L’ Allegoria della Pittura di Artemisia Gentileschi (o il suo Autoritratto?) custodita presso la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini è un quadro amletico.
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La Santa Cecilia suonatrice di Liuto di Artemisia Gentileschi
La Santa Cecilia che suona il liuto di Artemisia Gentileschi, oggi alla Galleria Spada, è parte di un trio di tele importanti. Infatti la Galleria Spada custodisce oltre alla Santa Cecilia anche la commovente Madonna col Bambino sempre di Artemisia ed il Davide con la testa di Golia del padre, Orazio Gentileschi.
Artemisia Gentileschi: la Santa Cecilia della Galleria Spada
Le due tele di Artemisia Gentileschi della Galleria Spada provengono entrambi dalla medesima dote. Infatti nel 1636 Orazio Spada (1613-1686), figlio di un fratello del cardinale Bernardino, sposa Maria Veralli (1616-1686). Ultima discendente del suo casato, Maria aveva tra i suoi antenati ben tre cardinali. Girolamo (1500-1555) e Fabrizio Veralli (1570-1624) per parte paterna e Ciriaco Rocci (1582–1651), quest’ultimo fratello di sua madre.
La dote di Maria Veralli fu cospicua: il feudo di Castel Viscardo (nel ternano), un palazzo a piazza Colonna e, tra gli altri beni, la Madonna col Bambino e la Santa Cecilia di Artemisia Gentileschi. Della medesima dote faceva parte anche il già citato Davide con la testa di Golia di Orazio Gentileschi.

L’opera
La Santa Cecilia di Artemisia Gentileschi (108×78,5 cm) è normalmente riferita dagli storici dell’arte agli anni intorno al 1620, quindi durante il soggiorno a Firenze.
Vi è da notare la scelta particolare dello strumento: un liuto. Infatti, tipicamente Santa Cecilia, patrona dei musicisti, è ritratta con un altro strumento e, precisamente, un organo portativo. Cioè un organo a canne ma di dimensioni tali da poter essere facilmente trasportato.
In effetti, sullo sfondo del dipinto (alla sinistra di Santa Cecilia) si intravede proprio un organo ma la santa è rappresentata mentre suona un liuto. Difficile dire il perché di questa scelta. Certamente il liuto era uno strumento di moda in quel periodo non solo per la musica ma anche per la pittura.
Il padre Orazio aveva dipinto intorno al 1612 una Suonatrice di Liuto oggi alla National Gallery of Art di Washington. Caravaggio, circa quindici anni prima, aveva a sua volta dipinto almeno tre tele con tale strumento. Da un lato le due versioni del Suonatore di Liuto: una per il Cardinale Del Monte e l’altra per il Cardinale Giustiniani. Dall’altro, la famosa tela dei Musici dotati dei relativi strumenti, liuto compreso.
Artemisia Gentileschi, memore di tutto ciò, non disdegnava quindi affatto il liuto. A riprova abbiamo il suntuoso Autoritratto quale suonatrice di liuto (1615-1617) oggi al Wadsworth Atheneum di Hartford, dipinto anch’esso nel periodo fiorentino.
Il liuto e la prospettiva
Va però malignamente osservato come, nel caso della Santa Cecilia della Galleria Spada, Artemisia Gentileschi scelga una soluzione più semplice rispetto all’autoritratto o ai liuti del padre e di Caravaggio.
Infatti gli strumenti musicali sono oggetti complessi da rendere in prospettiva ed il liuto, poi, ha le meccaniche perpendicolari alla tastiera. Nel nostro caso, però, Artemisia dipinge lo strumento di fronte e dunque riproduce solo le chiavette.
Terminate le malignità, la tela è di notevole pregio. Importante la volumetria dell’abito della santa con le sue pieghe che occupa con decisione la scena. Caravaggesche le maniche bianche con gli ampi risvolti che donano luce e nel contempo profondità all’opera. Il plissettato della bordatura bianca del decollete è poi una soluzione che aggiunge contemporaneamente luce e movimento.
Artemisia Gentileschi Santa Cecilia – Approfondimenti
Sempre riguardo l’opera di Artemisia Gentileschi potete leggere:
Alcune opere:
- Artemisia Gentileschi: l’Aurora
- La Cleopatra Cavallini – Sgarbi
- Una Giuditta e Oloferne tra padre e figlia
- La Madonna Gentileschi della Galleria Spada
Le Mostre:
Orazio Gentileschi:
- Orazio Gentileschi: la Giuditta e Oloferne di Oslo
- Orazio Getileschi: affreschi di San Giovanni dei Fiorentini
Infine, riguardo Palazzo Spada: Palazzo Spada, la più bella facciata a stucco di Roma
La Madonna Gentileschi della Galleria Spada: una storia terrena e quotidiana
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Artemisia Gentileschi: una Giuditta e Oloferne tra padre e figlia
La storia della Giuditta con la testa di Oloferne di Artemisia Gentileschi oggi in collezione Fondazione Carit, è una storia tutta di famiglia.
Artemisia Gentileschi: la Cleopatra Cavallini-Sgarbi
Siamo negli anni a ridosso del 1620, dunque dopo il rientro a Roma dal soggiorno fiorentino, quando Artemisia Gentileschi dipinge questa Cleopatra.
Artemisia Gentileschi: l’Aurora
L’Aurora di Artemisia Gentileschi è una tela che ruba lo sguardo per originalità e dinamismo. Il grande olio (218 x 146 cm), dipinto intorno al 1625, non può di certo passare inosservato.
Mostra ROMA PITTRICE: artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo
La mostra Roma Pittrice. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo al Museo di Roma a Palazzo Braschi racconta le artiste che in quei quattro secoli hanno fatto di Roma il loro luogo di studio e di lavoro. Ne scaturisce una produzione ricca e spesso poco conosciuta.
Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta a Palazzo Barberini
La mostra Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta a Palazzo Barberini è senz’altro da vedere. Anche qualora, a differenza di me, non consideriate Caravaggio il più grande pennello di tutti i tempi.
Artemisia Gentileschi al Museo di Roma
Clicca per il VIDEO: Artemisia Gentileschi – Intervista con Francesca Baldassarri
Artemisia Gentileschi e il Suo Tempo al Museo di Roma a Palazzo Braschi è una mostra che merita senz’altro la visita. E’ una passeggiata nei primi cinquant’anni del ‘600 a Roma, Firenze e Napoli seguendo i passi di Artemisia Gentileschi (1593-1653) e nell’arte italiana di quel periodo.

