I ritratti del Fayum sono uno dei momenti più alti della pittura antica giunti fino a noi. E poiché la pittura è una delle arti che più soffrono l’ingiuria del tempo, le circa mille testimonianze sopravvissute sono una significativa opportunità per studiare l’arte di quei secoli.
Siamo in un momento storico ed in un contesto sociale particolare. L’Egitto è prima invaso da Alessandro Magno nel 332 a.C., poi, nel 30 a.C. con la morte di Cleopatra, diviene una provincia romana.
Fayum (o Fayyum), circa 130 km sud ovest del Cairo e trenta dal Nilo, è un’oasi e città antichissima. La sua comunità – negli anni che segnano l’inizio dell’Impero Romano – è un crocevia di culture. Infatti la abitano comunità egizie, greche, romane, siriane, ebree. E le culture e le religioni si fondono mutuando elementi l’una dall’altra.
Va detto che, sebbene la maggioranza dei ritratti provengano dalla necropoli di Fayyum, ritrovamenti sono stati fatti anche in altre necropoli egiziane.
I Ritratti del Fayum
La contaminazione culturale fa così nascere così un fenomeno unico nel suo genere (perlomeno per le conoscenze archeologiche odierne). I ritratti funebri di corredo alle mummie. Si trattava di ritratti, principalmente su tavoletta, che venivano applicati sul sarcofago nella parte che ospitava la testa della mummia o direttamente tra le bende di quest’ultima.
Le tecniche impiegate erano quelle della tempera o dell’encausto, cioè l’uso di pigmenti colorati amalgamati nella cera d’api. Le condizioni climatiche caratterizzate dall’assenza di umidità hanno permesso ai ritratti del Fayum di arrivare fino a noi.
In un corpus di opere così vasto i risultati presentano una certa variabilità ma la loro qualità può raggiungere vertici assoluti. Livelli di resa della figura umana degni dei nostri più importanti maestri del Rinascimento, o del Caravaggio.
La datazione dei ritratti del Fayyum li pone tra il I ed il III secolo d.C., dunque in epoca romana. Essi ci raccontano quindi molto sull’arte greco-romana di quei secoli e sulla sua straordinaria qualità.
Icone cristiane e ritratti del Fayyum
Va anche sottolineato come i ritratti del Fayum furono probabilmente i precursori delle icone cristiane. Peraltro, con il diffondersi del cristianesimo, ritratti e icone saranno state presenti entrambe. Euphrosine Doxiadis, nella sua monografia “The Mysterious Fayum Portraits” (Thames & Hudson) mette in luce la similarità dei ritratti del Fayyum con le icone del VI secolo conservate nel monastero di Santa Caterina nel Sinai.
Potrebbero anche interessarvi:
- Gli straordinari affreschi romani del Metropolitan Museum
- Museo Egizio di Torino: viaggio nei milenni
- Santa Maria Antiqua: gli affreschi delle origini
8 Comments