Difficilmente potreste considerare completo un tour della Puglia bizantina se non visitaste la cripta di Santa Maria degli Angeli a Poggiardo. E vi sono parecchie ragioni per le quali questa affermazione è vera.
Certamente per l’estensione e la qualità del ciclo di affreschi salvati da sicura distruzione come per la Cripta di San Vito Vecchio a Gravina in Puglia.
Poi per la loro storia, che li vuole collegati ai monaci basiliani. Infine per le loro caratteristiche iconografiche che li indicano certamente come di matrice bizantina ma diversi da quanto potrete vedere altrove in Puglia.
Perché la diversità è la cifra dell’arte bizantina in Puglia, che è tutt’altro che omogenea. Evidentemente, in ogni luogo gli archetipi vennero metabolizzati ed interpretati con sensibilità e contaminazioni diverse. Anche all’interno dello stesso luogo, poi, potevano stratificarsi epoche e mani diverse.
Nel caso della cripta di Santa Maria degli Angeli a Poggiardo vi basti mettere a confronto il viso dell’iconico San Nicola con un San Giorgio che sembra volersi proiettare verso un’arte che cerca sentieri nuovi.
Poggiardo: la Cripta di Santa Maria degli Angeli
Ma veniamo a Poggiardo. La storia vuole che la cripta nasca ad opera dei monaci basiliani.
Molto sinteticamente, possiamo osservare come il Salento fu sempre “greco” (nel senso di appartenente all’Impero Romano d’Oriente) fino alla conquista normanna. Così, forse a più riprese lungo i secoli, un flusso di monaci aderenti ai principi di San Basilio si trasferì dall’Oriente al Salento.
Erano animati dal desiderio di propagare il loro credo o fuggivano da qualcuna delle piaghe che si abbattevano sui loro territori di residenza (dalle guerre arabo-bizantine alle persecuzioni iconoclastiche). Ed erano inoltre per tradizione eremiti. Non a caso la collocazione originaria della cripta era in aperta campagna in quanto preesisteva a Poggiardo che nasce nella seconda metà dell’XI secolo.
Peraltro, con l’invasione della Sicilia da parte dei Saraceni (827) un flusso di basiliani si spostò da lì verso la penisola, fino nel Salento.
La storia
Così la cripta di Santa Maria degli Angeli a Poggiardo viene impiegata come luogo di culto dagli albori dell’anno mille a ben dentro il XVI secolo.
I problemi arrivano con la sostituzione del rito latino a quello greco. Infatti, nel Salento il rito greco era così fortemente radicato che sebbene risale al 1583 il suo abbandono ufficiale, esso permase fino al XVIII secolo. Probabilmente, fu però in questo frangente che il clero di Poggiardo optò per abbandonare la fin troppo bizantina cripta. Infatti, accanto ad essa, era nel frattempo sorta la Chiesa Matrice (XIV sec.) e la cripta finì per essere riempita di materiali di scavo.
Venne casualmente ritrovata nel 1929 con i suoi affreschi danneggiati ma ancora lì. Nel 1975 essi vennero staccati e restaurati ed oggi possono essere ammirati in una cripta ricostruita a misura e posta a poche decine di metri dall’originale.
Ma torniamo alla storia più antica. Nell’XI secolo i normanni si insediano in Puglia e nel Salento. Portarono nei loro occhi l’arte delle loro terre settentrionali, degli antichi franchi. Il rapporto con i monaci di rito greco è buono (nonostante gli stretti rapporti con il papato fautore dell’estensione del rito latino) e forse la loro contaminazione trova spazio in quel particolare San Giorgio di Poggiardo.
Gli affreschi di Poggiardo
Come si è detto il ciclo di affreschi di Poggiardo è particolarmente ricco. Per visitare la cripta è certamente utile un loro elenco.
Così a partire dalla parete di destra abbiamo: San Nicola, San Giorgio e il drago, i Santi Gregorio Nazianzeno e Giovanni Teologo, Cristo Benedicente, San Demetrio e San Nicola, San. Giovanni Teologo, San Lorenzo, Vergine con bambino tra gli Arcangeli Michele e Gabriele, Santo Stefano, Arcangelo Michele, Santi Cosma e Damiano, San Giovanni Battista, San Michele Arcangelo, San Giuliano, Vergine col Bambino e San Nicola, Vergine col Bambino, San Giorgio, santo ignoto.