Il mosaico della Basilica dei Santi Cosma e Damiano è tra i più antichi mosaici cristiani di Roma come la chiesa che lo contiene. Infatti essa venne realizzata nel VI secolo da papa Felice IV (526-530) attraverso la cristianizzazione di edifici pagani.
Basilica dei Santi Cosma e Damiano: breve storia
In relazione ai mosaici del catino e dell’arco absidale, ciò che ci interessa della storia della Basilica di Cosma e Damiano sono le sue origini. L’edificio faceva parte del Foro o Tempio della Pace iniziato da Vespasiano, completato da Domiziano ed inaugurato nel 75 d.C.. Settimio Severo lo restaurò a seguito di un incendio nel 192. Al tempio si accedeva attraverso un vasto ambiente a pianta rotonda che, si pensa, possa essere stato trasformato in tempio già da Massenzio (278-312 d.C.) e intitolato al figlio Romolo.
Cade l’impero romano d’occidente e Roma è preda di diversi invasori. Nel contempo, va crescendo il suo ruolo di capitale della cristianità. Così Amalasunta, figlia di Teodorico (454-526) re degli Ostrogoti (forse in memoria del padre?) consente nel 527 a papa Felice IV di realizzare in quegli ambienti una basilica cristiana.
Dieci secoli più tardi, quando nel 1632 Urbano VIII (al secolo Maffeo Barberini) procedette al restauro della basilica fu costretto, per le infiltrazioni d’acqua, a far rialzare di ben sette metri il pavimento della basilica stessa. Nasce così quella particolare scenografia che vede la navata (unica) della Basilica dei Santi Cosma e Damiano terminare incredibilmente a metà altezza dell’antico tempio circolare che ne diviene come un imprevedibile prolungamento (una vetrata separa i due ambienti).
Mosaici della Basilica di Cosma e Damiano
I mosaici della Basilica dei Santi Cosma e Damiano si compongono di due parti. Quelli dell’abside che vengono generalmente considerati coevi alla costruzione della chiesa. Quelli dell’arco absidale di solito sono riferiti al papato di Sergio I (687-710 d.C.) e dunque al VII secolo.
Nell’abside sono rappresentate sei figure. Al centro il Cristo posto (come) su una scala formata da nuvole il cui colore va sfumando dai rossi della base verso il celeste della sommità.
Siamo (probabilmente) in Paradiso dove ai piedi del Cristo scorre il fiume Giordano ed ai due lati estremi della scena si trovano due palme. Un prato verde con piccole piante rappresenta le sponde del fiume.
Alla destra dello spettatore, San Pietro presenta al Signore San Damiano mentre alla ancora destra di questi è rappresentato San Teodoro. A sinistra San Paolo introduce in Paradiso San Cosma che ha alla sua destra papa Felice IV che mostra un modello della basilica da lui realizzata.
Il mosaico dell’arco absidale
Al di sotto di questa scena corre una fascia con l’Agnus Dei e sei agnelli a ciascun lato a rappresentare Cristo e i dodici apostoli.
Il mosaico dell’arco absidale è evidentemente di mano diversa (forse non altrettanto felice). Rappresenta sempre l’Agnus Dei al centro in trono. Ai suoi piedi il rotolo dei sette sigilli mentre ai lati sono posti sette candelabri.
Al lato sinistro (per chi guarda) sono rappresentati due angeli ed un terzo che rappresenta in realtà San Matteo. A lato destro, due angeli e l’aquila di San Giovanni. Originariamente, erano rappresentati tutti e quattro gli evangelisti ma San Giovanni e San Luca andarono persi nel restauro del 1632.
Santa Pudenziana, Cosma e Damiano, Santa Prassede
Se volete farvi un’idea di cosa sia successo a Roma tra il IV e il VI secolo (in campo artistico) dovrete sopportare una passeggiata, certamente salutare.
Si tratta di tre mosaici, che raccontano una storia. Il più antico è quello di Santa Pudenziana. Siamo intorno al 420 d.C.: si tratta del più antico (probabilmente) mosaico cristiano che mantiene però intatta la plasticità e la forza dei grandi mosaicisti romani.
L’impero romano d’occidente – alquanto acciaccato – è ancora in piedi. Roma è ancora una formidabile metropoli dalle grandi risorse artistiche, nonostante tutto.
La Basilica dei Santi Cosma e Damiano già riflette un momento diverso. Roma ha ormai perso la sua posizione di capitale dell’impero. Bisanzio è il vero centro della politica e, probabilmente, anche dell’arte. Mentre Felice IV sta costruendo la sua chiesa, la guerra bizantino gotica (che sconquasserà in modo letale la Penisola) sta avviando le prime mosse per protrarsi per trent’anni.
Così, il mosaico della Basilica dei Santi Cosma e Damiano già risente di Bisanzio. Rispetto a Santa Pudenziana si è perso lo spirito di Roma Caput Mundi e, un po’ alla volta, la staticità dell’arte bizantina va prendendo piede. L’eleganza non è quella di Santa Pudenziana e tra tutte le figure spicca veramente solo quella di papa Felice il cui viso merita di essere guardato con attenzione.
Santa Prassede
I mosaici di Santa Prassede risalgono al IX secolo, cioè circa trecento anni dopo quelli della Basilica dei Santi Cosma e Damiano. Ma il modello è identico.
Santa Prassede è, in pratica, la copia conforme dei mosaici dei Santi Cosma e Damiano. Guardateli però bene: l’artista ha semplicemente reiterato un modello che (purtroppo) non conosce più.
Alla grande arte del mosaico romano nella quale il dinamismo delle figure era elemento qualificante, si è sostituita la staticità del modello bizantino che ormai ha pervaso una Roma che non ha più le forze per regnare sul mondo.
La temperie artistica del VI secolo
Cosa accadeva intorno a Roma e nel bacino del Mediterraneo nel VI secolo? Cioè quando veniva realizzato il mosaico dell’abside della Basilica di Cosma e Damiano. Parecchie cose, in realtà ed in differenti ambiti: mosaici, manoscritti miniati, affreschi… Per vedere più da vicino cosa accadeva, potete leggere:
- Il Cristo Pantocratore del Sinai
- Santa Pudenziana, il più antico mosaico cristiano
- Icona della Madonna del Conforto: emozione profonda
- Virgilio Romano: testimone dell’arte del VI secolo
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