L’affresco della Creazione nella volta dell’abside della Collegiata di San Candido vi apparirà come un antichissimo animale emerso dai ghiacci: del resto la latitudine lo consentirebbe. E’ lì dalla (circa) metà del XIII secolo e racconta la storia della Fede di un Tirolo, appunto, piuttosto antico.
Non è frequente imbattersi in una volta così antica ed ancora nella sua conformazione originale. Terremoti, incendi, saccheggi o, più prosaicamente, ridipinture hanno avuto ragione di molte volte della sua epoca. Invece, le Storie della Creazione della Collegiata di San Candido sono ancora lì. Ci raccontano dell’arte di questa parte di mondo certamente più propensa a guardare verso il nord che verso la pur vicina Venezia e tramite lei a Bisanzio. Oppure alla grande rivoluzione che negli stessi decenni delle Storie della Creazione di San Candido i pennelli di Giotto e Cavallini andavano scatenando oltralpe.
Ma questo affresco ha la forza di una teologia semplice e popolare raccontata con geniale immediatezza. O, forse, di una mente benedettina raffinata capace di generare un’immagine didattica e immediatamente fruibile ai sui fedeli.
San Candido la Collegiata e l’affresco della Creazione
Naso all’insù, le Storie della Creazione rivelano a prima vista il loro cosmo. Nella parte alta della volta è dipinta una notte stellata con il sole e la luna: il cielo notturno, insomma.
Nella fascia centrale il cielo si schiarisce, si fa giorno (anche se qualche stella rimane). Siamo nel luogo di Dio. E il Signore vi è rappresentato sei volte, uno per ogni giorno della Creazione.
Il bordo inferiore dell’affresco è la terra. Qui stanno le creature viventi, Adamo ed Eva.
I sei giorni della Creazione
L’ignoto maestro dipinge così una scena per ogni giorno della Creazione. Al di sopra vi è sempre la figura di Dio che con accanto un cartiglio che identifica il giorno. Al di sotto quanto Dio crea.
Così le Storie vanno viste girando passo passo con lo sguardo intorno al perimetro dell’affresco. Il primo quadro è quello del Fiat Coelum: Dio crea la luce e le tenebre e il maestro, con un colpo d’ali, rappresenta il giorno e la notte con sembianze umane.
Segue Fiat Firmamentum: appare la terra con le rocce, i fiumi e gli alberi stilizzati. Poi Fiat Volatilia e nascono le creature dell’aria e dell’acqua. Fiat Animalia ci porta nel regno animale ed ecco apparire una piccola… arca di Noé.
E’ arrivato il momento dell’uomo. Così, il quinto giorno è quello del Fiat Adam. La scena è emozionante: Dio tiene la testa di Adamo tra le sue mani mentre Adamo porta la mano destra al cuore.
Dopo Adamo ecco Eva. Fiat Eva ex Adam. Eva nasce da una costola di Adamo e Dio tiene nella sua mano sinistra le mani di Eva mentre con la destra le accarezza il viso.
Il settimo quadro è dedicato alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Il cherubino scorta fuori dal Giardino i peccatori che si coprono le nudità con due foglie di fico mentre guardano per l’ultima volta l’albero della conoscenza.
Le Storie della Creazione di San Candido: i particolari
Spesso, direi quasi sempre, cercare con attenzione tra i particolari di un antico affresco porta i suoi frutti.
Iniziamo da Fiat Volatilia con gli uccelli che se ne vanno in giro a coppie, compresi i pavoni e le cicogne. Se guardate tra i pesci, a parte il coregorafico luccio, trovate una strana creatura metà uccello e metà donna con una corona sul capo (un’Arpia?) che arpiona un pesce.
Continuiamo con Fiat Animalia. C’è un po’ di tutto, compreso l’unicorno. Quello che mi colpisce è però l’elefante. Nel 1250 o giù di lì nessuno lo aveva mai visto dal vivo. Ci vorranno altri due secoli prima che in un corteo nunziale imperiale un elefante passi per Bressanone. Quindi è tratto da un bestiario medievale che il nostro maestro conosceva bene.
Il pezzo migliore è l’uomo a cavallo: che ci fa lì? Evidentemente non era ancora stato creato… Potrebbe trattarsi di un autoritratto dell’artista?
Da ultimo il piccolo edificio accanto alle figure di Adamo ed Eva che abbandonano il Paradiso Terreste. E’ evidentemente anche se approssimativamente in prospettiva: cioè, in un affresco assolutamente bidimensionale ecco spuntare la terza dimensione che ormai oltralpe è… sulla cresta dell’onda.
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