Il pavimento del Duomo di Siena non ha al mondo che poche pavimentazioni in grado di rivaleggiare con la sua magnificenza. Il pavimento a commesso marmoreo è straordinario non solo per la tecnica utilizzata, ma anche per il messaggio delle figurazioni, un invito costante alla Sapienza.
Si tratta del pavimento “più bello…, grande e magnifico”, che mai fosse stato fatto, secondo la definizione di Giorgio Vasari. È il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli: dal Trecento all’Ottocento. La tecnica adoperata è quella del graffito e del commesso con marmi di provenienza locale come il broccatello giallo, il grigio della Montagnola, il verde di Crevole e via dicendo.
Pavimento del Duomo di Siena: particolari
Nel realizzare il lavoro in marmo, si partiva da cartoni preparatori. Questi ultimi portano le firme di grandi maestri quasi tutti senesi. Le cinquantasei tarsie furono infatti disegnate da Sassetta (Cortona 1400 – Siena 1450), Domenico di Bartolo (Asciano, 1400-1447), Matteo di Giovanni (Borgo San Sepolcro 1428 – Siena 1495), il grande Luca Signorelli del Duomo d’Orvieto (Cortona, 1445-1523), Domenico Beccafumi (Montaperti, 1486 -1551). Ma c’è anche un famoso “forestiero”: l’umbro Pinturicchio, autore, nel 1505, del riquadro il Monte della Sapienza, raffigurazione della via verso la Virtù come raggiungimento della serenità interiore. Fino ad arrivare quasi ai giorni nostri con Alessandro Franchi (Prato 1838 – Siena 1913) e Luigi Mussini (Berlino 1813 – Siena 1888).

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Un cantiere durato secoli
Credo colpisca chiunque il fatto che la realizzazione del pavimento dei Duomo di Siena sia un cantiere rimasto aperto sei secoli. Infatti, la navata centrale ospita alcuni riquadri risalenti agli anni ’70 del XIV secolo. Ad esempio. la Lupa Senese con i simboli delle città alleate; l’aquila imperiale; la ruota della fortuna.
Nell’esagono centrale sotto la cupola, viceversa, convive, nelle Storie di Elia, l’opera degli anni ’20 del XVI secolo di Domenico Beccafumi con quella di Alessandro Franchi del 1878. Anche questa longevità del cantiere, per così dire, è un fatto straordinario.
Se tutto sappiamo di coloro che progettarono e disegnarono questi pavimenti, molto meno ci è noto di coloro che li realizzarono ed ai quali dobbiamo un tributo di riconoscenza non inferiore ai primi.
Le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona
Dal marmo al legno, intorno al coro e all’abside si conservano poi le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona, eseguite con una tecnica simile a quella del commesso, con legni di diversi colori, raffiguranti vedute urbane, paesaggi e nature morte.
Siena – Approfondimenti
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Pavimenti del Duomo di Siena: apprezzarli nel loro insieme
Il problema che si presenta a chi voglia ammirare i pavimenti del Duomo di Siena è quello di coglierne la struttura d’insieme. Esistono metodi più romantici o modalità più moderne. Se prediligete i primi, ricorrete alla Sala dei Cartoni (a lato della Maestà di Duccio) potrete consultare la pianta del Pavimento del Duomo disegnata da Giovanni Paciarelli nel 1884. Essa permette di avere un quadro d’insieme delle figurazioni e dell’itinerario che, dall’ingresso, conduce fino all’altar maggiore.
Altrimenti, c’è la versione elettronica della pianta, che potate consultare anche da casa vostra prima di recarvi a Siena. Secondo me anche Wikipedia offre un quadro molto chiaro.
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La Porta del Cielo
Un’opportunità in più è quella di ammirare il Pavimento anche dall’alto. E’ possibile farlo accedendo a quella che prende il nome di Porta del Cielo. Ovvero il percorso dei sottotetti della Cattedrale che consente un punto di vista unico sulla medesima.
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