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Trittico del Santissimo Salvatore: ponte tra Tivoli e Roma

Il Trittico del Santissimo Salvatore custodito nel Duomo di Tivoli rappresenta un’importante testimonianza dell’arte di area romana del XII secolo.

Il Trittico del Santissimo Salvatore del Duomo di Tivoli

Il trittico, eseguito a tempera su tavola, rappresenta Cristo in trono tra la Vergine e San Giovanni Evangelista. Le tavole in cui gli ultimi due personaggi sono dipinti terminano in basso con la rappresentazione della propria morte. Due predelle, per così dire, che richiamano le miniature realizzate fin dall’alto medioevo.

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Trittico SS. Salvatore, Tivoli

Il SS. Salvatore di Tivoli è ritenuto la più antica copia esistente del cd. acheropita lateranense, conservato nel Sancta Sanctorum di San Giovanni in Laterano.

Quest’immagine, forse proveniente da Bisanzio, era per certo venerata all’epoca di papa Stefano II (714-757). Questi infatti nel 753 la portò in processione per chiedere l’aiuto divino contro i Longobardi guidati da re Astolfo. A partire dal pontificato di Leone IV (847-855), l’immagine veniva portata in processione per la ricorrenza dell’Assunzione. Anche la tavola di Tivoli ha la medesima funzione, cioè di immagine processionale per la ricorrenza dell’Assunzione.

La datazione della versione tiburtina si posiziona tra la seconda metà dell’XI secolo e la prima metà del XII. Più specificamente, secondo lo storico dell’arte Gaetano Curzi “…Il regista di questa operazione può essere verosimilmente individuato nel vescovo Guido, documentato tra il 1125 e il 1154, autore di un ampliamento del palazzo episcopale e protagonista di un’ascesa della sede tiburtina che in questi anni entrò a far parte dei sette vescovati suburbicari di Roma”.

Dunque realizzare la copia di un’immagine centrale nella liturgia romana doveva servire a rafforzare il legame tra le diocesi di Roma e Tivoli.

L’iconografia del Cristo

Nel pannello centrale Cristo è raffigurato in trono benedicente. Nelle pagine aperte del Vangelo che tiene con la sinistra si legge “Q(ui) seq(ui)t(u)r me nonduomo tivoli santissimo salvatore a(m)bulat in tenebri(s), set abebit lumem vite in eternum” ovvero “io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Come spiega sempre Gaetano Curzi collegando anche la tavola di Tivoli con alcuni mosaici medievali romani: “…l’oro nel piano di fondo dove, tramite una fitta rete di linee di panneggio rosse e nere, è ricavata la veste sontuosa del Cristo che lascia trapelare in basso una bordura preziosa in contrappunto al trono e al suppedaneo, incastonati di perle e gemme.

Dal punto di vista iconografico, nel pannello centrale spicca l’inserimento, ai piedi del Cristo, dei quattro fiumi simbolici, cui si abbeverano due eleganti cervi, un motivo di ispirazione paleocristiana, riprodotto intorno al 1120 nel mosaico della basilica romana di San Clemente e ripreso sullo scorcio del Duecento nelle absidi di Santa Maria Maggiore e San Giovanni in Laterano…”

Cliccando sui link inseriti nelle righe precedenti, potrete leggere gli articoli di ArtePiù dedicati ai mosaici absidali di San Clemente e Santa Maria Maggiore.

Gli antichi mosaici del Duomo di Tivoli

dormitio virginisIn realtà i legami artistici e teologici tra Roma e Tivoli andavano ben oltre. Anche il duomo tiburtino nel medioevo era adorno di mosaici vicini a modelli romani.

Dice sempre Curzi: “… l’erudito cinquecentesco Giovanni Maria Zappi fornisce anche una descrizione del soggetto: «Vi sono la gloriosa Vergine Maria con Iesù Cristo il quale gli pone la corona in testa et tien in mano, il detto Salvatore, un libro aperto con certe littere le quali dicono così “veni electa mea et ponam in te tronum meum”; le quali figure sono bellissime con S. Pietro et S. Pavolo, S. Lorenzo e S.to Alexandro, alte le figure più di dodici palmi».

La composizione così descritta si inserisce evidentemente nella filiera tracciata dai mosaici absidali dei due principali santuari mariani dell’Urbe, quello di Santa Maria in Trastevere (clicca per l’articolo specifico) – eseguito intorno al 1143 – e quello di Santa Maria Maggiore, datato al 1296.

In entrambi infatti Cristo in trono esibisce il volume con l’invocazione «veni electa mea et ponam in te thronum meum», parafrasi di un celebre verso del Cantico dei Cantici (4, 8), utilizzata come responsorio nella liturgia romana della festa dell’Assunta…”

Trittico del Santissimo Salvatore: la Vergine

madonna advocata trittico tivoliL’anta di sinistra del trittico rappresenta una Madonna Advocata (Aghiosoritissa in greco o dell’Intercessione) ovvero nell’atto di intercedere presso il Figlio in favore dei credenti. In questo caso olosoma, cioè dipinta a figura intera.

Si tratta di una delle rappresentazioni tradizionali della Madonna nelle icone bizantine o che si ispirino a quei modelli. Una famosa Madonna Advocata romana è oggi conservata a Palazzo Barberini: datata a circa il 1150 è caratterizzata dalla raffigurazione anche del Cristo adulto nell’angolo destro della tavola. Potete approfondire quest’ opera cliccando Madonna Advocata: la pittura della Roma medievale.

Da notare come a Tivoli nella chiesa di Santa Maria Maggiore sia custodita un’altra tavola dove è dipinta una Madonna Advocata. Sia il trittico del Ss. Salvatore che quest’ultima Madonna Advocata erano entrambi protagoniste in epoca medievale della processione dell’Assunta.

San Giovanni Evangelista

L’anta destra del trittico è dedicata a San Giovanni Evangelista. Il santo, anch’esso a figura intera, reca in mano una pergamena dovesan giovanni evangelista leggiamo il primo verso del suo Vangelo: «In principio erat Verbum et Verbum erat ap[u]d De[u]m, [e]t Deus erat Verbum». Peraltro San Giovanni è anche lui ritratto nell’atto di rivolgersi a Gesù con la stessa posizione della mano propria della Madonna Advocata.

Per approfondire la conoscenza del Trittico del Santissimo Salvatore di Tivoli leggi l’articolo di Gaetano Curzi “La «neghittosa matassa d’oro»: il trittico del Salvatore nella cattedrale di Tivoli”

Per approfondire l’argomento delle icone mariane, puoi leggere:

 

Fabrizio Sciarretta

Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ stato membro dell'esecutivo di ANISAP Lazio e consigliere d’amministrazione di reti e raggruppamenti d’imprese. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.

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