Ricostruire la vita e le opere di Pietro Cavallini (1240 circa – 1330 circa). non è vicenda semplice. Infatti per mettere dei punti fermi sulla sua vita disponiamo di soli quattro documenti d’archivio. Ancor peggio quasi tutte le sue opere maggiori o non sono giunte fino a noi o hanno subito danni importanti.
Pietro Cavallini: la vita
Oltre ai quattro documenti che tra un attimo vedremo insieme, disponiamo delle biografie di Pietro Cavallini scritte da Lorenzo Ghiberti (1378-1445) e Giorgio Vasari. La prima è però molto sintetica e, come la seconda, mirata soprattutto a discutere dell’opera artistica.
Tuttavia Ghiberti, che scrisse in un’epoca ancora prossima a quella del Cavallini, osservò come fu dottissimo infra tutti gli altri maestri fece moltissimo lavorio. Il Vasari, viceversa sempre attento a evidenziare il primato di Firenze nelle arti, si concentra nel rivendicare la primogenitura di Giotto riguardo alla rivoluzione artistica del XIII secolo. Anche lui, però, non può che riconoscerne la grandezza. Infatti scrive: Costui, dunque, essendo stato discepolo di Giotto, et avendo con esso lui lavorato nella nave di musaico in S. Piero fu il primo che dopo lui illuminasse quest’arte.
In ogni caso, se volete leggere per intero del due biografie, eccole qui: Pietro Cavallini: le biografie del Vasari e del Ghiberti
Andiamo per ordine cronologico:
- Il 2 ottobre 1273 in un atto di compravendita troviamo come testimone Petrus dictus Cavallinus de Cerronibus insieme a Bartholomeus Johannis Cerronis. I Cerroni sono una famiglia romana attestata nel Medioevo: se nel 1273 Pietro è in grado di fungere da testimone, dobbiamo immaginare che sia nato almeno intorno alla metà del secolo.
- Il 12 gennaio 1279 Matteo Orso figlio di Napoleone Orsini (membro della nota famiglia patrizia romana), dispone che i propri eredi restituiscano un prestito a Petro Cavallino.
- Con la data del 10 giugno 1308 abbiamo poi nella cancelleria angionina di Napoli un pagamento di 30 once d’oro a favore del magister Petrus Cavallinus de Roma pictor. Parimenti, re Carlo II gli concede una casa e una pensione. Il 15 dicembre un altro atto conferma tali concessioni.
- Ancora a cavallo tra 1308 e 1309 troviamo sempre a Napoli un altro pagamento al magistro Petro Cavallino de Roma pittori. Dunque, possiamo dare per assodata la sua opera nella città partenopea.
Una vita da centenario
Insomma, non abbiamo granché, va detto. Viceversa, sappiamo che visse a lungo. Vasari nella prima stesura delle Vite la fa morire settantacinquenne, poi nella seconda, ottantacinquenne.

A tal proposito, conosciamo una postilla ad un codice vaticano dove Giovanni Cavallini, scrittore apostolico, indica come suo padre Petrum de Cerronibus.. centum annorum vitam egit; qui nullo unquam frigore caput vestimentum cooperuit. Si tratta con tutta probabilità semplicemente di un modo per indicare una vita lunghissima.
La conclusione, per imprecisa che sia, è che dobbiamo ritenere Pietro Cavallini vissuto in un periodo che va dal 1240 circa al 1330 circa.
Dunque, in questo medesimo arco di tempo operarono sia Cimabue (1240-1302) che Giotto (1267-1337). Pietro Cavallini li conobbe bene ambedue e dibattere oggi, sette secoli dopo, chi influenzò chi è impresa veramente ardua.
Pietro Cavallini: le opere
Se nella ricostruzione della vita di Petrus Cavallinus non andiamo particolarmente bene anche in quella delle opere non siamo fortunatissimi.
Sono infatti andate perdute le opere realizzate ad affresco e a mosaico per la Basilica di San Paolo fuori le mura a causa dell’incendio del 1823. Similmente, non abbiamo riscontro degli affreschi che Ghiberti attribuisce a Cavallini nella Basilica di San Pietro. Persi anche gli affreschi di San Francesco a Ripa e, in misura preponderante, quelli della Basilica di Santa Maria in Aracoeli.
La mancanza di fonti documentarie e le perdite subite dal corpus delle opere cavalliniane rendono anche particolarmente difficoltosa la datazione delle stesse. Così alle poche opere considerate generalmente certe se ne aggiungono diverse di attribuzione più o meno incerta.

Quello delle attribuzioni cavalliniane è un problema che definirei ciclopico. Parte infatti dal dibattito su chi siano gli autori degli affreschi di Assisi (generalmente attribuiti a Giotto) per proseguire all’interno della scuola duecentesca romana dei cui protagonisti sappiamo in verità ancora poco.
In omaggio al pragmatismo, qui nel seguito vi riportiamo un elenco delle principali opere senza alcuna ambizione di inserirci nelle querelle attributive… Ovviamente, vi auguriamo Buona Visita! Sarà una passeggiata assolutamente memorabile.
Cliccando sul link potrete visualizzare l’articolo dedicato ad ognuna con le immagini del caso.
Opere Romane
- Pietro Cavallini: il Giudizio Universale di Santa Cecilia
- Pietro Cavallini: i mosaici di Santa Maria in Trastevere
- San Crisogono: il mosaico della Scuola Romana
- Pietro Cavallini a San Giorgio al Velabro: l’affresco dell’abside
- Madonna della Bocciata: Pietro Cavallini nelle Grotte Vaticane
- Pietro Cavallini: la lunetta Acquasparta all’Aracoeli
- Pietro Cavallini: i San Giovanni dell’Aracoeli
Opere Napoletane
- Pietro Cavallini: la Cappella Brancaccio a Napoli
- Duomo di Napoli: il mosaico di Santa Maria del Principio
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