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San Pietro a Crepacore: ponte tra Bisanzio e la Longobardia

La Chiesa di San Pietro a Crepacore, in provincia di Brindisi, deve la sua fama agli affreschi in stile bizantino in essa conservati ma, in realtà, è il complesso della sua storia a renderla importante.

Infatti, la sua costruzione viene fatta risalire al VI secolo: un momento complicato per quella zona. Alla metà del secolo l’Impero Romano d’Oriente è riuscito a sconfiggere i goti ed a riconquistare l’Italia. Nel contempo, però, i longobardi stanno irrompendo nella Penisola. Si fa risalire intorno al 570 d.C. la nascita del ducato longobardo di Benevento.

San Pietro a Crepacore: terra di confine

San Pietro a Crepacore è terra di confine tra questi due mondi. Anzi, si trova proprio sul percorso di quello che fu uno degli assi viari della Puglia altomedievale. Ovvero la strada che ad Oria (una chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna manduria brindisiquindicina di chilometri da Crepacore) si staccava dalla via Appia e, passando per Cellino San Marco portava a Lecce e Otranto. Un’alternativa per raggiungere rapidamente il porto di Otranto senza passare per Brindisi. Peraltro, secondo alcuni, questa strada avrebbe conciso con il Limitone dei Greci, ovvero il muraglione che avrebbe demarcato il confine tra i territori longobardi e quelli bizantini anche se dell’esistenza stessa di questa opera non si è mai avuta una prova concreta.

Come sia sia, la posizione di San Pietro è strategica. Infatti, tra le ipotesi più plausibili è che essa nasca come chiesa castrense, cioè come edificio sacro appartenente ad un castrum bizantino posto a protezione del confine e della strada. Non a caso – in mezzo alla pianura – si trova su un’altura che, per quanto modesta, è sempre un punto di osservazione.

Dal punto di vista etimologico, Crepacore potrebbe derivare dai termini greci Crepé (fortificato) e Cora (villaggi/zona/territorio). Del resto, la struttura di San Pietro richiama più canoni militari che non sacri, soluzione che ben si addice ad una costruzione realizzata da mano militare.

Comunque, almeno una cosa è certa: a sud del Limitone (inteso se non come muraglia almeno come ipotetico confine) il Salento fu sempre e solo bizantino fino all’arrivo dei normanni nel XI secolo.

L’architettura

chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna manduria brindisi pugliaProbabilmente sorta in un’area dove si trovava una villa rustica romana, San Pietro mostra una tessitura delle mura fatta con grandi blocchi, probabilmente di riutilizzo. Potrebbe trattarsi addirittura di blocchi provenienti da antiche mura messapiche o da costruzioni di epoca romana.

Romane sono, in ogni caso, le due colonne ai lati del portale d’ingresso mentre un’altra colonna romana è stata divisa in due parti per sostenere le due arcate della prima campata della chiesa.

Dunque, siamo di fronte ad una basilica del VI secolo costruita su un precedente sito romano attraverso il riutilizzo di materiali presistenti con un impianto a tre navate.

Le due cupole in asse

chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento pugliaDiversi studiosi sono concordi nel ritenere che in realtà la struttura attuale non sia quella del VI secolo ma posteriore. Oggi, infatti, San Pietro a Crepacore è caratterizzato dall’avere una copertura con due cupole in asse protette da tiburi cilindrici. In termini visivi, dall’esterno si percepisce solo la presenza dei due tamburi dei tiburi (che includono completamente le cupole) mentre all’interno la chiesa è articolata in due aree ognuna con la sua cupola. Al centro della navata principale, due grandi archi (separati tra di loro di una decina di centimetri), sono dedicati a sostenere ciascuno una delle due cupole.

Quella delle due cupole in asse è una soluzione che si ritrova nell’architettura longobarda. Ne sono un esempio la chiesa di Sant’Ilario a Benevento ed il tempietto di San Pietro Veterano a Fasano (detto anche Seppannibale). In precedenza la basilica potrebbe aver avuto una copertura a capriate.

Chi realizzò San Pietro a Crepacore?

A tal proposito, osserva in un suo studio su San Pietro Giuseppe Dalfino del Politecnico di Bari: “Nel volume dedicato ai monumenti della Puglia preromanica la Castelfranchi valuta ingegnosamente l’idea secondo la quale l’impianto originario della chiesa risalga al VI secolo cui corrispondeva una basilica paleocristiana a tre navate probabilmente coperta da capriate e sicuramente non da cupole in asse.

A conclusione di quanto esposto finora mi trovo d’accordo in parte con la Castelfranchi quando ritiene che l’attuale chiesa di San Pietro a due cupole in asse, sia stata costruita su una precedente a chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento pugliaimpianto basilicale risalente al VI secolo con copertura a capriate lignee. Il cambio in copertura a cupole in asse sarebbe stata pertanto una soluzione voluta dai Longobardi, ivi stanziati, che così avrebbero voluto seguire la moda dell’epoca.

Le conseguenze di questa modifica strutturale si vedrebbero dalla spazialità interna dove il fluire verso l’abside, prima più immediato, sarebbe ora in parte bloccato prima dall’arco diaframma che divide le due campate poi dalle cupole emisferiche che creano una copertura sicuramente più bassa dell’originale.

