Il Sacro Monte di Orta domina dall’alto l’omonimo lago. Anzi, se la sua visita è un must dal punto di vista della storia dell’arte, lo è anche per la vista da fotografia che offre sull’Isola di San Giulio.
Partiamo da una definizione. Un Sacro Monte è un percorso artistico – spirituale. Più esattamente un luogo dove l’arte diventa ambasciatore di fede inducendo chi lo visiti alla meditazione su temi di carattere religioso. Insomma, un piccolo pellegrinaggio senza allontanarsi da casa.
I Sacri Monti italiani sono circa una ventina, costruiti a partire dalla fine del ‘400, e concentrati nel nord Italia. Nello specifico di Orta, il Sacro Monte è dedicato a San Francesco e le venti cappelle delle quale si compone custodiscono statue ed affreschi che si pongono il fine di narrare particolari momenti della vita del Santo. Si tratta di uno dei sette Sacri Monti del Piemonte che, insieme ai due presenti in Lombardia, dal 2003 sono Patrimonio Unesco.
Sacro Monte di Orta: un secolo di lavoro
Realizzato tra il ‘600 ed il ‘700 (i lavori iniziarono nel 1591), il Sacro Monte di Orta – voluto dall’abate novarese Amico Canobio e progettato dal padre cappuccino Cleto da Castelletto Ticino (1556-1619) – ha visto all’opera un folto gruppo di artisti. Perché il punto forte del Sacro Monte di Orta è la capacità di fondere in venti diversi momenti architettura, pittura, scultura ed arti applicate per raccontare venti parabole che siano d’esempio a chi le ammirerà.
Solo alcuni esempi di quanto troverete. Nella seconda cappella il Crocifisso parla a San Francesco. La cappella fu costruita tra il 1606 ed il 1609. Cristoforo Prestinari (Claino 1570 – Milano 1623) eseguì il Crocifisso e le statue degli angeli: il Prestinari estrinsecò in realtà gran parte della sua arte proprio nei Sacri Monti e nella fabbrica di Orta in particolare. Le altre statue, successive, sono di Dionigi Bussola (1615 – Milano 1687). Bussola fu Protostatuario della Fabbrica del Duomo di Milano e operò anche in quattro Sacri Monti: Orta, Varallo, Varese e Domodossola. Gli affreschi sono di Giovanni Mauro e Giovanni Battista Della Rovere (detti i Fiamminghini).
La Tredicesima Cappella (come la XX) sono un trionfo di statue. Ben 61 sono quelle che raccontano la storia di “San Francesco, per umiltà, si fa condurre nudo per le strade di Assisi”. Quasi un secolo è passato dalla Cappella II. Le statue sono di Giuseppe Rusnati e Bernardo Falconi (Rovio 1630 – Bissone 1697). Giuseppe Rusnati (Gallarate 1650 – Milano 1713) fu allievo del Bussola e lo seguì sia nell’attività presso il Duomo di Milano che nei Monti Sacri. Autori delle pitture furono Giovanni Battista e Gerolamo Grandi e Federico Bianchi.
La Ventesima Cappella è dedicata alla cerimonia della beatificazione dei San Francesco ed è senz’altro la più scenografica. A semicerchio decine di personaggi – opera di Dionigi Bussola – assistono alla consegna da parte di papa Gregorio IX della bolla di canonizzazione di San Francesco al Padre Generale dell’ordine. Re, aristocratici, ambasciatori, cardinali, vescovi, frati e figuranti popolano la cappella. Gli affreschi sono di Antonio Busca (Milano, 1625 – 1686).
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