Vitale da Bologna dipinse le quattro Storie di Sant’Antonio Abate probabilmente intorno al 1340. Si tratta di tempere su tavola della dimensione di 77×39 cm.
Originariamente parti di una pala realizzata per la chiesa dedicata al santo a Bologna, da lì vennero trasferite nella chiesa di Santo Stefano per raggiungere poi la Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Vitale da Bologna Storie di Sant’Antonio Abate
Le quattro tavolette rappresentano altrettanti momenti di narrazione. Una narrazione immediata, semplice, vorrei dire “popolare”. Nulla a che vedere con la solennità, poniamo, della gestualità dei personaggi di Giotto.
Le vicende sono rese così come realmente accadono. Guardate Sant’Antonio che si cala dal campanile con il suo confratello che lo prende in braccio per agevolarne la discesa a terra. Oppure Sant’Antonio che sorregge l’impiccato nel tentativo di salvarlo mentre un aiutante si fa sotto portando una scala per levare il poveretto dal patibolo.
Una narrazione quasi popolare
Per raccontare le sue storie Vitale divide le tavolette a metà ponendo una parte della storia nella porzione superiore ed una in quella inferiore. Così in una delle tavole vediamo in alto un mendicante che esorta il re di Palestina ad inviare i viveri a Sant’Antonio Abate ed in basso l’arrivo dei viveri a dorso di cammello. In un’altra, dedicata a Sofia figlia dell’imperatore Costantino, vediamo in basso Sofia posseduta dal demonio e nella porzione alta la sua guarigione durante i funerali dello stesso Sant’Antonio
Come nel San Giorgio uccide il drago (conservato nella medesima pinacoteca) anche qui Vitale da Bologna procede con un suo stile specifico, inserito nelle più generali tendenze dell’epoca, ma suo proprio.
Bizzarria gotica e avori francesi
Osserva infatti Daniele Benati:
“…il disinteresse per la simmetria professata dai toscani va di pari passo con la vivacità icastica delle espressioni e dei gesti e con la ricerca di affettate eleganze, esemplate sull’andamento arcuato degli avori francesi. Su questa strada di bizzarria gotica, sostanziata di osservazioni naturalistiche ma calata in un ordine formale di superiore astrazione, Vitale costruisce coerentemente il proprio linguaggio: cadono in questi anni anche le quattro Storie di S. Antonio Abate (Bologna, Pinacoteca Naz.), poste in origine ai lati di una perduta immagine deJ santo, firmata “Vitalis f(ecit)”, già nella chiesa omonima annessa al Collegio Montalto…”