Una platea 90.000 mq, costata cinque anni di lavoro a 9.000 operai, e costruita per gestire il dislivello tra il colle dell’Aventino e la piana sottostante, sorregge ancora oggi le Terme di Caracalla.
Volute dall’imperatore Caracalla e da lui inaugurate nel 216 d.C., questo gigantesco complesso termale rimase in funzione fino al 537 d.C., cioè ben oltre la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Poi, in quell’anno, il re dei Goti Vitige interruppe tutti gli acquedotti che servivano Roma onde prendere la città per sete. Tra questi, vi era anche quello dell’Aqua Nova Antoniniana, un ramo dell’Acqua Marcia realizzato appositamente per rifornire le terme.
Terme di Caracalla: contenitore d’arte
Le Terme di Caracalla – com’è facile intuire visitandole ancora oggi – erano un’opera di alta ingegneria e di notevole complessità. Ma erano anche una grande opera di architettura ed un formidabile contenitore d’opere d’arte.
Oggi molte di esse fanno bella mostra di se in diversi musei archeologici italiani. Tra di esse, le il gruppo statuario del Toro Farnese e l’Ercole a riposo (ambedue all’Archeologico di Napoli). Mentre le due fontane che ornano oggi Piazza Farnese altro non sono che le grandi vasche (in granito grigio) del frigidarium.
I mosaici della palestra, con le rappresentazioni di atleti, giudici, attrezzi sportivi sono oggi ai Musei Vaticani.
Ma dei grandi mosaici di cui le Terme di Caracalla erano ricche, qualche lacerto è rimasto in situ.
Terme di Caracalla: i mosaici
Ancora, qui e là, si incontrano brani dei mosaici pavimentali. Larghi disegni geometrici con forme curvilinee segnate da colori diversi ai confini dell’astratto. Il verde del marmo serpentino, il giallo antico, il rosso, il bianco e il nero. Tra le tessere, oggi, il verde smeraldo dell’erba bagnata e del muschio.
Difficile immaginare quale potesse essere l’effetto cromatico di questi pavimenti a mosaico estesi su centinaia di metri quadri.
Poi, i famosi mosaici della palestra. Quelli del piano terra oggi ricomposti presso i Musei Vaticani e quelli che costituivano i pavimenti del primo piano, crollati per la fatica dei secoli.
Di essi una passeggiata nelle Terme di Caracalla ci offre ancora oggi splendide testimonianze. Sono brani salvati alla distruzione, appoggiati alle pareti. Malinconiche sentinelle di una passata grandezza.
Il pavimento del primo piano – circa 300 metri di lunghezza – era ornato con cortei marini, ma non solo. Il bianco e nero, a contrasto, delineavano forme e scene possibili solo nella mente. Creature reali e mitologiche o fantastiche, con putti alati a condurle per le redini. Delfini, cavalli marini ma anche grifoni e tori. Chissà quale immensa bellezza abbiamo perso per sempre.
A lasciarcela immaginare le testimonianze sopravvissute che queste immagini, con qualche licenza fotografica, cercano di suggerirci.
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