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Gli affreschi di Santa Caterina a Stazzano

La chiesa di San Giovanni Battista a Stazzano di Palombara Sabina, in provincia di Roma, ospita un ciclo di nove affreschi staccati provenienti dall’antica chiesa dallo stesso titolo di San Giovanni Battista esistente nei pressi di Stazzano Vecchia.

Per districarsi tra le omonimie, occorre sapere che fino al 1901 Stazzano (Vecchia) era un piccolo borgo originato da un castrum medievale. Poi, in quell’anno, a seguito di un violento terremoto, i circa 150 abitanti preferirono spostarsi non molto lontano laddove oggi si trova la Stazzano nuova.

Stazzano Vecchia: storia breve

Per ricostruire la storia della chiesa di Stazzano Vecchia, la miglior soluzione è rifarsi agli studi dell’archeologa Fabiana Marino dalla stessa rappresentati nell’articolo “La chiesa di S. Giovanni del Castrum Statiani a Palombara Sabina”.

A tal proposito, il primo documento che citi il Castrum Statiani risale al 1342 ma, in realtà, nell’area era presente una villa rustica già dal I o II secolo d.C. e l’attività agricolo vi era continuata probabilmente ininterrotta nel corso dei secoli come danno atto diverse fonti documentali.  Nei pressi dell’antico castrum sorgeva una ancor più antica pieve: si potrebbe addirittura ipotizzare la presenza in origine di una chiesa paleocristiana. A partire da essa si sarebbe poi sviluppata la pieve e la chiesa di San Giovanni Battista.

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L’ipotesi ha una sua base logica oltreché archeologica. Infatti la Sabina era disseminata di ville rustiche. Quindi una zona popolata. Di qui la logicità della presenza di un edificio sacro anche significativamente antecedente al mille.

Ciò che invece sappiamo per certo è che nel 1322 la chiesa venne donata da Oddone Savelli al monastero di San Paolo a Poggio Nativo. La famiglia Savelli aveva del resto preso possesso del castrum alla metà del secolo precedente.

Il XV secolo vide la realizzazione di diversi interventi, probabilmente anche quella degli affreschi di nostro interesse. A tal proposito, per trovare la basi di una datazione, è importante il fatto che la chiesa fosse stata dotata di un portale con due leoni stilofori. In relazione ad essi, una iscrizione recita Magister Laure(n)tius Perti Maria fecit hoc opus. Come scrive Fabiana Marino nel suo articolo: “L’iscrizione…, di cui ci da testimonianza lo stesso Silvi (che nel 1965 la trova in situ), ricorda la presenza a Stazzano di Lorenzo Pietro Maria, artista senese (1412-1480), pittore (fino al 1460) e scultore, che il Turano dice a Roma dal 1460 al 1464; a lui si attribuiscono i leoni e il portale d’ingresso”. Peraltro, il maestro in questione è ben più noto con il suo soprannome, cioè il Vecchietta. Una figura importante nella sua epoca. Gli affreschi sono probabilmente anch’essi stati realizzati a cavallo della metà del XV secolo.

Stazzano Vecchia: gli affreschi di Santa Caterina

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Incontro tra S. Caterina e Massimino

La chiesa aveva una pianta a croce latina con tre absidi. Quello di destra era ornato da un affresco, suddiviso in nove scene, dedicato alla vita di Santa Caterina d’Alessandria. L’affresco fu (fortunatamente) staccato nel 1964 e collocato nella chiesa di San Giovanni Battista a Stazzano Nuova.

La ricostruzione del ciclo è resa semplice dal fatto di disporre di foto del medesimo prima dello stacco. Sappiamo così che le nove scene erano disposte sue due fasce: quattro in quella superiore e cinque scene in quello inferiore.

Il ciclo illustra i momenti salienti del martiro della santa. Nel 305 d.C. arriva ad Alessandria d’Egitto Massimino Daia, nuovo governatore di Egitto e Siria. Durante le celebrazioni per il suo insediamento, che prevedono sacrifici pagani, Caterina, una giovane aristocratica, colta e bella, incontra Massimino (1° affresco) e cerca di convincerlo a rinunciare ai sacrifici ed a convertirsi.

