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Sebastiano del Piombo: le lunette della Loggia di Galatea

Per Sebastiano del Piombo, al secolo Sebastiano Luciani (1485-1547), le lunette della Loggia di Galatea alla Villa Farnesina furono la prima opera a Roma. Ad esse, pochi mesi dopo, seguì negli stessi ambienti il Polifemo. Aveva ventisei anni e fu proprio Agostino Chigi, proprietario della Farnesina, a condurlo nella Città Eterna.

Siamo nel 1511 e Vasari ci racconta che: “Agostino Chigi sanese, ricchissimo mercante, il quale in Vinegia avea molti negozii, sentendo in Roma molto lodarlo, cercò di condurlo a Roma, piacendogli oltre la pittura che sapessi così ben sonare di liuto e fosse dolce e piacevole nel conversare. Né fu gran fatica condurre Bastiano a Roma, perché, sapendo egli quanto quella patria comune sia sempre stata aiutatrice de’ begl’ingegni, vi andò più che volentieri”.

Il disegno toscano e il colore veneziano a confronto

Dunque un esordio in un luogo – la Villa di Agostino Chigi sul Tevere – che rappresenterà una pietra miliare per l’arte di quegli anni. Nella stessa sala dipingono infatti il il senese Baldassarre Peruzzi e l’urbinate per eccellenza: Raffaello Sanzio.

Si confrontano così – in un clamoroso vis a vis – due scuole di pensiero. Quella toscana che vede il disegno come momento fondante dell’opera e quella veneziana dove è il colore a plasmare le immagini. Non è possibile dire, almeno ad oggi, se Agostino Chigi lo volle razionalmente o vi si ritrovò per coincidenza, ma così è.

Quindi se guarderete le lunette di Sebastiano del Piombo accanto agli affreschi di Baldassarre Peruzzi avrete modo di vivere direttamente questi due approcci.

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Loggia di Galatea: lunette di Sebastiano del Piombo

Mentre Sebastiano Luciani vi dipingeva, la Loggia di Galatea non aveva l’aspetto di oggi. Si chiamava infatti Loggia del Giardino e gli archi che guardano verso il Tevere erano aperti. Vennero chiusi solo dopo il 1580 quando la villa fu acquistata dal cardinale Alessandro Farnese.

Questo è il motivo per cui le lunette affrescate si trovano solo su tre delle quattro pareti della sala.

Sono in tutto otto ed affrontano il tema delle passioni umane attraverso scene del mito. Vediamole singolarmente iniziando dalla parete corta della loggia subito alla vostra destra quando entrate:

Tereo re di Tracia

è dipinto nell’atto di aggredire la moglie Procne e la cognata Filomela. Tereo si innamora di Filomela, sorella di sua moglie, e ne abusa. Per vendetta Procne gli fa mangiare con l’inganno il figlio Itri. Quando Tereo aggredisce le due donne gli dei li trasformano in uccelli. In conclusione: quando la passione dei sensi acceca la ragione.

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Pandroso, Erse ed Aglauro

(ma nella lunetta ne vedete ritratte solo due) erano figlie del re di Atene. Costoro non seppero resistere alla curiosità: un’altra faccenda pericolosa. Così sbirciano nella cesta loro affidata da Atena e che non avrebbero mai dovuto aprire. Vi scoprono l’infante Erittonio, metà uomo e metà serpente, figlio di Efesto e di Gea ed adottato da Atena. Un corvo (bianco) riferì ciò ad Atena. Questa furiosa cercò le tre sorelle che preferirono gettarsi da una scogliera che affrontare la dea la quale, per la rabbia, trasformò i corvi da bianchi in neri. Erittonio divenne poi re di Atene.

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Dedalo e Icaro

(sopra l’affresco di Polifemo di Sebastiano del Piombo). Il mito è molto noto: occorre saper moderare le proprie ambizioni… anche perché chi troppo in alto sale potrebbe… cadere precipetevolissevolmente…

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Raffaello e Sebastiano del Piombo: Ercole e Galatea

Giunone

(sopra la ninfa Galatea di Raffaello). E’ la dea protettrice del matrimonio. L’uccello a lei sacro è il pavone, anch’esso rappresentato nella lunetta.

Dunque la passione è quella amorosa e non a caso e rappresentata nella lunetta al di sopra dell’affresco di Galatea. Infatti, Galatea potrebbe rappresentare Margherita Gonzaga che Agostino Chigi avrebbe voluto sposare mentre questi sarebbe rappresentato come Polifemo nell’affresco accanto. Quest’ultimo era infatti innamorato di Galatea la quale, però, amava il bellissimo Aci che venne ucciso da Polifemo… accecato dalla rabbia.

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Le ultime quattro lunette

Scilla, figlia di Niso re di Megara

Niso aveva nella sua capigliatura un capello rosso e non sarebbe potuto morire non fino al giorno in cui lo avesse conservato. Scilla, innamorata del re di creta Minosse in guerra con suo padre, tagliò quel capello consentendo così a Minosse di conquistare Megara. Minosse però la respingerà ed ella, come suo padre, sarà trasformata in uccello. Ancora una volta una dimostrazione dei guai a cui può condurre una passione amorosa fuori controllo.

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Calo, nipote di Dedalo

Dedalo fu scultore ed inventore nonché ideatore del famoso labirinto di Creta. Questi invidiò talmente l’abilità del suo nipote ed assistente Calo da gettarlo giù dall’Acropoli ma Atena lo tramuterà in pernice. L’invidia è l’argomento di questa lunetta.

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Borea e Orizia

Siamo arrivati all’ultima lunetta del lato lungo. Borea, il vento del nord, rapisce Orizia, principessa ateniese che gli darà quattro figli. La sua terra è l’Iperborea, nel nord oltre la Tracia.

Manterrà comunque buoni rapporti con gli ateniesi aiutandoli (vuole il mito) nella battagli anavale di Capo Artemisio contro i persiani. Insomma, un amore nato con un rapimento ma finito bene…

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Apollo e la Sibilla Cumana

Siamo nella prima lunetta del secondo lato corto (accanto vi è quella con la testa di giovane che la critica vuole di Baldassarre Peruzzi e la leggenda di Michelangelo). La Sibilla Cumana era una sacerdotessa di Apollo con i poteri della veggenza.

Per diventare la sua sacerdotessa, chiese ad Apollo l’immortalità, ma si dimenticò di chiedergli l’eterna giovinezza. Un grave errore dalle conseguenze note. Conclusione: le eccessive brame non si sa dove possano portare.

Per inciso, guardate la soluzione adottata da Sebastiano del Piombo per rappresentare la comunicazione diretta tra la sacerdotessa e il sui dio: alle volte un po’ di humor non guasta…

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Non lontano dalla Farnesina (in cima a Via Garibaldi) troverete San Pietro in Montorio dove potrete ammirare La Flagellazione di Sebastiano del Piombo.

Se volete una guida per la visita della Farnesina cliccate Villa Farnesina: villa d’amore e d’arte

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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