa verso Giorgio d’Antiochia rannicchiato a i suoi piedi. Con la sinistra, sollevata quasi al livello della spalla, presenta un rotolo aperto, con un’iscrizione in versi giambici di dieci righe. Una supplica che ella rivolge al Figlio in favore di Giorgio (questa intercessione è certo raffigurata oggettivamente ed è iscritta sulla pergamena che ella regge).

Nelle altre rappresentazioni della Vergine che intercede per l’umanità (di rado per un singolo individuo come nel mosaico in questione), l’intercessione non era mai così esplicita, solamente dal XI si cominciò a rappresentare così.

In questo modo si viene a creare una concatenazione di gesti nella quale Maria accoglie il moto implorante delle mani dell’Ammiraglio per trasmetterlo a Cristo con la mano che, sollevata, regge la pergamena; a sua volta, Cristo risponde con la destra protesa….”

Il nesso fra i due pannelli

“Questi due mosaici furono trasferiti nelle loro posizioni attuali nel corso del rifacimento post-medievale della chiesa, anche se la data del loro spostamento non è ben nota. Considerati insieme, i due mosaici mostrano un flusso circolare dell’autorità, in ordine strettamente gerarchico. Il potere emana da Cristo al sovrano, il cui ministro, avendo esercitato questo stesso in nome del re, implora umile la Vergine, che a sua volta si rivolge a Cristo… I due pannelli non soltanto sono accoppiati dalle loro dimensioni, ma la loro presente collocazione come pendants suggerisce con insistenza che questa fosse la rispettiva posizione originaria.

Visitare Palermo e la Sicilia

Se vi trovate a Palermo, ecco due articoli utili:

Se state progettando il vostro viaggio in Sicilia, leggete Viaggio in Sicilia: quale itinerario

Invece, se dopo aver ammirato i mosaici della Chiesa Martorana a Palermo volete ulteriormente approfondire l’argomento dei mosaici in Sicilia, potete leggere:

Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio o della Martorana

Piazza Vincenzo Bellini 3 – Palermo

Orario Visite: da lunedì a sabato, ore 9.30-13 e 15.30-17.30; domenica e festivi, ore 9-10.30

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.