Così, ai grandi capolavori di Artemisia Gentileschi fanno da corteo d’onore le opere degli artisti dai quali apprese la sua arte, il padre Orazio Gentileschi in primis, ed i molti con i quali collaborò o comunque si configurarono vicendevoli influenze. A tal proposito, leggi Orazio Gentileschi: la Giuditta e Oloferne di Oslo
Una passeggiata, dunque, in una componente importante del ‘600 italiano, secolo profondamente influenzato da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) e di per se non all’altezza dei secoli che lo avevano preceduto.
Per approfondire la pittura di Caravaggio, cliccate di seguito per vedere tutti gli articoli pubblicati da ArtePiù Caravaggio: tutte le opere
Ma l’arte di Artemisia – che probabilmente aveva conosciuto personalmente Caravaggio che era in rapporti con il padre Orazio (del quale non perdete il bellissimo Davide e Golia) – sebbene un’arte di maniera e di committenza, ha una sua forza formidabile. Eroina femminista ante litteram per lo stupro subito (1611) dal pittore ed amico del padre Agostino Tassi ed il famoso processo che ne seguì, porta nei suoi quadri la forza della rivalsa contro la violenza subita.

Artemisia Gentileschi in mostra al Museo di Roma
Sono così opere splendide Susanna e i Vecchioni (1610) e la Giuditta e Oloferne (degli Uffizi di Firenze). In quest’ultima opera, ma non solo, è evidente la ricerca di lasciarsi alle spalle attraverso la rappresentazione della violenza quanto subito: a riprova, basti il Giaele e Sisara o la Medea con il vibrante braccio destro che impugna l’arma pronta a colpire.
Le opere di Artemisia Gentileschi si susseguono così nelle sale di Palazzo Braschi di capolavoro in capolavoro. Il suo autoritratto come suonatrice di liuto, la Danae, gli importanti ritratti quali la Dama con il Ventaglio. La mostra ripercorre anche i cambiamenti nella pittura di Artemisia: dal caravaggismo in chiaro all’arricchimento della sua tavolozza, il gusto per i costumi, la raffinatezza appresa durante il periodo fiorentino, i grandi ritratti.
Le opere dei suoi contemporanei, spesso, oltre a raccontare il mondo artistico nel quale si muoveva, danno ancor maggior conto della ben diversa forza della sua arte.
La mostra nasce da un’idea di Nicola Spinosa ed è curata dal medesimo Spinosa per la sezione napoletana, da Francesca Baldassari per la sezione fiorentina e da Judith Mann per la sezione romana.
Sempre su Artemisia Gentileschi, puoi leggere:
- Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta a Palazzo Barberini
- Da Artemisia a Hackert: una collezione degna di una reggia
Artemisia Gentileschi e il Suo Tempo
Museo di Roma – Palazzo Braschi
fino al 7 Maggio 2017
ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10
Info T. 06 0608
www.museodiroma.it