Human, la mostra di Sean Scully nell’abbazia di San Giorgio Maggiore sull’omonima isola a Venezia, è certamente una delle occasioni più affascinanti tra quelle che popolano la laguna nei mesi della 58° Biennale di Venezia.
Sean Scully: la trascendenza di Opulent Ascension
Nella solenne eleganza delle architetture disegnate dal Palladio, al centro della cupola, impone la sua presenza Opulent Ascension: una torre di oltre dieci metri dai colori accesi che si innalza verso il cielo.
Il dialogo tra la scultura e la basilica chiarisce immediatamente il senso delle opere esposte da Sean Scully: quello della ricerca della trascendenza e del rapporto tra questa ed i sentimenti interiori dell’essere umano.
Opulent Ascension è una vera torre nella quale il visitatore può entrare e guardare verso l’alto per scoprire che il suo centro è in relazione diretta con l’oculus della grande cupola palladiana: lo sguardo dell’uomo si perde così nell’infinito. La torre (costituita da più di trenta telai quadrati rivestiti di feltro dai colori sgargianti) diventa una sorta di macchina del tempo, di astronave spirituale.
Aveva già detto infatti in precedenza Scully: “Voglio mettere in scena il viaggio dalla dimensione spirituale a quella fisica e viceversa”.
Infine, da dentro la torre guardate verso l’alto. Scoprirete che la disposizione dei telai in rapporto con la luce che proviene dall’oculus riflette all’interno forme geometriche che anche la fotografia fa emergere chiaramente.
Sean Scully Human: il percorso
Human non si ferma però qui. E’ un percorso di più di quaranta opere esposte negli spazi e lungo i corridoi dell’abbazia. Un’atmosfera che invita i visitatori a muoversi con attenzione abbassando il tono della voce.
La sacrestia accoglie una collezione dei lavori preparatori di Sean Sculley per Human mentre nel grande coro posto alle spalle dell’altare è collocato – a richiamare i manoscritti medievali – un grande libro di suoi disegni.
Il cortile interno ospita en plen air un’altra torre, più piccola e, questa volta, in acciaio corten i cui toni bruni si confondono con le mura antiche dell’abbazia. Le sale successive sono invece popolate dai lavori astratti di Sculley.
Siamo nell’Officina dell’Arte Spirituale: lo spazio che i monaci benedettini dedicano alle esposizioni d’arte ospitate in San Giorgio Maggiore. Così, il lungo corridoio detto Manica Lunga, accoglie Landline: otto oli su alluminio dalla densità palpabile e dalla luminosità dello smalto esaltata dall’alluminio. Un colore che non può non far venire in mente un altro grande artista anglosassone coetaneo di Scully: Howard Hodgkin.
Landline: la molteplicità dell’esistenza
Gli strati sovrapposti di Landline evocano paesaggi naturali ma anche paesaggi e passaggi interiori. Sono infatti la molteplicità dei livelli esistenziali (fisico, spirituale, emotivo) che costituiscono ciò che ognuno di noi è.
La Manica Lunga termine in un‘intensa saletta che accoglie un trittico: il Madonna Triptych. La rappresentazione – che si collega idealmente a uno dei temi portanti dell’arte sacra da sempre, la Madonna col Bambino – trova la sua base in una serie di foto scattate alla moglie ed al figlio su una spiaggia. Ed in effetti, se la distanza dal tema sacro appare netta, altrettanto chiaro è il riferimento all’amore materno.
Un’ultima sala attende il visitatore in suggestivo dialogo con i giardini dell’abbazia. Infatti, entrando, dalla porta situata dall’altro lato della sala, aperta sul giardino, si scorge Sleeper Stack, un’altra torre questa volta costruita con traversine ferroviarie.
Le finestre della sala contengono due vetrate colorate realizzate sempre da Scully: richiamano, probabilmente, il progetto dell’artista nella chiesa di Santa Cecília de Monserrat in Spagna dove nel 2015 realizzò gli arredi sacri del luogo.
Nella medesima sala, il trittico Arles-Abend-Vincent 2 rappresenta l’omaggio di Sean Scully a Van Gogh nel quale il maestro irlandese ha da sempre trovato fonte d’ispirazione.