(omissis) Mi sento di fare una precisazione opportuna. Per quanto condivida la teoria dell’adattamento, le spinte previste sui muri portanti da parte di un tetto a capriate sono certamente ben diverse da quelle di due cupole in asse, peraltro di non ridotte dimensioni e appesantite anche dai tiburi tronco-conici che all’esterno le celano.

Siamo quindi di fronte ad una opera di alta ingegneria peraltro mai sperimentata prima? Chi ne fu l’artefice? Rozzi Longobardi che non sapevano creare raccordi angolari sebbene già sperimentati in Sant’Ilario a Benevento? Bizantini esperti nell’arte della cupola ma non dell’idea delle cupole in asse? Entrambi?

chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento pugliaDifficile rispondere, vero è che sembra improbabile che una intera basilica fosse stata smantellata della sua copertura a capriate sostituita per essere sostituita da una a cupole in asse.

E’ più realistico infatti pensare che i costruttori dell’altomedievale Crepacore fossero partiti da un rudere, dove solo muri perimetrali si conservavano di quella che un tempo era stata una basilica a tre navate”.

Per San Pietro a Crepacore si delinea dunque l’ipotesi di un luogo condiviso tra due culture, tra due etnie. Forse non un luogo di scontro ma d’incontro.

Gli affreschi di San Pietro e Crepacore

Un tempo l’intera chiesa doveva essere coperta di affreschi. Oggi, a parte una serie di piccoli lacerti, ne sopravvivono solo due databili tra il IX ed il X secolo e di chiara matrice bizantina.

Il primo è quello dell’abside. Un’ascensione che vede al centro il Cristo circondato dagli Apostoli e dagli arcangeli Raffaele e Gabriele. I dodici Apostoli sono divisi in due gruppi da sei ai lati opposti dell’abside e posizionati in una sorta di piramide umana formata da tre livelli costituiti rispettivamente tra tre, due ed una figura.

chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento pugliaGli Apostoli sono identificabili dalle loro iniziali inserite in greco all’interno delle aureole. Infatti, ì sei Apostoli a sinistra sono (divisi per livello): Luca, Matteo e Marco; Taddeo e Tommaso; Bartolomeo. I primi tre reggono in mano il Vangelo.

Nel lato destro, invece, si possono identificare Giovanni (anche lui con in mano il Vangelo), con la tunica scura, Andrea, che regge una croce, e Giacomo.

Se l’influenza bizantina è evidente, va notato come gli affreschi denotino una ricerca di volume nelle tuniche (ottenuta con lunghe pennellate nere) e la particolarità dei grandi occhi bianchi degli Apostoli: intorno al modello, ciascuno innesta la propria sensibilità.

Un secondo affresco – posizionato sul lato sinistro della navata principale nella seconda campata, vede ritratte tre figure. In realtà ne sono giunte fino a noi solo due, chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento pugliaovvero San Pietro e il committente degli affreschi stessi. Quest’ultimo indossa gli abiti del dignitario bizantino e, caso unico, è rappresentato accanto al santo con le sue stesse dimensioni e non, com’è più comune, di dimensioni più piccole e nell’atto di pregare.

La presenza di una scritta dedicatoria, posta alla base degli affreschi dell’abside, consente di identificare come Veneria la moglie del committente ma il nome di quest’ultimo non è giunto fino a noi.

Il principe Gaiderisio

Un’ipotesi di studio particolarmente suggestiva vuole che il committente sia da identificarsi nel principe longobardo Gaiderisio (? – post 885). Questi, figlio di Radelgardo ed erede del Principato chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento puglia(longobardo) di Benevento, ne diviene effettivamente il signore succedendo nell’877 allo zio Adelchi che ne aveva assunto la reggenza alla morte di Radelgardo nell’853. Intorno all’880 Gaiderisio fu però spodestato da una congiura e costretto a rifugiarsi presso i bizantini.

L’imperatore Basilio I non solo lo accolse ma lo nominò protospatario (governatore) di Oria e, dunque, anche del territorio dove si ergeva San Pietro.

E se Gaiderisio fosse realmente colui a cui si deve la committenza degli affreschi e, forse, anche la riedificazione di San Pietro a Crepacore con le sue due cupole in asse?

Va a questo proposito anche evidenziato come le sepolture rinvenute introno all’edificio sacro abbiano restituito resti compatibili con l’etnia longobarda.

Ecco così che si concretizza l’ipotesi di San Pietro a Crepacore ponte tra Bisanzio e la Longobardia.chiesa san pietro a crepacore torre santa susanna brindisi salento puglia

Un principe longobardo che il destino costringe a rifugiarsi presso il suo avversario divenendo un dignitario di alto rango in una terra di confine. Qui porta le influenze della sua cultura di origine che si fondono con quella che si trova in quel momento a servire.

A dimostrazione, allora come oggi, che l’arte è fatta di contaminazioni e, per fortuna, mal tollera gli steccati.

Si ringrazia sia per la possibilità di visitare la chiesa che per le informazioni avute la Pro Loco di Torre Santa Susanna (BR)

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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