Stefano di Giovanni di Consolo detto il Sassetta (Cortona circa 1400 – Siena 1450) è stato il protagonista della pittura senese nel secondo quarto del XV secolo.
Erede dunque di quella Scuola Senese che con Duccio di Buoninsegna (1255-1318) prima e Simone Martini (1284-1344) e Pietro (1280-1348) e Ambrogio (1290-1348) Lorenzetti poi rappresento con capolavori altissimi il controcanto toscano ai grandi artisti fiorentini.
Sospeso tra Gotico e Rinascimento
Il Sassetta trova però una sua strada che non è il mero riecheggiare i grandi modelli della sua tradizione ma che rappresenta un percorso suo proprio anche se nel solco senese e, parallelamente. dell’evoluzione generale della pittura di quei decenni.
Se da un lato utilizzerà in modo costante il fondo oro, dall’altro le sue figure allungate lo rendono immediatamente riconoscibile. Se nei volti delle sue Madonne ritroviamo le inconfondibili linee delle Madonne senesi, Sassetta è aperto alle contaminazioni di ciò che gli accade intorno ed all’evoluzione di quegli anni cruciali per lo sbocciare del Rinascimento.
Sassetta: la mostra di Massa Marittima al Museo di San Pietro all’Orto
Sebbene la produzione del Sassetta giunta fino a noi non sia particolarmente vasta, essa è però sufficientemente dispersa per rendere impossibile apprezzarla nel suo complesso senza incamminarsi in un viaggio articolato.
La mostra che il Museo di San Pietro dell’Orto gli ha dedicato, dal titolo Sassetta e il suo tempo. Uno sguardo all’arte senese del primo Quattrocento, è dunque un’occasione preziosa per poter vedere raccolte una accanto all’altra un numero significativo delle sue opere.
Un percorso espositivo che parte dalla sua prima opera importante, la Pala dell’Arte della Lana, per accogliere poi la grande pala della Madonna dell’Umiltà, diverse Madonne col Bambino, le due affascinanti tavole della Vergine e di San Giovanni Dolenti, la piccola e preziosa Adorazione dei Magi
Stefano di Giovanni: la Pala dell’Arte della Lana
La prima opera nota del Sassetta è la Pala per l’Arte della Lana di Siena realizzata tra il 1423 ed il 1425. Un grande polittico di cui rimangono sedici parti ma andato in misura significativa disperso. Una macchina molto particolare se si pensa che era stata concepita completamente smontabile per poter costituire un altare provvisorio da posizionare sulla piazza antistante la chiesa di San Pellegrino in occasione delle cerimonie del Corpus Domini.
Dodici parti sono in mostra a Massa Marittima tra le quali i due pinnacoli con i profeti Elia ed Eliseo. Se osserviamo quanto giunto fino a noi, probabilmente è nelle scene della predella che il Sassetta pone il fulcro della sua ricerca. Basti guardale la complessa prospettiva della scena raffigurante San Tommaso in preghiera (oggi ai Musei Vaticani) dove anche il Crocifisso appare raffigurato come ruotato verso lo spettatore.
La Madonna della Neve
Successiva alla Pala dell’Arte della Lana è la grande pala della Madonna della Neve (240x256cm). L’opera deve il suo nome al fatto di raccontare, in primis nella predella, il miracolo che sarebbe alla base della costrizione della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Voluta da Ludovica Bertini, per onorare il marito Turino di Matteo, fu realizzata nel 1432, era originariamente collocata nel Duomo di Siena Cappella di San Bonifacio. Oggi si trova agli Uffizi.
La Vergine col Bambino è affiancata da due angeli: quello di destra è intento a creare una palla di neve.. A sinistra vediamo San Pietro (in piedi) e San Giovanni Battista. A destra San Paolo e San Francesco.
La pala ha tutta la suntuosità del Gotico ma è contemporaneamente aperta al Rinascimento. Lo è per la prospettiva, basti guardare il posizionamento dei santi, ma ancor più per i volti e l’espressività di questi ultimi. Personalmente, mi colpisce più di tutti San Pietro che rimanda a Masaccio ed alla Cappella Brancacci.
Il Crocifisso di San Martino
E’ del 1433 la commissione per il Crocifisso destinato alla chiesa senese di San Matino e oggi nella Collezione Chigi Saracini. Di esso ci rimangono purtroppo solo le tre tavole poste agli estremi dei bracci della croce. In basso San Martino e il povero. A sinistra e a destra, rispettivamente, la Vergine e San Giovanni Dolenti.
L’immagine della Vergine è straordinaria. Il viso è nascosto dalla tunica (il marphorion) che le copre il capo e lascia vedere solo naso e bocca. Colpisce il contrasto di colori tra il blu profondo del marphorion il rosso delle maniche della veste della Vergine. Non meno affascinante San Giovanni.
Nei dintorni del 1430 Stefano di Giovanni realizza anche un’altra Crocifissione ma molto diversa per tecnica e formato. Si tratta infatti di una miniatura inserita nel Messale romano G.V.7 della Biblioteca degli Intronati di Siena, nella quale si può notare la vicinanza nella rappresentazione di San Giovanni con la croce di San Martino.
Sassetta, Gentile da Fabriano e l’Adorazione dei Magi
Divisa tra la Collezione Chigi Saracini a Siena ed il Metropolitan Museum of Art di New York è l’Adorazione dei Magi dipinta nell’intorno del momento del Crocifisso. Impossibile non pensare a Gentile da Fabriano che dipinse lo stesso soggetto, ma con dimensioni completamente diverse, circa dieci anni prima.
L’Adorazione di Gentile è, probabilmente, la punta più alta del Gotico Internazionale. Il Sassetta realizza una piccola tavola. Qualcosa di molto diverso sia dal punto di vista dimensionale che dall’incredibile ricchezza dell’opera di Gentile da Fabriano.
