basilica sant'andrea delle fratteSant'Andrea delle Fratte - Abside
Slider home, Storia dell'arte

Sant’Andrea delle Fratte: la cupola del Marini

Gli affreschi barocchi della cupola e dei suoi pennacchi e dell’abside della Basilica di Sant’Andreadelle Fratte sono merito del pennello del recanatese Pasquale Andrea Marini, detto Pasqualino da Recanati (Recanati 1660 circa – Roma post 1712).

Dai documenti d’archivio sappiamo che gli affreschi furono eseguiti tra il 1690 ed il 1700.  Essi si innestano in schemi artistici consolidati soprattutto per quanto riguarda la cupola. Questa non può non far pensare a quella di Giovanni Lanfranco in Sant’Andrea della Valle e a quella di Pietro da Cortona alla Chiesa Nuova. Per un’accurata cronologia di quest’opera vi rimandiamo all’articolo di Vincenzo Buontempo Pasqualino Marini: nuove scoperte sull’artista

sant'andrea delle fratte abside

Sant’Andrea delle Fratte: abside

L’affresco dell’abside racconta la Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci. Sant’Andrea è lì in prima piano accanto a Gesù nell’atto di presentarli il ragazzo che possiede di cinque pani e i due pesci.

Se fate attenzione, il cartiglio alla base dell’affresco ricorda proprio il passo evangelico: dicit Andreas est puer qui habet quinque panes et duos pisces. Intorno i discepoli e la moltitudine che si era raccolta per ascoltare il Cristo.

La cupola di Sant’Andrea delle Fratte: Pasquale Marini

cupola sant'andrea delle fratte
Pasquale Marini – Cupola Sant’Andrea delle Fratte

Più complesso e articolato è il racconto della cupola dedicato alla Redenzione. Del resto, l’affresco si estende per circa 230 mq raggiungendo un’altezza di 40.

Riprendendo dalla descrizione del Fondo Edifici di Culto, proprietario dell’edifico sacro:

“Al centro della cupola è raffigurato Dio Padre attorniato da raggi di luce dorata e da un gruppo di angeli in volo. A sinistra la Vergine con il Bambino. A destra, angeli sorreggono il globo e la Croce simbolo della Passione di Cristo.

Nei giri più esterni della decorazione, angeli in gloria e angeli musicanti. Alla base della cupola personaggi del Vecchio Testamento adagiati sulle nuvole, tra i quali, procedendo in senso antiorario a partire dalla Croce: Adamo ed Eva, Abramo e il figlio Isacco con un fascio di legna, Mosè con le Tavole della Legge, Giuditta con la testa di Oloferne. Più internamente, Ruth e, incoronati, Davide e Salomone”.

I Pennacchi

Nei quattro pennacchi sono raffigurati i Padri della Chiesa attorniati da putti.

In basso, a sinistra San Gregorio Magno con una colomba poggiata sulla spalla, e San Gregorio Nazianzeno. A destra San Girolamo ai cui piedi vi è un leone, e San Cirillo d’Alessandria.

In alto, a destra Sant’Agostino e, di spalle, San Basilio. A sinistra Sant’Ambrogio e San Giovanni Crisostomo.

In realtà se mettete a confronto gli affreschi dell’abside e della cupola con i pennacchi la differenza è evidente. Nel caso dei pennacchi Marini ricerca effetti assai più illusionistici. Del resto già da un ventennio Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio (1639-1709) aveva completato presso la Chiesa del Gesù il trionfo barocco della Gloria del nome di Gesù e, dunque, il massimo esempio di illusionismo era lì a pochi passi.

Pasqualino da Recanati: biografia breve

In realtà di questo artista marchigiano attivo tra la sua regione natale e Roma non sappiamo molto. Per approfondirne l’opera vi rimando a Giulia Spina “Per la pittura tra Sei e Settecento nelle Marche. Un riepilogo per Andrea Pasqualino Marini da Recanati e alcune novità”.

Cliccate Giulia Spina Per la pittura tra Sei e Settecento nelle Marche

Ci dice la Spina:

“…le prime attestazioni di Andrea Pasqualino Marini sono in realtà a Roma: nel 1681 e nel 1682 si classificò rispettivamente al terzo e al secondo posto in due concorsi di disegno indetti dall’Accademia di San Luca. Sono poi le guide romane settecentesche a darci notizie sui lavori del recanatese nella città papale. Gregorio Roisecco descrive un affresco, ormai perduto, nella chiesa dei Santi Vito e Modesto, mentre tre tele nella chiesa di Santa Maria in Campo Marzio sono date a “Pasqualin Marini” da Filippo Titi nell’edizione del 1763 del suo Studio di Pittura, Scoltura et Architettura.

Sebbene l’indicazione di un apprendistato romano sia da tenere ben presente, non escluderei che Andrea Pasqualino abbia mosso i primi passi nel mondo della pittura nella sua città natale. Ipotizzando una nascita tra gli anni cinquanta e sessanta del Seicento, non è improbabile che a Recanati sia stato a bottega da Pier Simone Fanelli, pittore nato nel 1641 e morto nel 1703, che Diego Calcagni ci dice allievo di Domenico Peruzzini e poi fondatore dell’Accademia del disegno della città, e che sviluppa nella seconda metà del XVII secolo la linea bolognese che deriva da Guercino e passa da Simone Cantarini”.

L’impresa di Sant’Andrea delle Fratte

pasquale marini sant'ambrogio
Pasquale Marini – Pennacchio Sant’Ambrogio

Continua Giulia Spina: “Nei primissimi anni del XVIII secolo il Marini però ricompare impegnato anche a Roma, in Sant’Andrea delle Fratte… È Roisecco il primo a riferire la paternità del pittore recanatese: “La Tribuna fu la prima opera a fresco di Pasqualino Marini, che dipinse ancora gli Angoli, e la Cuppola”.

Una nota in un registro conservato presso l’Archivio Generale dei Padri Minimi riporta che questi vendettero due dipinti per poter pagare la decorazione della cupola. I soldi furono incassati il 12 maggio del 1700 e segnarono probabilmente il saldo dei compensi per l’opera. Troviamo poi gli affreschi già descritti da Filippo Titi nella sua guida del 1708.

Il Marini dipinge la cupola con l’Eterno circondato da schiere angeliche, i pennacchi con i Quattro padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente e il catino absidale con la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, dove l’apostolo Andrea, santo titolare della chiesa, è bene in evidenza accanto a Cristo al centro della scena.

Anche ad affresco la sua pittura è vibrante, fatta di tocchi veloci, e nelle composizioni trae spunto, ma banalizza, modelli importanti come quello di Pietro da Cortona nella cupola e nel catino absidale della chiesa di Santa Maria in Vallicella”.

Se volete approfondire gli affreschi barocchi a Roma, leggete Roma: passeggiare per volte barocche

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

2 Comments

Leave a Comment