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Stefano Stipitivich: l’Arte al Caffè Florian di Venezia

Stefano Stipitivich, Direttore Artistico del Caffè Florian di Venezia da sempre, di questo luogo dove arte e vita procedono di pari passo, sa tutto. ArtePiù lo ha incontrato a latere dell’inaugurazione dell’ultima impresa del Florian, l’installazione di Omar Galliani, Il sogno della Principessa Lyu Ji al Florian, ospitata nella Sala Cinese, per farsi raccontare la storia di questo lungo percorso.

Allora, partiamo dalle origini, quando e come nasce questa propensione del Florian per l’arte ?

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La Sala Cinese al Florian

Possiamo fissare il momento a metà dell’800 quando il Florian, che era nato nel 1720, viene completamente restaurato e si trasforma in quello di cui godiamo ancora oggi. A coordinare artisti ed artigiani fu Ludovico Cadorin, allora docente dell’Accademia di Belle Arti, il quale reinventò completamente il Caffè: all’epoca il gossip, come lo chiameremmo oggi, voleva che fosse costato di più ristrutturare il Florian che costruire un palazzo in Canal Grande. Il locale divenne così un punto d’incontro centrale nella vita veneziana e fu scelto infatti come luogo di ritrovo dai patrioti del risorgimento. Gli austriaci, perché allora Venezia era ancora austriaca, si incontravano invece dall’altra parte di Piazza San Marco al Quadri che, infatti, era noto come il caffè dei tedeschi. Il Florian era poi da sempre il luogo di ritrovo di artisti, scrittori, intellettuali: si fa prima a dire chi non lo abbia frequentato che viceversa.

Wagner è uno di questi: infatti, essendo tedesco, andava al Quadri. Ma qui, dove siamo seduti adesso noi, si sono seduti agli inizi del Florian, Goldoni, che qui si ispirò per la sua “Bottega del Caffè”, e Casanova – il Florian è stato il primo caffè ad aprirsi alle donne – poi Byron, Wilde, Marc Twain, e D’Annunzio, prima del suo volo su Vienna. Insomma tutti.

La tradizione vuole che però fu qui che si passò dalla teoria alla pratica. Cioè non solo il Caffè Florian di Venezia fu punto d’incontro d’artisti ma anche luogo d’ideazione di una delle maggiori esposizioni d’arte al mondo ?

Andò proprio così e non è una leggenda, bensì un fatto storico. Infatti, nella Sala Senato qui accanto, alla fine dell’800, Riccardo Salvatico, poeta, uomo di cultura e sindaco di Venezia, insieme ad altri amici artisti ebbe questa folgorazione: cioè di creare un’esposizione internazionale d’arte. Siccome era un’esposizione internazionale, ogni nazione doveva avere il suo padiglione ed i Giardini Napoleonici erano all’epoca, diciamo così, inutilizzati. Così ogni paese ebbe il suo padiglione e nacque la Biennale.

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La Principessa Lyu-Ji al Florian – Omar Galliani

E voi celebrate il ricordo di questo storico momento organizzando negli anni della Biennale un vostro evento artistico….

Esattamente, ormai circa venticinque anni fa avviamo il progetto che quest’anno celebra la sua dodicesima edizione e che abbiamo chiamato “Temporanea – Le realtà possibile del Caffè Florian”. Ogni due anni, chiediamo ad un artista diverso di interpretare secondo la sua sensibilità una delle sale del Florian ed è la sala stessa ad ospitare per un certo periodo l’opera.

Il termine Temporanea vuole indicare proprio questo, cioè che terminato l’allestimento, il Florian torna alla sua forma originale assolutamente intoccabile. Le opere vengono poi acquistate dal Florian ed è nata così la nostra collezione. Dicevo che ogni artista reinterpreta la sala che ha scelto in totale autonomia anche di forme e formati: Oscar Galliani quest’anno ha optato per creare un involucro interno alla Sala Cinese che copre le pareti sottostanti, Fausto Gilberti optò per un’opera lunga e stretta posizionata all’interno della sala, Bruno Ceccobelli creò 777 piccole sculture-pitture che collocammo negli specchi.

Oggi state lavorando per dare a queste opere “temporanee” una collocazione stabile ?

Si, abbiamo acquistato uno spazio di circa 400 metri quadri a fianco del Florian di Firenze e vi collocheremo parte della collezione in modo tale che i frequentatori del Caffè possano godere della visione delle opere durante il tempo che passano da noi. E’ divertente il fatto che abbiamo scoperto, ovvero che nel ‘500 gli Orsini, all’epoca proprietari di questi spazi, li avessero destinati ad atelier per giovani artisti. Non potremo purtroppo, per ragioni di spazio, esporre l’intera collezione, ma certamente ne mostreremo una parte consistente che comprenderà in tutto o in parte le opere realizzate per il Florian da Gaetano Pesce, Aron Demetz, Pietro Ruffo, Paolo Tamburella, Marco Rotelli, Luca Buvoli, Irene Andesner ed infine metà delle 777 opere di Bruno Ceccobelli. L’operazione è nella sua fase finale: da ottobre, il Museo Florian a Firenze sarà una realtà.


Clicca e guarda il VIDEO Il Caffè Florian Firenze – Intervista con Stefano Stipitivich

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Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.