Nel 1459 Benozzo Gozzoli realizzerà nella cappella di Palazzo Medici la Cavalcata dei Magi: siamo ormai nel rinascimento.
La Madonna in Umiltà tra i santi Nicola, Michele, Giovanni Battista e Margherita
Questa importante polittico realizzato nel 1435, oggi al Museo Diocesano di Cortona, adornava l’altare della cappella di San Nicola nel Duomo della città toscana.
Le cinque figure principali sono completate da un Agnus Dei nella cuspide al di sopra della Vergine e da un’annunciazione nelle due cuspidi al di sopra delle coppie di santi.
Sebbene la tavola abbia sofferto il passare dei secoli, non ha perso il suo fascino. Personalmente, mi colpiscono i visi enigmatici dell’Arcangelo Michele e di Santa Margherita.
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Il Polittico di Borgo San Sepolcro
Nel 1444 il Sassetta consegna il grande polittico destinato alla chiesa di San Francesco a Sansepolcro. Dipinto su ambedue i lati, con oltre sessanta figure, doveva lasciare attonito chi lo guardasse. Probabilmente anche il biturgense più famoso, ovvero Piero della Francesca (1412-1492), più che trentenne e già maestro dalle commissioni importanti. Quest’opera straordinaria fu però smembrata e dispersa nel 1810 ed oggi poter rivedere, anche per il breve periodo di una mostra, tutta insieme sarebbe un miracolo.
Per conoscerla più da vicino, vi propongo la descrizione che ne fa lo storico dell’arte Gabriele Fattorini nel Dizionario Biografico degli Italiani Treccani:
“Stando alla più recente ricostruzione (Sassetta, 2009) la pala si presentava sul fronte come un pentittico, con al centro la Madonna col Bambino e angeli del Louvre, e ai lati il Beato Ranieri Rasini (morto in odore di santità e sepolto nella chiesa) e il S. Giovanni Battista della collezione Berenson di Villa I Tatti, e i Ss. Giovanni evangelista e Antonio di Padova pure del Louvre.
Delle cuspidi di coronamento, delle figure dei pilastri laterali e della predella restano il Crocifisso con s. Francesco del Cleveland Museum of Art, i due Ss. Lorenzo e Stefano del Museo Pushkin di Mosca, il S. Cristoforo della collezione Perkins di Assisi e tre Storie della Passione del Detroit Institute of Arts. Al centro del verso spiccava il S. Francesco della collezione Berenson di Villa I Tatti, affiancato da otto Storie di s. Francesco (sette alla National Gallery di Londra, una nel Musée Condé di Chantilly).
Al soprastante coronamento appartenevano l’Annunciazione della Lehman Collection del Metropolitan Museum di New York e il S. Agostino ex Wildenstein; della predella sopravvivono tre Storie del beato Ranieri Rasini divise tra il Louvre e la Gemäldegalerie di Berlino, mentre dai pilastri posteriori proviene il S. Matteo ricomparso nella Galleria Cini di Venezia (Fattorini, 2015, pp. 102-105 n. 18).
Fedele al credo rinascimentale nella solidità volumetrica del S. Francesco dei Tatti e nella lontananza prospettica della sottostante marina (Longhi, 1927, 1963), rispetto alle opere della sua prima attività il Sassetta si distinse in questo straordinario complesso per «una metrica affabulante che lo apparenta piuttosto al Ghiberti della porta del Paradiso, anche per l’ostinata ed esibita fedeltà, nel dettaglio, a un lessico calligrafico e goticheggiante, che è anzi esasperato ad arte» (De Marchi, 2010, p. 117). Al tempo stesso le Storie francescane sono illuminate da cieli cristallini, che discendono dalla predella della Madonna della neve e fanno concorrenza alla pittura ‘di luce’ di Domenico Veneziano”.
Le madonne del Sassetta
Diverse Madonne col Bambino del Sassetta sono arrivate fino ai nostri giorni. Questa non è certo una sorpresa considerando quanto il tema fosse diffuso nell’arte sacra.
Sono però tavole né mai banali né ripetitive. Proprio nelle Madonne ritroviamo quelle sembianze che rendono le figure del Sassetta assolutamente riconoscibili. E poi ci sono le sue interpretazioni del Bambino. Diciamolo, la rappresentazione di Gesù nei primissimi anni di vita è spesso stata problematica per diversi maestri. Il Sassetta, invece, non mostra alcun impaccio. I suoi Gesù sono semplicemente perfetti e, credo, siano la conferma (non necessaria) delle qualità di questo maestro forse ancora meno conosciuto di quanto meriterebbe.
Tra le più note, la Madonna delle ciliegie del Museo Archeologico e d’Arte Sacra di Grosseto esposta anche nella mostra dedicata al Sassetta a Massa Marittima. Fu dipinta intorno al 1435 ed il committente potrebbe essere il senese Antonio Casini, cardinale di S. Marcello, vescovo di Siena ed amministratore apostolico di Grosseto, per la cappella del Crocifisso del Duomo di Grosseto. La Madonna delle Ciliege potrebbe in realtà essere la tavola centrale di un polittico.
Sassetta e l’Arte Senese – Approfondimenti
Per una biografia completa del Sassetta, vi rimando a Gabriele Fattorini nel Dizionario Biografico degli Italiani. Cliccate QUI
Per quanto riguarda i grandi pittori senesi del XIII e XIV secolo, puoi leggere:
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- Madonna Gualino: capolavoro del colore del ‘200
- Duccio di Buoninsegna: la Madonna Rucellai
- La Maestà di Simone Martini: un gotico a Siena
- Ambrogio Lorenzetti: il ‘300 d’oro senese
Siena: la visita
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