roberto matta El Burundu Burunda ha muerto 1975Roberto Matta - El Burundu Burunda ha muerto, 1975
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Roberto Matta surrealista poliedrico in mostra a Venezia a Ca Pesaro

Roberto Matta 1911-2002 a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Venezia è la prima mostra istituzionale in Italia dedicata all’artista cileno.

Punta a restituirne l’eclettica personalità e l’espressione di una vasta gamma di idee e modalità di conoscenze: scientifica, culturale e filosofica.

Cittadino del mondo, visionario, autore poliedrico, pittore e disegnatore, architetto e scultore, artista militante, Roberto Sebastián Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile 1911 – Civitavecchia 2002) è certamente uno degli artisti più importanti del Ventesimo secolo e, al tempo stesso, tra le figure meno celebrate e rappresentate nelle collezioni dei musei italiani.

Roberto Matta, Venezia e l’Italia

La mostra ricorda e rinnova inoltre il suo legame storico con Venezia. Nella città lagunare, Matta arriva per la prima volta nel 1948, tra gli artisti della collezione Peggy Guggenheim esposta alla Biennale di Venezia nel Padiglione della Grecia.

Sempre a Venezia nel 1953, in occasione dell’esposizione Matta 1949-1953 al Museo Correr un’opera di Matta entra per la prima volta in una collezione pubblica italiana. Infatti, esposta nella mostra in Sala Napoleonica, Alba sulla terra viene acquistata dal Comune di Venezia per Ca’ Pesaro.

Roberto Matta era già fortemente legato all’Italia avendo vissuto a Roma dal 1949 al 1954. Dalla fine degli anni ’60 recuperò a Tarquinia un convento vivendoci per lunghi periodi.

roberto matta Coïgitum 1972
Roberto Matta – Coïgitum 1972

Protagonista “ufficiale” del Surrealismo, Matta ha sviluppato un suo linguaggio visivo particolare. Il suo universo è sorprendente, complesso, articolato, non ascrivibile ad un unico linguaggio. L’irrazionalità, l’inconscio, l’automatismo psichico e la materia che si deforma, patrimonio del surreale, si uniscono alla fondamentale esperienza a Parigi come collaboratore di Le Corbusier. La mostra intende celebrare la sua poliedrica creatività, espressa nella produzione di dipinti, disegni, sculture, progetti di architettura e oggetti di design.

L’opera di Matta esercita un’influenza cruciale sugli espressionisti astratti americani degli anni Quaranta. Soprattutto, si presenta fin da subito come partecipe del mondo della fantascienza, come precursore di un’estetica dove le atmosfere dei videogiochi si mescolano a quelle della Street art.

Matta mostra a Ca Pesaro Venezia: il percorso

La mostra si apre con un’opera monumentale, oltre 10 metri di lunghezza, degli anni Settanta: Coïgitum (1972), che esprime la natura di instancabile sperimentatore dello spazio.

Si entra nel mondo di Matta con un’opera che unisce l’immaginario surrealista alla costruzione architettonica e allo sfondamento non-Euclideo dello spazio. L’artista si presenta fin da subito come partecipe del mondo della fantascienza e come il precursore di un’estetica, che lui amava definire “da Leonardo da Vinci alla NASA”, dove si mescolano le atmosfere siderali dei videogiochi e quelle della Street art.

roberto matta mostra ca pesaro venezia
Roberto Matta – Les Juges partent en guerre, 1967

Il percorso espositivo si svolge poi secondo una cronologia rigorosa, ma non rigida. Emergono così le diverse anime di Matta, tra dipinti monumentali e sculture – una foresta di totem di animali, figure mitologiche, sedute troneggianti, archetipi dagli echi mediterranei e delle civiltà precolombiane – che invadono l’ingresso, la corte, l’androne del Museo.

Accanto, oggetti di design contemporanei, come il sistema di sedute Malitte: una composizione modulare di cinque blocchi, oggi prodotta da Paradisoterrestre e a disposizione del pubblico della mostra. E poi oggetti e sculture in vetro, figlie della straordinaria esperienza veneziana della Fucina degli Angeli.

Il Matta militante

Non ultimo, c’è il Roberto Matta militante: arte e politica si fondono a partire dal dopoguerra, sull’onda delle atrocità e nel ricordo di Federico García Lorca, a cui era profondamente legato, ucciso dai franchisti. Della rivoluzione cubana visse con intensità la prima stagione, quando sull’isola si radunarono gli artisti europei e latinoamericani, colmi di speranze sul “socialismo tropicale”.

Roberto Matta – Here, Sir Fire, heat!

Tra opere più significative esposte a Ca’ Pesaro vi sono l’intensa La Question, 1958, che richiama la questione della Guerra d’Algeria, la monumentale La Chasse aux adolescents, grande tela che evoca la rivoluzione del maggio francese del 1968, e l’intensa El Burundu Burunda ha muerto del 1975 che affronta il tema della guerra civile colombiana degli anni Cinquanta.

Un impegno profetico anche la sua sensibilità alle tematiche ecologiche, espresse nei soggetti e fino all’applicazione pratica degli allestimenti, realizzati senza cornici, usando basi di recupero, oggi diremo, concepite secondo un’ottica di sostenibilità. Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppato anche il progetto allestitivi di Ca’ Pesaro, realizzato con il gruppo di Design Differente.

ROBERTO MATTA 1911-2002

Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
25.10.2024 – 23.03.2025
Mostra e catalogo a cura di
Dawn Ades, Elisabetta Barisoni, Norman Rosenthal

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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