Gli affreschi di Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma (1477-1549) ornano la stanza da letto di Agostino Chigi alla Farnesina. La grande scena (370×660 cm) raffigurante le Nozze di Alessandro Magno e Rossane è il principale momento di questo ciclo. Lo troverete alla vostra mano sinistra entrando dopo aver superato la suntuosa Sala delle Prospettive.
Gli affreschi del Sodoma alla Farnesina
Le nozze tra Agostino Chigi e Francesca Ordeaschi – alle quali allude l’affresco del Sodoma ponendole in relazione con quelle di Alessandro e Rossane – si tennero il 28 agosto del 1519, proprio nella Sala delle Prospettive, alla presenza di papa Leone X. Il ciclo di affreschi – che comprende le Nozze di Alessandro e Rossane, la Famiglia di Dario davanti ad Alessandro, la Fucina di Vulcano – fu dipinto negli anni immediatamente precedenti. Probabilmente dopo il 1515.
Così racconta la vicenda Giorgio Vasari nelle Vite: “(Agostino)…gli diede a dipignere nel suo palazzo di Trastevere in una sua camera principale, che risponde nella sala grande, la storia d’Alessandro quando va a dormire con Rosana; nella quale opera, oltre all’altre figure, vi fece un buon numero d’Amori, alcuni de’ quali dislacciano ad Alessandro la corazza, altri gli traggono gli stivali o vero calzari, altri gli lievano l’elmo e la veste e le rassettano, altri spargono fiori sopra il letto et altri fanno altri ufficii così fatti; e vicino al camino fece un Vulcano, il quale fabbrica saette, che allora fu tenuta assai buona e lodata opera”.
Va detto che l’affresco delle Nozze è il vero protagonista della sala. La Famiglia di Dario davanti ad Alessandro è anch’essa dovuta al Sodoma come Vulcano intento nella sua fucina a produrre le frecce per Eros.
Viceversa, le scene di Alessandro che doma Bucefalo (su questa parete poggiava originariamente il letto) e la Battaglia di Isso furono dipinte solo in un secondo momento. Quest’ultima è dovuta al senese Bartolomeo di David.

Sodoma Nozze di Alessandro e Rossane alla Farnesina
La scena delle Nozze di Alessandro e Rossane, assai popolata, mantiene però una notevole ariosità, un significativo equilibrio generale.
Al centro i personaggi chiave: Alessandro e Rossane. A destra Imeneo, dio greco del matrimonio, presiede all’incontro con accanto Efestione, generale macedone amico fraterno di Alessandro.
Il lungo colonnato prospettico posto tra Alessandro e il duo Imeneo-Efestione aiuta a conferire volume alla scena. Così anche il paesaggio che chiude sulla destra l’affresco e la balaustra illusionistica che lo incornicia in basso. Infine, il pavimento a losanghe tende ad alzare rispetto allo spettatore il piano su cui si muovono le figure dell’affresco.
A sinistra, poi, Imeneo e Efestione sono bilanciati dalle tre figure femminili che si accingono a lasciare la camera da letto della loro padrona. Anche qui dalla porta si intravede un paesaggio.
Credo, infine, che le Nozze di Alessandro e Rossane siano il trionfo degli amorini. Se ne contano infatti ventidue intenti in ogni tipo di gioco. In particolare bella l’idea di porne una squadretta a giocare con un lungo drappo sulla sommità del baldacchino.
Osserva lo storico dell’arte Roberto Bartalini (vedi articolo allegato alla fine): “la decorazione della camera da letto fu improntata alla vita e all’ethos degli antichi. Per gli affreschi delle pareti furono trascelte alcune delle storie di Alessandro Magno: assieme exempla virtutis ed esaltazione della forza dell’amore, che avrebbero pure potuto prestarsi, come più volte si è provato a indicare per questi affreschi e per quelli della Loggia di Psiche, a essere letti come traslato eroico (o mitologico, nel caso degli affreschi di Raffaello) di un tratto della biografia del committente (l’innamoramento per la giovane ragazza veneziana, Francesca Ordeaschi, condotta a Roma fin dal 1511 e sposata da Agostino solo nell’agosto del 1519, la quale nel frattempo gli aveva dato quattro figli; il dislivello sociale dei due sposi, ecc.)”.
Nozze di Alessandro e Rossane di Sodoma: l’influenza di Raffaello
Esistono diversi schizzi o disegni sul tema delle Nozze di Alessandro e Rossane dovuti a Raffaello che fu il pittore di punta nelle imprese di Agostino Chigi alla Farnesina. Viceversa, in quegli anni, Giovanni Antonio Bazzi, era entrato in contatto diretto con Raffaello in primis proprio per la reciproca frequentazione dei Chigi.
Dunque, il Sodoma – assorbita sotto diversi aspetti la lezione dell’Urbinate – potrebbe aver seguito indicazioni specifiche di quest’ultimo.
Osserva ancora Roberto Bartalini; “… Konrad Oberhuber (storico dell’arte austriaco studioso dei disegni di Raffaello) ha ipotizzato che Agostino Chigi, in questa seconda fase dei lavori nella villa, avesse affidato a Raffaello non soltanto la decorazione della Loggia di Psiche, ma anche il ciclo di storie della camera da letto. Il processo d’ideazione delle ‘Nozze di Alessandro e Rossane’ testimonierebbe in tal caso le prime battute della commissione e costituirebbe la preistoria del ciclo dipinto dal Sodoma. Sopraggiunta l’impossibilità di Raffaello di far fronte anche a questo impegno (e gli incarichi numerosissimi cui assolse tra il 1515 e il 1520 renderebbero il fatto spiegabile), sarebbe subentrato nell’incarico il vercellese, il pittore – di fatto – che ormai da un decennio aveva a Siena nel fratello di Agostino, Sigismondo Chigi, il maggiore committente e un protettore di prestigio”.
Il Sodoma tra soprannomi e cattiva fama
E’ molto difficile, cinque secoli dopo, tracciare profili morali di chiunque. Figuriamoci poi se si tratti di pittori poco graditi al Vasari.
Giovanni Antonio Bazzi potrebbe infatti aver ricevuto il poco auspicabile soprannome di Sodoma – al quale però non tentò mai di sottrarsi anzi al contrario – in funzione di una frase che lui, vercellese, ripeteva evidentemente spesso nel suo dialetto: su’nduma! ovvero orsù, andiamo!.
Viceversa il Vasari nelle Vite accredita l’idea che il soprannome fosse dovuto a costumi morali a dir poco discutibili. Senz’altro il Bazzi doveva essere un personaggio incline alla vita di società: si pensi ai sui cavalli che correvano il Palio a Siena. Sui suoi costumi sessuali non abbiamo però resoconti specifici.
Lascia poi pensare il fatto che abbia lavorato in Vaticano e per ordini religiosi. Anche se, va detto, furono i monaci dell’Abbazia di Monte Oliveto (racconta il Vasari) a soprannominarlo il Mattaccio…
Doveva certamente essere un personaggio. E poiché qualche stranezza l’avrà probabilmente combinata, ha forse ragione il Vasari quando racconta che… Dilettossi, oltre ciò, d’aver per casa di più sorte stravaganti animali: tassi, scoiattoli, bertucce, gatti mammoni, asini nani, cavalli barbari da correre palii, cavallini piccoli dell’Elba, ghiandaie, galline nane, tortole indiane et altri sì fatti animali, quanti gliene potevano venire alle mani…
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