Massimino, colpito dall’intelligenza e dall’eloquenza delle santa, incarica un gruppo di eruditi alessandrini (2° affresco) di convincere Caterina a rinunciare a Cristo per gli dei pagani. Ad essere convertiti sono invece gli eruditi e per questo Massimino li farà uccidere.

 

A questo punto, Massimino le propone diversi sposi tra i quali (secondo alcune versioni) anche se stesso, ma Caterina rifiuta. Massimino la fa dunque imprigionare. Il 3° affresco rappresenta probabilmente o le profferte di matrimonio o il giudizio a cui la santa è sottoposta da Massimino.

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Santa Caterina d’Alessandria viene così rinchiusa in prigione. Qui è sfamata da una colomba e le appare Gesù. Anche la moglie di Massimino la va a trovare in prigione e viene convertita al cristianesimo (4° affreschi santa caterina chiesa stazzano vecchiaaffresco). Insieme a lei si convertono anche il capo della corte e duecento soldati. La moglie di Massimino viene per questo decapitata.

Più difficile è individuare cosa rappresenti il 5° affresco: vediamo Santa Caterina con i polsi legati essere condotta di fronte a un gruppo di persone che, apparentemente, sono avvolte da fiamme. Sono i duecento soldati che dopo la conversione vengono uccisi?

Il 6° affresco narra invece del supplizio per il quale la santa è nota: quello della ruota dentata. Prima che però lo strumento di tortura possa straziare il corpo di Santa Caterina interviene un angelo che manda la ruota stessa in frantumi uccidendo molti soldati.

A questo punto, la narrazione si interrompe. Infatti il 7° affresco raffigura Santa Caterina d’Alessandria con in ginocchio ai lati due devoti (i committenti?). La santa è rappresentata (come d’uso) in abiti aristocratici e seduta in trono. Il capo coperto da un velo che le scende sulle spalle.

La narrazione della passione della santa riprende con l’8° affresco. Infatti Massimino si vede a questo punto costretto a condannare Caterina alla morte mediante decapitazione. Mentre però il boia compie la sua opera dal collo della santa non sprizza sangue ma latte. In realtà la porzione centrale dell’affresco è mancante: sulla sinistra vediamo (probabilmente) Massimino, assiso in trono, circondato dai suoi dignitari. La decapitazione doveva probabilmente occupare il centro della scena. Nella parte destra si vede parte di una figura che indossa dei calzoni corti, potrebbe trattarsi di un soldato.

L’ultimo affresco, il 9°, racconta della miracolosa apparizione di due angeli che portano in volo il corpo di Santa Caterina da Alessandria fino al Sinai sul monte che prenderà il suo nome e che oggi Gebel Katherin.

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Gli affreschi della chiesa di San Giovanni a Stazzano Vecchia

Il ciclo di affreschi dedicati a Santa Caterina nella chiesa di San Giovanni a Stazzano non assurge certamente a capolavoro. Come in diverse, antiche, affascinanti chiese della Sabina la funzione di queste rappresentazioni era quella di raccontare la dottrina cristiana ai fedeli.

Vi è però da dire che – salva prova contraria – in questo caso non siamo davanti ad una mera replica di cartoni tradizionali. Colpiscono infatti le sembianze orientali che l’artista ha voluto dare ai suoi personaggi per calarli in una fantastica Alessandria d’Egitto. A mia memoria, si tratta di un unicum in Sabina che vede, peraltro, diverse rappresentazioni tradizionali di Santa Caterina sempre con accanto la sua ruota dentata.

Da ultimo, va notata una significativa variabilità del livello qualitativo delle rappresentazioni che toccano il loro punto più alto nel ritratto della santa, in quelli degli eruditi (2° affresco) ed in alcune rappresentazioni di Massimino e dei personaggi della sua corte. Segno che, probabilmente, più pennelli hanno concorso alla realizzazione degli affreschi di Stazzano.

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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